Non poteva essere altrimenti. Il provvedimento adottato dal consiglio comunale di Marsala, sull'istituzione del registro "bambini mai nati" è stato centrale nel dibattito anche social nel ferragosto del Coronavirus. L'atto consiliare ha avuto risonanza nazionale, ne hanno parlato anche anche Libero, fondatore e direttore Vittorio Feltri, Open di Enrico Mentana e Repubblica adesso di Elkann nipote di Gianni Agnelli, insomma tutti. Anche la testata che mi ospita ne ha parlato. La città ha assunto posizioni opposte, sala delle lapidi è "accusata" di occuparsi di una questione meno rilevante.
Sicuramente la città è afflitta da faccende più importanti, ma la norma lo è, e trovo nell'ordine naturale delle cose che il consiglio se ne occupi, lo ha fatto anche per l'affissione del crocefisso a palazzo o assise a porte chiuse per discutere di una vicenda personale di un consigliere (tutto legittimo), suscitando l'ira del presidente Sturiano momentaneamente assente nella circostanza, ma il consigliere in questione F. Coppola utilizzò uno strumento legittimo e tanta realpolitk nel richiederlo, ma si è già asserito, la politica è l'arte del possibile che sublima l'impossibile, adesso sono nella stessa alleanza elettorale, sul registro dei "bimbi mai nati" anche valoriale.
Si diceva niente di scandaloso nell'approdo in aula della proposta. Il vulnus è nel passaggio dell'articolo 4 bis del regolamento cimiteriale che l'introduce e recita testualmente: "In ogni caso, pur in mancanza di una specifica richiesta dei genitori, il corpicino verrà sepolto nel campo di inumazione, in uno spazio a ciò destinato, e ciascuna sepoltura sarà adeguatamente individuata da un cippo funerario, contrassegnato da un numero, il quale troverà riscontro nell'istituito registro". Chiunque provi a confutare il pensiero che dei genitori già addolorati dalla perdita debbano subire la "violenza psicologica" di sapere assegnato al loro amore, un cippo funerario, numero e trascrizione su un registro. Una barbarie, si conferma decisione medievale, perché si aggiunge una regola non può determinare una libertà genitoriale che non lede lontanamente l'interesse collettivo. L'interesse collettivo dovrebbe essere un faro della classe politica. Aneddoto: un consigliere comunale uscente, disquisendo sulla nuova regola mi ha detto: diventate maggioranza e cambiate regolamento. È vero la maggioranza è sovrana ma lo è anche la libertà di espressione e critica. Caro consiglio comunale questa volta vi siete superati... Poteva essere altrimenti?
Vittoro Alfieri