Il 45enne marsalese Leonardo Alagna è stato condannato dal Tribunale di Marsala a 4 anni e 3 mesi di reclusione per estorsione, tentata estorsione, maltrattamenti in famiglia, tutti reati commessi in danno del padre, nonché per violazione del provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e resistenza a pubblico ufficiale.
Per l’imputato, il pm Antonella Trainito aveva invocato 10 anni di carcere, ma il Tribunale, pur riconoscendo l’uomo colpevole, gli ha concesso l’attenuante dell’esiguità delle somme di denaro ripetutamente chieste al genitore.
“Chiedeva il necessario per vivere” dice il suo difensore, l’avvocato Salvatore Bilardello, che ne aveva invocato l’assoluzione o, in subordine, la derubricazione dell’accusa in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. I genitori, infatti, spiega il legale, per legge devono garantire ai figli, a qualsiasi età, se non hanno un lavoro o entrate di alcun genere, un minimo sostegno economico. Quanto basta per potersi sfamare e condurre un’esistenza dignitosa. Nessun lusso o spese superflue, naturalmente.
Dopo un periodo in carcere (dietro le sbarre finì per avere violato provvedimento di allontanamento dalla casa del padre), lo scorso settembre Leonardo Alagna era stato posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Adesso, essendo deceduto, per un ictus, un paio di paio di settimane fa, il genitore, il Tribunale ha ordinato, con il parere favorevole del pm, l’immediata liberazione dell’imputato condannato perché i reati contestati non possono essere reiterati. Secondo l’accusa, Alagna avrebbe più volte preteso denaro dal padre. A denunciarlo è stato proprio il genitore, che ormai non ce la faceva più a soddisfare le richieste del figlio. I fatti, nel 2019, in contrada Fontanelle. “Si trattava, comunque, di piccole somme” ha affermato nel corso del processo l’avvocato Bilardello.
Dopo l’avvio dell’indagine, per Leonardo Alagna la magistratura emise un provvedimento di allontanamento dalla casa del padre, ma lui lo violò e per questo fu rinchiuso nel carcere di Trapani. Il suo legale aveva chiesto gli arresti domiciliari e il giudice li aveva concessi, ma i familiari non erano riusciti a trovare un’abitazione da prendere in affitto. Nel frattempo, il protagonista della vicenda litigò con un compagno di cella, che lo picchiò selvaggiamente, provocandogli la perforazione dei polmoni e facendogli saltare alcuni denti.