Il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato l’ordinanza cui, lo scorso 30 luglio, il gip di Marsala ha ordinato la custodia cautelare in carcere per il 53enne marsalese Vito Titone, arrestato dalla polizia, insieme al fratello Giancarlo Titone, di 39 anni, con l’accusa di tentato omicidio avvenuto in piazza Marconi.
Il maggiore dei fratelli Titone torna, dunque, in libertà. Il Riesame ha, infatti, accolto la richiesta dell’avvocato difensore Diego Tranchida. Condividendo, di fatto, la tesi difensiva secondo cui si sarebbe trattato di eccesso colposo di legittima difesa. I fatti contestati sono relativi alla sera dello scorso 24 maggio scorso, quando in piazza Marconi (“Porticella”) Giancarlo Titone, chiamato in aiuto dal fratello Vito, sferrò una coltellata al petto del romeno Ioan Daniel Surubaru. A Vito Titone, sempre su richiesta del difensore, dopo l’interrogatorio di garanzia, il gip Sara Quittino aveva concesso i domiciliari.
Nello stesso interrogatorio, Giancarlo Titone ha dichiarato di avere sferrato una coltellata a Surubaru perché questi stava picchiando con estrema violenza il fratello Vito. I due arrestati (a difendere Giancarlo Titone è l’avvocato Luigi Pipitone) avrebbero raccontato che la sera del 24 maggio, intorno alle 20.30, in piazza Marconi, tutto sarebbe iniziato perché il romeno, che era in compagnia di altri due uomini, avrebbe iniziato a sfottere Vito Titone, al quale, poco prima, qualcuno aveva offerto una birra e per questo motivo era un po' brillo.
Da qui, ne è nata una lite che avrebbe visto Vito Titone, dopo uno schiaffo al volto dell’avversario, a mal partito contro il più robusto romeno. Quest’ultimo, ha affermato l’avvocato Tranchida, avrebbe “pestato a sangue e tramortito” il Titone, che temendo ancor più gravi conseguenze ha telefonato al fratello Giancarlo per chiedere aiuto. E quando il più giovane dei due fratelli è arrivato, alla vista del familiare a terra, spinto da Surubaru, ha reagito sferrando una coltellata al petto del romeno. Tentando, secondo il capo d’accusa, di colpirlo nuovamente.
Subito dopo essere stato accoltellato, riusciva ad allontanarsi, mentre Giancarlo Titone avrebbe continuato a minacciarlo di morte (“Ora ti ammazzo. Ora vengo e ti sparo” gli avrebbe detto). Al Pronto soccorso dell’ospedale “Paolo Borsellino”, Surubaru arrivava in gravissime condizioni, tanto che i medici lo dichiaravano in prognosi riservata. In piazza Marconi, nel frattempo, arrivava una volante della polizia. Gli agenti notavano la presenza dei due fratelli, già noti alle forze dell’ordine. Uno dei due aveva evidenti macchie di sangue sul busto. Alla vista degli agenti, entrambi fuggivano, ma venivano rintracciati nelle rispettive abitazioni, dove sono stati sequestrati gli indumenti vistosamente macchiati di sangue.