Oltre che “Splendidissima Urbs” come la definiva Cicerone, l’antica Lilibeo era una città moderna nel suo tessuto urbano e per le infrastrutture che servivano alla vita cittadina e lo confermano ulteriormente gli esiti della campagna di scavi archeologici che dal 2017 si stanno eseguendo al Parco Archeologico di Marsala.
Le nuove scoperte - Un nuovo complesso edilizio e monumentale, un nuovo asse viario (Plateia) e il primo incrocio con una strada secondaria (Stenopos) ma anche alcune tombe con due fanciulli di età compresa tra i 7 e i 9 anni e soprattutto una innovativa - per l’epoca - rete idrica, che permetteva il deflusso delle acque, ritrovamento mai avvenuto prima negli scavi archeologici fin qui condotti e quasi un paradosso, per Marsala, città che nel 2022 continua ad avere problemi con la rete idrica, quando, l’antica Lilibeo era una città all’avanguardia con le sue opere di ingegneria idraulica. Qui sotto la foto del sistema idrico di deflusso delle acque nell'antica Lilibeo.
Collaborazione tra Università di Ginevra e Parco - Sono queste le importanti novità scoperte dalle ultime campagne di scavo condotte dall’Unità di Archeologia Classica dell’Università di Ginevra, guidata dall’archeologa Alessia Mistretta in collaborazione con il Parco archeologico di Lilibeo-Marsala, diretto da Anna Maria Parrinello. A presentarle venerdì, al Museo Lilibeo, la stessa archeologa, che dal 2005 si occupa di scavi al nel Parco marsalese. Hanno partecipato alla conferenza, oltre alla direttrice Parrinello, Virginie Nobs, Phd dell’Università di Ginevra, Maria Grazia Griffo, archeologa del Parco e il vice sindaco di Marsala Paolo Ruggieri.
"Progetto Lilibeo" - “Il “Progetto Lilibeo” sin dal 2017 ha l’obiettivo di chiarire uno dei nodi principali della storia dell’insediamento di Lilibeo come sito punico – la parole dell’archeologa Mistretta - L’incrocio di età ellenistico-romana permette di poter studiare il modulo di questo impianto urbano e quindi l’estensione di una delle Insule”. Gli scavi sotto la direzione dei professori Mistretta e Lorenz E. Baumer, hanno messo in luce parte dell’Insula IX in un’area che agli inizi del scolo scorso era occupata da un ippodromo, un campo di calcio e in seguito divenuta un’area destinata alle giostre. Quell’area all’epoca era considerata vuota e certamente l’antropizzazione ha causato danni, con l’utilizzo di pilastri in cemento, anche se non hanno intaccato ad esempio la gran parte della Plateia.
L’incrocio viario stravolge l’assetto finora conosciuto – L’incrocio tra i due assi viari è tra le scoperte fatte quella che modifica le conoscenze e le teorie fin qui conosciute sulla rete stradale di Lilibeo, che si basava sui dati delle prospezioni geomagnetiche condotte nel 2009. Sebbene l’impianto sia ortogonale, infatti, il modulo ipotizzato non corrisponde con quanto è emerso nei recenti scavi. Qui sotto e nella gallery la foto aerea della zona dove si trova l’incrocio dell'Insula IX.
Banca dati digitale – Tra le novità comunicati dagli archeologi, la creazione di una banca dati digitale, di cui si occupa la dottoressa Virginie Nob, che raccoglie tutti i reperti trovati, si tratta di oltre 40mila pezzi. Sono state trovate tantissime monete. Si va da monete con conio punico, fino a monete di epoca bizantina, una frequentazione plurisecolare che ci dice come quell’area non sia mai stata abbandonata.
