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04/02/2020 13:05:00

Un'interrogazione al ministro Costa sulla questione "Rifiuti Gallitello"

L'onorevole Carnelo Miceli membro della commissione parlamentare Antimafia lunedì 27 gennaio ha depositato un' interrogazione parlamentare rivolta al ministro dell'ambiente Costa sull'argomento "Rifiuti Gallitello".

Questione messa in evidenza al deputato nazionale nella sede del Movimento "IdeeAzioni Cittadini in Movimento" a Calatafimi Segesta, ad inizio gennaio. Un dibattito tra cittadini, ambientalisti ed associazioni che ha evidenziato i parecchi punti critici ed ombre sulla ormai cronica vicenda "Rifiuti Gallitello". In quella sede i deputati Miceli e Raciti avevano garantito, come ora hanno fatto, di accendere i fari del parlamento sulla questione, con l'obiettivo di dare fine a questa speculazione che vede il connubio di interessi economici privati con il supporto di "certa" politica.

 

Questo il testo dell'interrogazione

 

"Al Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare - Per sapere - premesso che:

il Comune di Calatafimi Segesta, in provincia di Trapani, è tra le località siciliane che vantano un

importante patrimonio storico-artistico ed archeologico e che, grazie alla presenza di due aree boschive naturali – il Bosco Angimbè ed il Bosco Costa Mancuso – di siti forestali di proprietà del demanio e di siti di importanza comunitaria (S.I.C.) faunistica tra cui oasi per uccelli migratori, rappresenta un’eccellenza ambientale e naturalistica dell’Isola che si estende per oltre 15mila ettari; in contrada Gallitello, Zona agricola produttiva (Zona E), l’azienda OWAC s.r.l. ha presentato un

progetto per la realizzazione di un impianto, in configurazione stand-alone, per il trattamento di

rifiuti urbani ed il recupero di materiali ed energia per una superficie complessiva di circa 66.785

mq, ripercorrendo il progetto della ditta Solgesta s.r.l., già nota alle cronache giudiziarie; nella documentazione per l’autorizzazione integrata ambientale del progetto ai fini della valutazione

dell’impatto ambientale, la quale prevede un parere non vincolante del Comune, ad essere presi in considerazione non sono stati i siti insistenti sul territorio immediatamente limitrofo alle aree individuate per gli impianti, bensì i siti di Montagna Grande e dei Monti di Santa Ninfa distanti da esse oltre 10 km e che tale evidenza avrebbe fornito una valutazione falsata dell’impatto sul territorio; da fonti locali e da quanto emerge da varie delibere di giunta, nell’area di Calatafimi Segesta esistono già altri progetti pubblici, finanziati ed appaltati, per il trattamento di rifiuti e per il compostaggio che vengono considerati più che sufficienti per le esigenze di un territorio che raggiunge il 70% di raccolta differenziata e che, tali progetti si aggiungono agli impianti esistenti o in progettazione nel vicino Comune di Alcamo – autorizzati dal competente Assessorato Regionale ad un ampliamento per il trattamento di 128mila tonnellate di rifiuti all’anno –, rendendo, di fatto, inutili ulteriori interventi e rappresentando un anomalo sovraccarico di impiantistica privata relativa al trattamento dei rifiuti; le specificità ambientali, storiche ed archeologiche rendono l’area di Calatafimi Segesta e delle località limitrofe una zona a forte vocazione turistica e che, ad avviso dell’interrogante, la realizzazione di nuovi ed ulteriori impianti – in presenza di altri già in grado di soddisfare il fabbisogno locale rappresenterebbe un rischio per la salute dei cittadini e danneggerebbe irrimediabilmente l’indotto prodotto sia dal turismo che dalle eccellenze agroalimentari derivanti dalle coltivazioni dei terreni a seminativo, tra cui uliveti e vigneti, con grave danno per l’economia del territorio e per gli imprenditori che vi hanno investito –di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa; Se, alla luce delle criticità che emergono dal caso in questione, non intenda assumere iniziative normative volte a rendere più stringente la disciplina relativa all’ubicazione di impianti come quelli di cui in premessa che insistono in aree di rilevante pregio ambientale e paesaggistico e di notevole interesse archeologico, e che presentano anche profili di possibile rischio sul piano idro-geologico e della salute dei cittadini.