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10/11/2020 09:15:00

Il caso dei passaporti sottratti alla Questura di Trapani. Giovedì udienza preliminare

E’ prevista per giovedì, a Trapani, davanti al gup Samuele Corso, la prima udienza preliminare del procedimento relativo al caso dei passaporti in bianco sottratti alla Questura di Trapani.

Caso che il 15 marzo 2018 sfociò nell’arresto del 57enne assistente capo di polizia Angelo Patriarca, all’epoca in servizio al commissariato di Marsala, e del marocchino Rachid Dalal, di 32 anni.

Inizialmente, le accuse furono di associazione per delinquere finalizzata al peculato, furto, ricettazione e corruzione. Poi, la Cassazione, confermando la decisione del Tribunale del Riesame, le ha riformulate nella meno grave truffa pluriaggravata e continuata in concorso ai danni dello Stato.

Un reato per il quale la pena massima prevista è di cinque anni di reclusione. Gli indagati possono, quindi, patteggiare e usufruire dello “sconto” di un terzo, evitando di tornare in carcere. E giovedì la difesa potrebbe sollevare alcune questioni tendenti a ridimensionare ulteriormente le conseguenze per il poliziotto, poi tornato in libertà, che come sottolineato dal Riesame ha sostanzialmente le sue colpe al momento dell’arresto. “Non ci sono dubbi – scrissero i giudici del Riesame – sulla commissione, da parte del prevenuto (Patriarca, ndr), delle condotte materiali allo stesso ascritte (il poliziotto, presentandosi in Questura “sotto falso nome” ed esibendo una istanza del Commissariato di Mazara “contraffatta”, si fece consegnare 400 moduli di passaporto in bianco, ndr), al di la dei solidissimi dati esposti nell’ordinanza applicativa della misura in esecuzione (carcere, ndr), … va altresì evidenziata la sostanziale ammissione dei fatti compiuta dal Patriarca al momento dell’esecuzione della misura (arresto, ndr), allorché ha reso dichiarazioni spontanee alla polizia giudiziaria riferendo di avere effettivamente ricevuto denaro in cambio degli atti contrari ai doveri d’ufficio”. Proprio sulla base della riqualificazione del reato, sia Patriarca che Dalal tornarono in libertà il 14 giugno 2018. Per la truffa, infatti, la carcerazione preventiva è di tre mesi