“Cari politicanti, se non date risposte concrete sulle sorti dell’Ospedale, continuando ad arrampicarvi sugli specchi, questi voti ve li potete scordare. Le schede aumentano e da qui non ci muoviamo!”
E’ quanto scrive sui social Francesco Saverio Calcara, presidente del comitato “Orgoglio Castelvetranese” di Castelvetrano, che con diversi attivisti si trova da un paio di settimane in presidio permanente davanti l’ingresso dell’ospedale, contro il declassamento della struttura.
Sarebbero un migliaio le tessere elettorali raccolte in segno di protesta, da inviare al presidente della Repubblica Mattarella.
E a Mattarella, in virtù di una conoscenza diretta, il vicepresidente del comitato, Franco Messina, aveva già inviato una lettera nel luglio 2018. Una lunga lettera in cui, tra le altre cose, denunciava anche la volontà della politica regionale di ridimensionare l’ospedale.
La risposta del quirinale sarebbe stata quella di “tenerne conto adeguatamente”. Ma alla fine, probabilmente a causa del fatto che a decidere su queste cose non è il presidente della Repubblica, l’atto aziendale del piano sanitario con cui il nosocomio di Castelvetrano veniva ridimensionato, fu approvato lo stesso.
Oggi, ma forse anche ieri, le uniche possibilità di miglioramento sono ancora in mano all’assessore regionale Ruggero Razza e al governo Musumeci.
Difficile dire se si possa ancora garantire qualche struttura complessa attraverso il Decreto Rilancio che, nei primi due articoli, parla proprio di assistenza territoriale e riordino della rete ospedaliera in relazione all’emergenza Covid.
E ancora più difficile pensare a proteste cittadine in grado di coinvolgere davvero i 100 mila abitanti della valle del Belice. Obiettivo, se si esclude quest’ultima raccolta di tessere elettorali, ancora lontano perfino in relazione alla sola cittadinanza castelvetranese, dopo anni di impegno civico del comitato.
Ma forse il punto sta proprio nelle modalità di quest’impegno: civico sì, ma su uno sfondo non proprio distante dalla politica attiva. Basti pensare alla nomina dell’avvocato Messina ad assessore designato da parte del candidato sindaco Luciano Perricone nel 2019 (ruolo “tecnico” a servizio di un candidato espressione del centro destra di Errante e Lo Sciuto), o alla lunga presenza del professore Calcara sulla scena politica della città.
Insomma, meritorio l’interessamento per l’ospedale, ma singolare la scelta del non voto come protesta, che rischia di suonare come una sorta di potere contrattuale del tipo “i tuoi voti ce li abbiamo noi, se li rivuoi vedi di sistemare la vicenda”.
Suonerebbe come una reazione clientelare ad una politica regionale clientelare.
Reazione che potrebbe comunque arenarsi, a causa delle comprensibili resistenze di coloro che intendono la tessera elettorale (e quindi il voto) come uno dei pochi strumenti in grado di cambiare questa realtà in cui gli ospedali migliori tendono ad essere il risultato degli onorevoli più influenti.
Egidio Morici