Area monumentale e tombe - Riguardo alla scoperta dell’edificio monumentale, si nota che quell’area in un secondo momento viene dedicata alle deposizioni. Si tratta di tombe in lastre di calcarenite, realizzate sia nella carreggiata stradale sia all’interno dell’edificio. Le tombe testimoniano una fase di abbandono dell’area durante il periodo tardo-antico e bizantino e la nuova destinazione a necropoli di questo settore della città antica. “Gli scavi continueranno anche quest’anno – ha detto la direttrice Parrinello - . Con queste scoperte abbiamo una maggiore conoscenza dell’impianto urbanistico e continueremo con lo studio dei reperti trovati. Ciò consentirà di far conoscere la Lilibeo antica ad un pubblico sempre più ampio”.
Scoperte importantissime per la città di Marsala e il suo sviluppo turistico, città che dovrebbe avere più consapevolezza di questo inestimabile valore, che è il Parco dell'antica Lilibeo, e che, invece, molti marsalesi continuano a non conoscere. Parco che è a tutti gli effetti un museo a cielo aperto, ma che fino ad oggi non ci sono state le condizioni o la volontà di renderlo veramente tale e che, come ha detto la direttrice degli scavi, Mistretta, con queste nuove scoperte e degli ulteriori investimenti può diventarlo concretamente, essendo anche un'attrazione per studiosi e turisti che vogliono conoscere un pezzo importante della storia del Mediterraneo.
La statua di Venere è tornata in esposizione al Museo Lilibeo di Marsala - Il nuovo allestimento, che si è reso necessario a causa del precario stato di conservazione del piano d’appoggio dell’opera, ne migliora l’esposizione, valorizzando il “guscio” che l’architetto Minissi aveva progettato per il Museo nel 1986 e che accolse per un breve periodo anche l’Auriga di Mozia.
“Il ritorno in mostra della Venere, che accoglie i visitatori nel percorso espositivo all’interno del Museo Lilibeo - sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà - rappresenta simbolicamente la rinascita della bellezza che accompagna quella "primavera dell’archeologia" che negli ultimi tempi sta facendo rifiorire i parchi archeologici e i musei della Sicilia. Dopo oltre un anno di assenza, la scultura della Venere di Lilibeo, opera di notevole valore storico-artistico e tra le più importanti custodite nel Museo, torna a far mostra di sé in tutto il suo fascino. Una statua di particolare importanza che fino ad ora non è stata valorizzata per come si dovrebbe, ma che merita di essere conosciuta e ammirata da tutti , motivo per cui il suo "ritorno" è un momento importante di rilancio dell'offerta culturale del Museo”.
Realizzata in marmo greco di Paros, l’opera raffigura Venere secondo l’iconografia dell’Afrodite pudica. Rinvenuta nel 2005 nell’area archeologica adiacente la chiesa di San Giovanni al Boeo, in occasione degli scavi diretti dell'archeologa Rossella Giglio, è una copia romana del II secolo d.C. ispirata a un originale ellenistico di scuola microasiatica molto apprezzato nell’Impero, specialmente in contesti architettonici che prevedevano la presenza dell’acqua (ninfei).
“La rappresentazione della dea seminuda – precisa Anna Maria Parrinello, direttrice del Parco archeologico Lilibeo-Marsala - è caratterizzata da un finto pudore e da una sensualità che la rendono simile ad una donna più che ad una divinità, come ha evidenziato Guy De Maupassant ammirando la Landolina di Siracusa che appartiene allo stesso tipo iconografico, una variante della Venere marina (Afrodite Anadiomene). La statua, per la sua bellezza è uno dei pezzi più pregiati del nostro museo e la sua esposizione è un elemento di grande attrattiva per il museo”.
Il tour della Venere - Nel settembre del 2005 la statua è stata esposta a Trapani in occasione dell'America’s Cup, nella Mostra “L’isola del mito”. A gennaio 2008, la Venere è andata in esposizione a Bonn per la Mostra “Sicilia. Impronte del mito da Ulisse a Garibaldi” al Kunst und Ausstellungshalle der BDR dove, con ampia risonanza mediatica, è stata rimessa in piedi con piedistalli di acciaio realizzati dalle maestranze di quel museo. Ritornata a Marsala, la statua è rimasta esposta nel Museo Lilibeo fino all'inverno dello scorso anno, quando è stata rimossa a causa di problemi al piano pavimentale della teca.