Sul tesoretto in arrivo in Sicilia per far ripartire l'isola dopo la pandemia, da questa estate va avanti la battaglia all'Ars. Musumeci ha respinto i tentativi da parte dei deputati di accapparrarsene una fetta e ha difeso il suo piano. A luglio la giunta regionale ha approvato il piano di 774 milioni di fondi Fsc che il ministro per il Sud, Mara Carfagna, ha stanziato per la Sicilia.
La Sicilia però doveva garantire allo Stato solo progetti esecutivi, da mandare subito in gara, per accelerare la spesa di questi fondi. Così le somme divise ai diversi assessorati. La somma più consistente al Lavoro e Famiglia (142 milioni),
Attività produttive (71 milioni), Ambiente (61,7 milioni), Beni Culturali (61 milioni) e Turismo (60 milioni). Progetti che si prevede arriveranno al traguardo fra il 2023 e il 2025.
La Commissione Bilancio dell’Ars, con alla guida Riccardo Savona, ha modificato il piano di Musumeci con 84 nuove opere e cancellandone altre 37. Con questi tagli c'è stato lo stop a 90 milioni per l’assessorato Lavoro e Famiglia e 30 milioni per gli enti locali. Stop pure alla creazione del Cluster Sicilia per spingere la nascita di nuove imprese, che l’assessorato alle Attività produttive avrebbe realizzato con 10 milioni.
La contro-piano di Savona tagliando qua e là ai diversi assessorati ha così messo da parte 177,5 milioni per finanziare, «sistema telefonico unico regionale», un portale del turismo, un nuovo sistema informativo della sanità. E poi il parco del Parco del Castello di Donnafugata, il centro di formazione della polizia municipale di Palermo, la riqualificazione del lungomare di Palma di Montechiaro, la circonvallazione di Raffadali ed ancora gli ampliamenti dei cimiteri di Gela e di Montemaggiore Belisto e il nuovo cimitero di Palermo e campi sportivi.
Musumeci ovviamente ha detto no, dicendo che il suo piano non si cambia ma non ha comunque chiuso la porta, specie ai deputati della maggioranza, in vista della campagna elettorale per le regionali. «La giunta ha deciso - ha sintetizzato l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone - di mantenere invariato il proprio piano da 774 milioni. Che adesso verrà spedito a Roma per i primi finanziamenti». Il contro-piano della commissione Bilancio, però, non va in soffitta: «Siamo certi - ha spiegato Falcone - che otterremo da Roma almeno altri 150 milioni di premialità per il raggiungimento dei target di spesa dei precedenti programmi.