Potrebbe cessare a giorni l’emergenza rifiuti nei Comuni della Sicilia occidentali che fino allo scorso gennaio hanno conferito l’umido e l’organico alla Sicilfert di Marsala, azienda che trasforma il pattume in fertilizzanti.
Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Marsala, Riccardo Alcamo, accertato che l’azienda ha ottemperato a tutte le prescrizioni imposte per evitare possibili rischi di inquinamento, ha infatti firmato il dissequestro dell’impianto al quale, lo scorso 24 gennaio, i carabinieri hanno posto i sigilli in esecuzione di un provvedimento della Procura di Marsala, che ha ipotizzato i reati di inquinamento ambientale e attività di gestione rifiuti non autorizzata. Esprimendo “soddisfazione” per la decisione del gip, i legali della Sicilfert, gli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida, affermano che “il dissequestro conferma che la Sicilfert non è un ecomostro”.
I due legali si sono avvalsi della consulenza tecnica degli ingegneri Pampalone, Motta e Nicolì. Lo scorso 1 giugno, lo stesso magistrato aveva firmato un dissequestro a “condizioni”. E cioè imponendo una serie di prescrizioni al titolare dell’azienda, realizzata qualche decennio addietro trasformando i locali dell’ex cantina sociale vinicola Maimone.
Il definitivo dissequestro è stato disposto con parere favorevole dell’amministratore giudiziario. Adesso, l’unico problema da risolvere rimane l’aumento del limite di capienza massimo dell’impianto.
In questi mesi, diversi Comuni della provincia di Trapani sono stati costretti ad inviare i rifiuti organici anche fuori dalla Sicilia (Campania e nord Italia), con notevole aggravio di costi di trasporto. E per questo, il sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, aveva chiesto al governo regionale di trovare una soluzione “a prezzo contenuto”. Lanciando, a fine giugno, un allarme: “Rischiamo di essere sommersi dai rifiuti se non vengono superati i problemi burocratici che stanno causando ritardi nella riapertura della Sicilfert”.