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26/09/2020 07:00:00

Elitismo o populismo?

Non è storicamente il momento ideale, soprattutto dopo il referendum costituzionale che ha sancito definitivamente il taglio dei parlamentari ma l'idea, già accennata precedentemente, che si esprimerà può essere valida per tutta la classe politica nazionale a qualsiasi livello.

È la teoria politica dell'elitismo,secondo la quale il potere politico è nelle mani di una minoranza che governa l'intera società, e si forma sulla dicotomia massa-elitè. In Italia i fondatori di tale tesi furono Vilfredo Pareto e Gaetano Mosca e va contestualizzata la genesi, la democrazia non aveva i connotati di oggi si era al termine dell'800 e le dittature che nacquero lo conferma. Elite, eligere, scegliere, scelta dei migliori. La teoria nel tempo è stata rivisitata in funzione della storia. Quando soprattutto in occidente si affermò la democrazia, si teorizzò l'elitismo democratico, che professa la mobilità, tutti possono ambire a diventare èlite.

È indubbio che nel belpaese nonostante alcuni negazionisti, vige la democrazia ed è rappresentativa. E fino a quando avevamo alle nazionali le preferenze dipendeva esclusivamente da noi formare l'èlite, poi l'avvento dei listini bloccati ha ridotto questa opportunità che comunque esercitiamo nella scelta del partito. Nei corpi rappresentativi intermedi, regione e comune avviene, pienamente possiamo determinare non solo partito ma anche il candidato. A Marsala in ottobre possiamo addirittura esercitare il voto disgiunto. Necessità uno sforzo di noi massa a scegliere i migliori se non per competenze ma per idee.

Gli eletti diverranno per un lustro èlite, ma nell'accezione nobile, i migliori al servizio della collettività. A breve spetterà a noi la decisione, per il quinquennio prossimo l'abitante di quartiere spagnolo e quelli di sala delle lapidi, non saranno nè marziani nè venusiani, ma terrestri da noi scelti. Nos eligere optimus.

Vittorio Alfieri