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30/03/2020 06:00:00

Gaspare Asaro, di Salemi, morto di Coronavirus a Vigevano

Si trovava a Vigevano Gaspare Asaro, 84 anni a maggio, come tutti gli anni di questi tempi, da quando era in pensione.

Ogni anno ai primi di dicembre, con la moglie Antonietta Baudanza, “saliva” nella città lombarda, nota per la presenza di una numerosa comunità di salemitani fin dagli anni sessanta.


Ci andavano nella città delle scarpe i coniugi Asaro, per restarvi dalle feste di Natale fino a quelle di Pasqua.
Avevano pure comprato una casetta con enormi sacrifici, per essere vicini ai loro tre figli (due maschi e una femmina) ed ai 13 nipoti.
Un gruppo famigliare all’antica: numeroso e unito. Ma l’attaccamento a questi radicati sentimenti di molti siciliani, gli è stato fatale.
Il triste destino si è compiuto nell’arco di due settimane. Il 3 marzo i primi sintomi con febbre. Terapia di antibiotici per una settimana senza esito.
Il dieci si aggrava. Ricoverato finalmente all’ospedale di Vigevano viene riconosciuto positivo al covid19.
La moglie, i figli e i nipoti, tutti in quarantena.
La triste cronologia degli eventi finisce il 15, giorno in cui Gaspare Asaro pone termine alla sua vita fatta di gioie ma anche di tanti sacrifici, come quasi tutti gli agricoltori di Sicilia.
Della sua morte nessuno ne ha parlato.


Statisticamente avrebbe continuato a essere un numero anonimo tra i numerosi morti in Lombardia.
Mentre, a tutti gli effetti si tratta del primo salemitano, residente a Salemi, morto per il coronavirus nel nord Italia.
Non solo. Ma questi sono anche i tempi in cui i parenti non vedono i loro morti.
Tutto viene demandato ad una agenzia delle pompe funebri.
Che si assume il compito di andare a nome dei famigliari in obitorio, per “comporre” la salma.
Non potendo fare la vestizione per ragioni sanitarie, spesso li lasciano in pigiama, avvolgendoli pietosamente in un lenzuolo disinfettato.
“Sono tutti Gesù Cristo per noi” , ha scritto uno titolare del pompe funebri su un social, “purtroppo non possiamo fare di più, dobbiamo proteggerci”.


Per giunta , alla famiglia di Asaro dopo qualche giorno è stato comunicato che, per mancanza di sepolture, la bara con la salma del loro congiunto sarebbe stata traferita nel comune di Valenza, città piemontese dell’alessandrino, dove si trova uno tra i più grandi templi crematori d’Italia.
Il sindaco Venuti esprimendo “le condoglianze mie e della città di Salemi per la prima vittima salemitana di questo virus che sta tenendo sotto scacco il mondo intero” ha esortando ad avere coraggio perché “ ce la faremo a sconfiggerlo restando uniti anche a distanza”.


Intanto, sono trascorsi 15 giorni. I familiari, usciti nel frattempo dallo stato di quarantena, ad eccezione della moglie che vi dovrà restare fino al 5 aprile, non hanno ancora notizie del loro caro.
Da notizie di stampa si sa solo che anche la struttura di Valenza sarebbe in difficoltà per il numero eccessivo delle bare da smaltire. Dall’agenzia, silenzio.
Siamo come in guerra, si ripete in questi giorni tristi.
Se è vero, non ci sembra fuori luogo citare la struggente “ Pietà l’è morta”, una delle più celebri canzoni contro la guerra cantata in coro dai nostri partigiani che combattevano per la Libertà.


Franco Ciro Lo Re