Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
16/02/2022 11:18:00

Parco eolico alle Egadi, preoccupati i sindacati trapanesi

Le organizzazioni sindacali trapanesi esprimo ancora una volta perplessità sul parco eolico alle isole Egadi. “Il progetto desta preoccupazione poiché dal canto nostro non sappiamo quali conseguenze l’impianto potrebbe portare a due settori fondamentali per l’occupazione nel settore quali quello della pesca, dell’ittiturismo e del turismo”.  Ad affermarlo in una nota congiunta sono i segretari generali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Trapani Giovanni Di Dia, Franco Nuccio e Tommaso Macaddino. 

“Lo scorso anno – aggiungono – c’è stato un primo incontro al quale hanno partecipato i sindacati, i sindaci dei comuni rivieraschi e i rappresentanti di varie associazioni di categoria, in occasione del quale abbiamo già espresso i nostri dubbi sul progetto. Oggi, alla luce dei nuovi passi avanti dell’iter progettuale, abbiamo bisogno di comprendere dettagliatamente se il progetto possa rappresentare un pericolo concreto per l’occupazione in settori tanto nevralgici per la nostra economia, che insieme danno lavoro a migliaia di persone considerando anche l’indotto”. 

E continuano: “La società progettatrice Renexia negli scorsi giorni ha rassicurato circa l’ecosostenibilità del parco eolico, ma nulla è stato detto di esaustivo sull’impatto per i settori lavorativi che ne potrebbero essere coinvolti. Abbiamo bisogno di certezze e di conoscere le previsioni non solo a breve ma anche nel medio e lungo termine. Chiediamo pertanto – concludono Di Dia, Nuccio e Macaddino – che la Regione Sicilia ci coinvolga nella discussione e nel confronto”.