Quando finirà? Nei giorni scorsi lo scontro a Gerusalemme est tra palestinesi ed israeliani si è riacceso. La città è considerata santa per le tre religioni monoteiste, Cristianesimo, Ebraismo e Islamismo ed è contesa tra i fedeli di Allah e Yahweh.
Sotto la cenere dei vari conflitti il fuoco è perennemente alimentato. Essi ebbero inizio nel 1948 tra i paesi arabi della zona e denominati arabo-israeliani, guerre che si combatterono tra gli Arabi e gli Israeliani tra il 1948 e il 1973.
La prima trovò la sua maggiore premessa nel rifiuto da parte araba di accettare la spartizione della Palestina decisa dalle Nazioni Unite con una risoluzione nel novembre 1947.
Il giorno successivo la proclamazione d’indipendenza d’Israele - nel 1948 - gli eserciti di Egitto, Siria, Transgiordania, Iraq e Libano invasero il territorio dello Stato ebraico. Malgrado le ancora deboli strutture del proprio esercito, Israele respinse le forze nemiche e invase la penisola del Sinai. Si pose fine alle ostilità con la tregua del luglio 1948, che permise a Israele di incorporare nei propri confini la Galilea orientale, il Negev e una striscia di territorio fino a Gerusalemme, di cui occupò la metà. Seguì (1949) una serie di trattati di armistizio separati fra lo Stato ebraico e l’Egitto, il Libano, la Giordania e la Siria.
Il secondo conflitto scoppiò a seguito della nazionalizzazione del Canale di Suez -nel 1956- attuata dal presidente egiziano Nasser. L’esercito d’Israele approfittò della difficile posizione internazionale in cui venne a trovarsi l’Egitto per realizzare una fulminea avanzata nel Sinai fino al Canale di Suez. La situazione fu complicata dall’intervento militare di Francia e Gran Bretagna , i cui interessi erano stati colpiti dalla nazionalizzazione del canale. Tale intervento fu duramente condannato dall’ONU -in particolare dagli USA e dall’URSS- che, finite le ostilità , inviò in Egitto un corpo di spedizione, costringendo al ritiro le forze anglo-francesi e d’Israele. Allo Stato ebraico si riconosceva tuttavia il diritto di accedere, per i suoi traffici, al porto di Elat sul Golfo di Aqabah.
La situazione tornò critica nel maggio 1967, quando Nasser chiese il ritiro dei caschi blu dislocati lungo la frontiera del Sinai e decise di bloccare gli stretti di Tiran, bloccando il traffico navale nel Golfo di Aqabah e quindi anche il porto israeliano di Elat. Il 5 giugno 1967 Israele aprì le ostilità, protrattesi fino al 10 giugno successivo - guerra dei Sei giorni-, con un potente attacco aereo che distrusse quasi per intero l’aviazione egiziana. Le forze israeliane occuparono Gaza e il Sinai a danno dell’Egitto, la Cisgiordania e la parte araba di Gerusalemme a danno della Giordania, gli altipiani del Golan a danno della Siria. La guerra dei Sei giorni fu seguita dall’importante risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, cui avrebbero fatto riferimento tutte le successive iniziative di pace nella regione.
Nel tentativo di riconquistare i territori perduti, il 6 ottobre 1973 Egitto e Siria sferrarono un attacco coordinato contro Israele, dando inizio alla quarta guerra arabo-israeliana -detta anche guerra del Kippur, dal nome della festività ebraica celebrata nel giorno in cui ebbe inizio-. All’offensiva araba seguì la controffensiva israeliana; poi, con l'ennesima risoluzione il Consiglio di sicurezza ottenne la cessazione dei combattimenti, seguita nel 1974-75 dagli accordi di disimpegno fra Israele, Egitto e Siria, che consentirono, fra l’altro, la riapertura del Canale di Suez -giugno 1975-, rimasto chiuso dopo la guerra dei Sei giorni. La pace separata fra Egitto e Israele -1979- e l’invasione israeliana del Libano -1982-85- modificarono sostanzialmente il conflitto arabo-israeliano che entrò in una nuova fase, focalizzandosi sul fronte siro-libanese e nei territori palestinesi occupati da Israele nel 1967, senza più registrare momenti di scontro generalizzato.
Le rivendicazioni israeliane sui territori sono parzialmente fallaci perché attenendosi al racconto biblico essendo la contesa prettamente religiosa, i cananei furono una popolazione antica che visse nella terra di Canaan, sulle rive orientali del Mar Mediterraneo. Canaan viene descritta dalla Bibbia come estesa dal Libano al Torrente d'Egitto a Sud, e alla Valle del Fiume Giordano ad Est. Nella Bibbia veniva chiamato il "paese di Canaan" ed occupava la stessa area geografica degli odierni Libano, Israele e parte di Giordania e Siria.
I cananei vengono menzionati molte volte nella Bibbia. Erano un popolo malvagio ed idolatra, disceso dal nipote di Noè, Canaan, figlio di Cam . Canaan fu maledetto a causa dei peccati suoi e di suo padre contro Noè . Il paese di Canaan era la terra che Dio aveva promesso di dare ai discendenti di Abramo, quindi successivamente a Canaan. I cananei sono descritti nella Bibbia come un popolo numeroso e feroce, non facilmente da debellare, tanto che gli Israeliti ebbero bisogno dell'aiuto divino per combatterli, sconfiggerli e portargli via la terra. Dio promise tale aiuto a Mosè e a Giosuè. Nelle ore trascorse si era parlato d'invasione di terra della striscia di Gaza. Gli Israeliani hanno smentito, confermando i raid aerei in risposta ai missili di Hamas. Le dichiarazioni dei governi mondiali che disapprovano i comportamenti si sono sprecatema solo quelle ,ovviamente inascoltatate e nel frattempo bambini, donne e uomini muoiono. Soluzione da praticare sempre la stessa: due popoli, due stati. Diversamente tutto questo ...
Quando finirà???
Vittorio Alfieri