Da Lilibeo a Messina, da Segesta a Siracusa, da Selinunte ad Agrigento, la Sicilia, in attesa di poter riaprire i parchi archeologici ai visitatori, continua a lavorare alacremente alla ricerca della propria storia: sono tantissimi, infatti, i cantieri attivi in cui si stanno svolgendo scavi archeologici per scoprire sempre più sulle testimonianze lasciateci dalle antiche civiltà che hanno abitato l'Isola.
Quella che sta vivendo la Sicilia da alcuni mesi è una stagione di entusiasmante ripresa dei cantieri archeologici e di rinnovate collaborazioni con università siciliane, italiane ed estere: una vera e propria primavera dell’archeologia in Sicilia, grazie all’impulso dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
“La ricerca della nostra storia e delle testimonianze del passato – sottolinea l'assessore dei Beni culturali e dell'Identità siciliana, Alberto Samonà (Lega) – è, non soltanto un impegno scientifico e un modo per conoscere le nostre radici e la nostra identità, ma un’attività che ha il gusto della contemporaneità, perché ci permette di offrire al mondo una Sicilia più consapevole di se stessa, in grado di progettare futuro e politiche di sviluppo proprio a partire dalla cultura. Definire questa stagione come la primavera dell'archeologia siciliana è oltremodo giusto, perché siamo davanti a un rinnovato entusiasmo che il Governo regionale ha posto al centro di una visione complessiva, che unisce studio, scienza, storia, cultura ed economia, protesta alla crescita della nostra Sicilia”.
Dalla punta più occidentale della Sicilia fa da apripista il Parco archeologico di Segesta che - grazie agli scavi iniziati nelle scorse settimane sotto la direzione di Rossella Giglio e la collaborazione con Maria Cecilia Parra della Scuola Normale di Pisa - ha portato in luce l'ingresso monumentale dell'Agorà ed oggi sta conducendo nuovi scavi nell'Acropoli Sud dove si stanno ampliando le ricerche alla “Casa del Navarca” appartenuta a un tale Eraclio, amico di Cicerone, e nell'area circostante dove si trovavano altre residenze private.
A Marsala, invece, si lavora alla necropoli punica emersa durante gli scavi per la realizzazione della rete fognaria che, nelle scorse settimane, ha riportato in luce alcune tombe inviolate e continua a restituirne altre confermando la presenza di un'importante sito. Sempre a Marsala, il dipartimento di archeologia dell'Università di Ginevra riprenderà a breve gli scavi tra l'Insula prima e la Plateia Aelia dell'antica città di Lilibeo, mentre l'Università di Amburgo, con l'uso di attrezzature all'avanguardia, avvierà durante l'estate i lavori di rilievo per la realizzazione di una carta archeologica della città. Grazie al Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali DEMS della Università di Palermo, inoltre, si organizza la VI edizione della History & Politics summer school che si svolgerà a Marsala dal 23 al 28 agosto dal titolo “Eutopia. Istituzioni, democrazia, futuro”.
A Mozia, inoltre, sono in corso scavi con l'Università di Palermo che hanno interessato l’area della “necropoli arcaica” già individuata e parzialmente scavata nel secolo scorso da Whitaker e dal prof. Vincenzo Tusa. Le ricerche sono state rivolte a discernere la sequenza stratigrafica delle sepolture e indagare alcuni settori della necropoli, conservati all’interno delle torri della cinta muraria dove sono state individuate aree di sepoltura riservate solo ad individui di età non adulta. Con l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza” le ricerche si sono concentrate, invece, nell’individuazione degli edifici afferenti al Santuario del Kothon, posto nella parte meridionale dell’abitato e nella individuazione della sequenza di frequentazione del Santuario di Cappiddazzu, uno dei luoghi sacri moziesi nel quale la presenza umana sembra non aver conosciuto momenti di interruzione.
A Pantelleria si sono già raggiunti mportanti risultati grazie alla pluriennale collaborazione con l’Università di Tubinga e alla missione guidata dal professor Thomas Scheffer. In particolare si evidenziano importanti risultati nella zona dell’acropoli, a monte dell’abitato moderno che ogni anno produce nuove indicazioni. Tra le nuove scoperte si segnala la scoperta dell’Andy del piccolo anfiteatro (comizio) e delle fortificazioni; inoltre sono stati evidenziati apparati pavimentali con tanit di pregevole fattura che saranno oggetto di restauro
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Con il professor Cattani dell’Università di Bologna, continuano la ricerca e gli interventi di restauro conservativo. Con una gestione programmata attraverso la formula di cantieri aperti (cantieri della conoscenza) già in corso a Selinunte. Nell’area di Scauri, infine sono in corso attività di conservazione mentre al Lago di Venere opera il prof. Carrie Ann Murray dell’Università di Brock. Qui gli scavi hanno rivelato caratteristiche architettoniche basse in entrambe le aree denominate Area A e B, e un'abbondanza di cultura del materiale ceramico. I materiali risalgono al VI secolo a.C. al II secolo d.C. e segnalano fasi di occupazione sia punica che romana. Inoltre, alcuni dei materiali, comprese le decorazioni e i componenti architettonici, indicano che le strutture in essi contenute erano di carattere importante e apparentemente sacro.
A Selinunte si torna a scavare nel tempio “R” con lo staff della New York University guidato dall’archeologo Clemente Marconi e riprendono le attività in collaborazione con istituzioni accademiche tra cui l’Istituto Germanico di Roma. L’università di Bonn, ad esempio, sarà impegnata nell’area del porto orientale. Altri scavi saranno effettuati nell’Agorà grazie all'Università di Berlino e nel quartiere delle vecchie fornaci dove la direzione del Parco sta predisponendo visite speciali, aperte al pubblico, ad alcune porzioni dell’abitato. Con l’Università Cattolica di lublin, infine, è stata attivata la ricerca dell’antico teatro.