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12/01/2021 22:00:00

Il Covid, la rivolta delle partite IVA e la lotta sbagliata

La rivolta delle partite IVA e la lotta sbagliata. I disagi che soffre la categoria sono notevoli. Il governo nazionale dal lockdown di marzo, ha provveduto ad aiutare economicamente il settore. Si sono susseguiti i decreti denominati "Rilancio", "Agosto", "Ristori 4", "Natale", per un totale di oltre i 10 miliardi di euro già pagati(fonte, Agenzia delle Entrate), con una platea di beneficiari sempre allargata. È certo che la gestione e l'erogazione è stata farraginosa, e le risorse stanziate ritenute insufficienti.

La pandemia nel cosiddetto ceto medio ha scatenato la lotta proletaria moderna, tra partite IVA e dipendenti, soprattutto i pubblici. La motivazione è che quest'ultimi siano privilegiati, perché la retribuzione è assicurata, idem ferie, malattia e straordinari. Gli istituti di ferie e malattie sono stati conquistati nel tempo e garantiscono civiltà. Non necessita avere studiato Auguste Comte per affermare che il mercato del lavoro sia cambiato nell'ultimo mezzo secolo. Lo è altrettanto che negli settanta è stato il "posto fisso" agognato dalle famiglie del mezzogiorno. Che il servizio dall'impiego pubblico sia stato strumento di consenso ed anche ripiego per una politica del lavoro industriale errata. Si perdoni la divagazione, ma la politica industriale al di sotto del Volturno è stata uno scempio, Italsider di Bagnoli, Ilva di Taranto e Sicilfiat di Termini Imerese docet.

In ragione del nuovo mercato del lavoro, c'è stata la crescita delle partite IVA. La classe dirigente politica consapevole della peculiarità dei lavoratori ha generato un'imposizione fiscale diversa, ultima l'innalzamento a 65mila euro della flat tax. I social hanno fatto cassa di risonanza alla lotta. Si comprende la sofferenza di questi lavoratori, il grido d'aiuto e i provvedimenti economici devono rispondere alle loro istanze. Ma la lotta che una frangia della comunità ha intrapreso è sbagliata.

Vittorio Alfieri