Sarà processato davanti il Tribunale di Trapani (prima udienza: il 14 settembre) il 63enne marsalese Antonino Scarpitta, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
A rinviarlo a giudizio, su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Agnello, è stato il Emanuele Cersosimo. A difenderlo sarà l’avvocato Vito Cimiotta. Lo sbarco di migranti contestato a Scarpitta è quello avvenuto sull’isola di Marettimo il 18 aprile 2019. L’uomo, residente a Petrosino, è accusato di avere effettuato il trasporto via mare di sette tunisini di età compresa tra i 20 e i 42 anni.
Questi ultimi devono rispondere di ingresso irregolare sul territorio dello Stato italiano. E anche per loro il procuratore aggiunto di Trapani ha chiesto il rinvio a giudizio, ma il gup si è visto costretto a stralciare la loro posizione e a disporre la fissazione e la notifica di un’altra udienza preliminare perché i sette nordafricani risultano irreperibili. Insomma, hanno fatto perdere le loro tracce. Potrebbero anche avere lasciato l’Italia. Magari per cercare fortuna in qualche altro Paese europeo. I sette tunisini per i quali si chiede il processo sono Ghassen Saida, di 22 anni, Arbi Bouthouri, di 23, Souhaiel Rhimi, di 20, Sabeur Wartani, di 42, Abdallah Skander Bel Haj, di 22, Joussef Rhimi, di 36, e Moncef Mesbah, di 25. Probabilmente, hanno deciso di cercare fortuna in qualche altro Paese europeo. Uno di loro (Bouthouri) era stato accusato anche di avere detto il falso ai carabinieri, affermando di essere minorenne, ma di questa imputazione adesso non c’è traccia. L’indagine, che non è sfociata in misure cautelari, è stata condotta dai carabinieri della stazione di Favignana. Legali d’ufficio dei nordafricani sono gli avvocati trapanesi Salvatore Villabuona e Gabriella Giacalone, che assiste quelli che hanno fatto perdere le tracce. Diversi sono stati, a Marettimo, gli sbarchi di migranti tra il 2009 e il 2020. Di solito, sono arrivati a piccoli gruppi. Nell’agosto 2011, però, su una precaria imbarcazione in legno lunga nove metri, arrivarono ben 33 libici, che per alcune ore vagarono per le strade del piccolo borgo marinaro, prima di essere presi in consegna dai carabinieri e dagli uomini della capitaneria di porto. Ai militari dell’Arma dissero di essere tutti libici e di essere partiti tre giorni prima dal porto di Bengasi.