Viaggiando da Mazara del Vallo in direzione est, sulla provinciale numero 38, dopo una decina di chilometri si arriva nella piccola frazione di Torretta Granitola. E’ un graziosa e rinomata località che è stata sempre un punto di approdo per i naviganti, proprio per la sua torre di avvistamento e per il falò acceso di notte . Infatti tutta questa zona è stata spesso l’approdo di pirati e briganti.
Le foto satellitari ci segnalano diverse aree ricche di tracce d’antiche vestigia sia emerse che ormai sommerse, tutte che non risultano ancora ben esplorate, ma che potrebbero rappresentare una grande attrazione turistica. Si notano proprio le tracce degli insediamenti scavati nel tufo, insediamenti situati a bordo del mare ed in prossimità di approdi sicuri e ben riparati sia dal vento di maestrale che dal vento di scirocco.
Vento di scirocco che in questa area soffia spesso con grande forza generando onde impetuose e pericolosi marosi.
Le immagini satellitari ci fanno scoprire le tre gradi aree situate proprio sulla punta sottostante la torretta d’osservazione. La prima grande area, testimonianza di un importante insediamento , probabilmente commerciale in quanto privo di un suo punto di approdo.
Anche queste piccole insenature erano, evidentemente, ben guardate, e protette, come si può ipotizzare osservando il posizionamento di numerosi affioramenti. Ma, certamente, sempre in queste grandi aree devono esistere delle zone di loculi e di sepolture. Le foto satellitari del 2016 ci fanno intravedere delle strutture sommerse… testimoni di un molo a protezione dell’approdo.
La costa alta, frastagliata e quasi inaccessibile, è ricca di caverne, di piccole grotte, di anfratti e di rifugi. Le imboccature sono visibili dal mare ma raggiungere la riva non è affatto semplice. Proprio quasi a loro protezione, vi sono scogli affioranti e scogli sommersi assi pericolosi per chi non conosce bene la piccola insenatura. Una grande parte delle grotte mostra i segni dell’intervento dell’uomo: sono quasi tutte ben scavate con la volta intatta e priva di cediementi. Ovviamente gli abitanti del posto, e qualche turista, le conoscono e le frequentano.
La presenza degli immancabili graffiti sui muri, graffiti tracciati da amanti evidentemente felici ne sono la tangibile testimonianza. E poi, un briciolo di spazzatura, non manca mai, dopotutto è anche questa la firma di questo secolo. Ma torniamo a torretta granitola, ed esploriamo l’area proprio sotto la torre d’osservazione. La scogliera si manifesta con tutto il suo impeto ma, fra gli anfratti, ecco che troviamo la prima traccia di un insediamento.
Probabilmente, data la posizione isolata, si trattava di un punto dominante e di avvistamento di eventuali pericoli provenienti sia dal lato sud che quello ad est. A qualche centinaio di metri di distanza, si presenta un grande insediamento, un’area ove, assai probabilmente, vi era un nucleo di abitazioni e di edifici destinati ad una delle prime attività umane: la pesca.
Anche in questa grande area pare proprio di riconoscere tombe e sepolture di diverse dimensioni: da quelle di individui adulti a quelle di bambini. Le spettacolari immagini satellitari poi ci fanno scoprire la presenza di una grande molo, ora sommerso. La struttura sommersa si protende verso ovest e pare abbia un braccio rientrante verso nord-ovest.
Ed infine l’affascinante presenza, in una piccola area di questa scogliera, area ben definita, di numerose rocce di color rosso scuro.
Le aree colorate sono numerose, spesso orizzontali ma anche verticali, in alcuni casi circondano dei grandi fornelli circolari, in altri casi invece coprono scavi perfettamente squadrati. Le ipotesi sulla loro natura sono molteplici e tutte da verificare. Potrebbero essere anche simili a particolari formazioni di calcarenite a chiazze, presenti a Favignana.
Si potrebbe trattare dei punti ove erano accesi piccoli bracieri domestici adibiti alla cottura dei cibi, oppure i punti ove erano accesi i grandi falò di segnalamento per i marinai sulla via di casa. In questi casi, andando a spegnere i fuochi con l’acqua di mare, questa ha impregnato il tufo ed il sale, evaporando bruscamente, lo ha colorato di rosso.
Un esperimento su un piccolo campione di tufo prelevato proprio in quella specifica zona, ha portato a questo sorprendente risultato. Certamente se possibile, sarebbe assai interessante far analizzare qualche campione di tufo per comprendere la natura del colore e magari poterlo datare. Non solo. Anche il primo esperimento dovrebbe essere ripetuto variando i valori della temperatura ma utilizzando sempre l’acqua di questo meraviglioso tratto del nostro mare.