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13/12/2019 07:00:00

Marsala – Due sottufficiali della Guardia di finanza assolti da concorso in falso

 In oltre vent’anni di servizio alla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, di nemici, di sicuro, se ne sono fatti tanti. Non è facile, pertanto, individuare l’estensore della lettera anonima che ha fatto scattare indagini a loro carico. Indagini svolte, con pedinamenti e intercettazioni, dai loro stessi colleghi del comando di Trapani e che nel marzo 2017 hanno avuto l’effetto di farli trasferire, per ragioni di opportunità, negli uffici del capoluogo.

Dall’indagine a loro carico non è emerso granché, ma anche quel poco che li ha fatti finire sotto processo davanti il giudice monocratico di Marsala costituisce, comunque, un peso non indifferente per chi è abituato a stare dall’altra parte.

Adesso, però, i due investigatori al centro della vicenda, e cioè il luogotenente Antonio Lubrano e il maresciallo Salvatore Missuto, per due decenni rispettivamente responsabile e vice della sezione di pg delle Fiamme Gialle della Procura di Marsala, sono stati assolti con formula piena (“il fatto non sussiste”) dall’accusa di concorso in falso. Ad emettere la sentenza è stato il giudice monocratico Sara Quittino. Con i due militari è stato assolto anche il medico Giuseppe Pandolfo, al quale si contestava il reato di falso materiale per avere redatto un certificato nel quale attestava un problema al braccio per il figlio di Missuto, giovane e forte tennista.

Per l’accusa (pm Giuliana Rana), il medico, difeso dagli avvocati Stefano Pellegrino e Cettina Coppola, avrebbe redatto il certificato senza visitare il tennista. Una tesi contestata dalla difesa.

Il processo, come detto, è nato in seguito ad una indagine avviata dalla stessa Guardia di finanza (Comando di Trapani) su Lubrano e Missuto dopo l’arrivo di una lettera anonima nella quale i due militari venivano accusati di commettere varie irregolarità. Vengono, quindi, disposti pedinamenti e intercettazioni. Ma non salta fuori granché. Vengono ascoltate alcune telefonate tra Lubrano e Missuto, con il secondo che chiede al suo capo di contattare il dottor Pandolfo perché suo figlio, dolorante al braccio, ha bisogno di un certificato per giustificare l’impossibilità a disputare un match. E chi indaga pensa che il giovane tennista non sia stato visitato. Ma nel corso del processo è stato spiegato che in realtà il ragazzo è stato visitato sia alcuni giorni prima che nella data in cui è stato redatto il certificato.

A difendere i due finanzieri sono stati gli avvocati Massimo Motisi e Marco Aricò. “I miei assistiti – ha dichiarato Motisi - hanno accolto con grande sollievo questa sentenza pienamente assolutoria. Da militari abituati ad obbedire hanno subito in silenzio il processo, fiduciosi che prima o poi la giustizia avrebbe accertato la loro innocenza”. Non è facile, intanto, capire chi ha scritto e inviato la lettera anonima contro Lubrano e Missuto. Tantissime, infatti, sono state, negli anni, le indagini condotte su vari fronti. E tra gli indagati ci sono stati anche parecchi rappresentanti di forze dell’ordine, poi processati e in diversi casi condannati per vari reati. E non sono mancate le minacce subite: proiettili e polvere da sparo arrivati via posta. In un caso, anche nella buca delle lettere della nostra redazione.