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06/10/2020 16:03:00

 Michele Licata assolto, in appello, da lottizzazione abusiva a Torrazza

 Per la quarta sezione penale della Corte d’appello di Palermo (presidente Massimo Corleo), “il fatto non sussiste”. Nei Margi Nespolilla, zona a protezione speciale con il vincolo della Convenzione Ramsar, alle spalle della spiaggia di Torrazza, non vi sarebbe stata lottizzazione abusiva e violazione della normativa paesaggistica.

E’ quanto hanno sentenziato i giudici palermitani assolvendo Michele Licata, che il 3 maggio 2018 era stato condannato a due anni e mezzo di reclusione dal giudice monocratico di Marsala Lorenzo Chiaramonte. Nel frattempo, in appello, per la realizzazione di opere edili in assenza di “variante essenziale” è intervenuta la prescrizione.

Due anni e mezzo fa, il giudice Chiaramonte, accogliendo le tesi dell’accusa, aveva disposto anche la confisca, adesso revocata, dei terreni (14 ettari) sui quali, secondo l’accusa, la società “Roof Garden” di Michele Licata avrebbe cercato di realizzare un grande complesso alberghiero con campo da golf e stabilimento balneare.

Nel processo, il Comune di Petrosino si è costituto parte civile insieme al Circolo Marsala-Petrosino di Legambiente e all’associazione Codici Ambiente. A rappresentare il Comune, in primo grado, stati gli avvocati Giuliano Pisapia (ex sindaco di Milano) e Valerio Vartolo.

A difendere Michele Licata è stato, invece, l’avvocato Carlo Ferracane, che in primo grado è stato affiancato dal collega Salvatore Pensabene Lionti e in appello dal milanese Salvatore Pino. Ad assolvere, adesso, il noto imprenditore (“il fatto non sussiste”) è stata la quarta sezione penale della Corte d’appello di Palermo, presieduta da Massimo Corleo, che ha ridotto il risarcimento danni per il Comune di Petrosino da 20 mila a 4 mila euro, annullando quelli accordati due anni fa alle altre parti civili (15 mila euro a Legambiente e 2 mila a Codici). I fatti risalgono al 2013 (indagine di carabinieri e Procura di Marsala) e per la difesa l’imprenditore “ha anzi bonificato l’area, luogo di discarica a cielo aperto e di degrado ambientale”. Si tratta di terreni che un tempo sono appartenuti a Calcedonio Di Giovanni, imprenditore di Monreale al quale è stato sequestrato, per mafia, un patrimonio di 450 milioni di euro. “La Roof Garden – spiega l’avvocato Ferracane - aveva presentato un progetto diretto al recupero urbanistico della zona e ottenuto dal comune di Petrosino, previi nulla osta rilasciati da altre autorità amministrative, l’autorizzazione edilizia per la realizzazione di opere di bonifica e rinaturalizzazione dell'aerea e la realizzazione di uno stabilimento balneare. Aveva ottenuto la concessione edilizia nel 2012 per la realizzazione di due opifici da destinare a lavorazione di prodotti caseari”. Poi, però, scattò l’inchiesta e il sequestro. Uno dei tanti guai giudiziari ai quali, negli ultimi anni, è andato incontro l’ex imprenditore leader, in Sicilia occidentale, nel campo della ristorazione e nel settore alberghiero.