Molti non ne sapevano niente. Erano assunti, fittiziamente, in una azienda, ma si trovavano in un’altra città. Nel frattempo la piccola cricca di Mazara scoperta dai Carabinieri intascava le indennità dell’Inps.
Uno ad uno, i lavoratori fantasma sentiti dagli inquirenti hanno fatto cadere il velo sulla maxi truffa all’Inps che segue uno schema vecchio e collaudato. Gli investigatori hanno accertato che gli indagati, utilizzando ditte operanti solo “su carta”, avevano fittiziamente assunto 241 persone, per lo più di provenienza nordafricana (che risponderanno di concorso nella truffa ), in prossimità della scadenza del permesso di soggiorno, allo scopo di percepire indebitamente le indennità a favore del reddito. I finti lavoratori, a loro volta, si impegnavano a versare ai titolari delle ditte fittizie la metà del valore di queste indebite indennità (quali, ad esempio, quella per la disoccupazione, pur non avendo mai lavorato nemmeno per un giorno).
Una mega truffa da circa un milione di euro. E al centro di quanto scoperto dai Carabinieri, che hanno sequestrato beni per un milione di euro, ci sarebbe stata la solita cricca formata dal professionista consulente del lavoro, dagli imprenditori titolari delle aziende cartiere, e il procacciatore dei lavoratori da assumere fittiziamente.
Avrebbe avuto un ruolo centrale il consulente Francesco Di Pietra, 50 anni, di Mazara. E' uno degli indagati, e gli è stato sequestrato lo studio professionale. Per lui era stata chiesta l’interdizione preventiva dall’esercitare la professione, ma il Gip ha rigettato la richiesta.
Nell'indagine coinvolti anche Sergio Agnello, 50 anni di Sambuca di Sicilia ma residente a Mazara del Vallo, i mazaresi Nicolò Passalacqua di 50 anni e Salvatore Asaro di 59, tutti titolari di aziende esistenti solo sulla carta che venivano usate per le assunzioni fittizie di lavoratori soprattutto stranieri per poi ottenere indennità, come quelle di disoccupazione. Altro indagato è tunisino Mehdi Ammari, che avrebbe avuto il ruolo di procacciatore di lavoratori per poi mettere in atto la truffa all'Inps.
COME COMINCIA TUTTO
L’indagine comincia nel 2017, per caso. I carabinieri di Petrosino raccolgono la denuncia di un uomo che lamentava come fosse stata attivata a suo nome senza esserne al corrente un’utenza telefonica attivata in una abitazione di Mazara dove vivevano dei cittadini extracomunitari. Un’utenza attivata da Sergio Agnello. Scatta la perquisizione in quella casa, dove viveva una famiglia di extracomunitari, e dove sono stati trovati alcune buste paga emesse dalla ditta di Agnello, altri contratti per utenze telefoniche. Questi indizi, e i precedenti di Agnello fanno allargare le indagini. Intanto sulla sua ditta, la Sasa Impresa Edile e Metalmeccanica, con sede a Mazara, che anche se formalmente attiva non aveva nessun mezzo intestato, e non li aveva neanche Agnello. Gli inquirenti scrivono che “con riferimento al ramo dei contratti lavorativi associati all'impresa di Sergio Agnello gli elementi raccolti risultavano sintomatici della natura fittizia dei rapporti lavorativi stessi”. Impresa “fantasma”, durata molto breve dei contratti, coincidenze temporali tra assunzioni e scadenze dei permessi di soggiorno. Era chiaro che qualcosa non fosse pulito. Poi tutto torna.
I LAVORATORI FANTASMA
Nel 2018 la ditta di Agnello aveva assunto 14 persone, tutte tunisine. Ma con situazioni particolari. C’era chi viveva e lavorava da oltre due anni in Francia, e tornava in Italia solo in vacanza. Un altro tunisino che viveva in Francia, ha raccontato ai Carabinieri di essersi accordato con un tale per avere caricati dei giorni di contributi con una ditta non meglio precisata per poter ottenere disoccupazione e assegni familiari. Un servizio per il quale ha consegnato al suo procacciatore 1300 euro. Un altro lavoratore solo sulla carta era tornato in Tunisia già da un anno. Un altro tunisino racconta che un tale Nicola di Mazara gli aveva procurato un contratto di lavoro per la ditta di Agnello. Ma non ha mai lavorato. “Per tale rapporto di lavoro ho dato a questo Nicola la somma di 1600 euro in contanti a titolo di contributo per poter accedere successivamente alla disoccupazione”. Tale Nicola, è in realtà Nicolò Passalacqua, uno degli indagati. Il procacciatore sarebbe stato Medhi Ammari, “risultato organico al sistema criminoso” che sentito dai Carabinieri nella fase embrionale delle indagini racconta che lavorava presso i terreni di Agnello. Ma non sapeva descriverlo, non sapeva riconoscerlo in foto. Poi racconta di essere arrivato a Mazara da Bologna, grazie a Nicola Passalacqua.
LA DITTA CARTIERA
La Sasa era attiva dal 2015. Ma non aveva mai effettuato lavori, mai dichiarato l’avvio di lavori. Tranne che una volta, nel 2015, in una abitazione sul lungomare Fata Morgana. I carabinieri fanno un sopralluogo, e lì vi abita tale Salvatore Asaro. E’ uno degli indagati, e racconta che Agnello, presso il quale era anche lui assunto, “non era assolutamente in grado di gestire un’azienda edile ed indicava in Passalacqua il soggetto che gestiva tutto “. A un certo punto si capisce che ci sono troppi occhi puntati addosso. Allora si licenzia tutti. Se ne sarebbe occupato direttamente Francesco Di Pietra, consulente del lavoro di Mazara, con precedenti per truffa, che gli inquirenti descrivono “vero e proprio collettore di tutti i movimenti dei lavoratori fittiziamente assunti”. La ditta di Agnello ha assunto, in totale, fittiziamente 48 persone. Solo per alcuni di loro si sono ottenute le indennità di disoccupazione o il sostegno al reddito, per “soli” 19 mila euro. Per tutti invece il rapporto di lavoro fittizio serviva a ottenere i permessi di soggiorno illeciti. Ed è solo la punta dell’iceberg di un sistema che andava avanti da anni.
E che continueremo a raccontare domani. Con alcune confessioni.