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20/04/2022 06:00:00

Droga e furti a Marsala e Petrosino. Raffica di assoluzioni e prescrizioni 

Una raffica di prescrizioni e qualche caso di esistenza di “precedente giudicato” hanno pressoché demolito, in Tribunale, il processo “Salerno Giovanni Salvatore + 11” che alla sbarra vedeva undici persone accusate, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (principalmente marijuana, ma anche cocaina), nonché, alcuni, per coltivazione di piante di cannabis, furto in abitazione, fabbricazione e detenzione di arma da fuoco, ricettazione, minaccia e violenza a pubblico ufficiale.

Di Marsala e Petrosino la maggior parte degli imputati. E solo uno di loro è stato condannato. E’ Claudio Agate, 28 anni, di Marsala, al quale il Tribunale (presidente del collegio: Vito Marcello Saladino) ha inflitto tre anni di carcere e 300 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali, per un furto in abitazione commesso, insieme ad un minore, il primo maggio 2013, in via Gioberti, a Petrosino.

Rubati un televisore e oggetti preziosi. Per Agate, lo scorso anno, il pm Giuliana Rana aveva invocato proprio tre anni. Complessivamente, il pm aveva chiesto otto condanne. Per quattro imputati, invece, assoluzioni o prescrizioni. Imputati erano volti noti alla giustizia (uno anche per fatti di mafia), che nuove leve. E cioè Giovanni Salvatore Salerno, di 57 anni, di Petrosino, Claudio Agate, di 28, Francesco Magnasco, di 56, originario di Cerda (Pa), Francesco Scimemi, di 70, di Salemi, Gianvito Magnasco, di 27, Domenico Salerno, di 30, Salvatore Maltese, di 31, Giuseppe Genna, di 27, di Strasatti, Simone Mandalà, di 35, originario di Palermo, ma residente a Petrosino, Alessandro D’Aguanno, di 30, di Strasatti-Fornara, arrestato dai carabinieri il 10 maggio 2017 nell’ambito dell’operazione antimafia “Visir” (di recente, in appello, la pena gli è stata ridotta da 16 a 11 anni), e Umberto Vallinotti, di 42, nato a Napoli, ma residente a Petrosino. Queste le altre pene chieste, lo scorso anno, dal pm Rana: due anni e 4 mesi per Giovanni Salerno, due anni e 300 euro di multa per Francesco Scimemi e Francesco Magnasco, nove mesi e 2000 euro di multa per Vallinotti, sei mesi e 1200 euro per Salvatore Maltese e Giuseppe Genna. I numerosi episodi di detenzione e spaccio di droga contestati dall’accusa (l’indagine è dei carabinieri di Petrosino) risalgono a nove anni fa e secondo gli inquirenti hanno visto protagonisti i due Salerno, Agate, Gianvito Magnasco, Maltese, Genna, e Vallinotti. In alcuni casi di spaccio, furono coinvolti anche dei minorenni, per i quali si è proceduto a parte. Inoltre, Vallinotti, Agate, Giovanni Salerno, Francesco Magnasco e Francesco Scimemi erano accusati di coltivazione di cannabis. A Simone Mandalà, invece, si contestava il reato di ricettazione. Avrebbe, infatti, acquistato il televisore che Agate avrebbe rubato a Petrosino. Infine, ad Alessandro D’Aguanno, per cui il pm ha chiesto l’assoluzione, si rimproverava di aver fabbricato, detenuto e portato in luogo pubblico un’arma da fuoco (una “penna-pistola”) e a Giovanni Salerno di aver forzato un posto di blocco dei carabinieri, premendo con forza sull’acceleratore dell’auto di cui era alla guida e con questo, oltre a sottrarsi al controllo dei militari, usando anche minaccia e violenza a pubblico ufficiale. L’episodio risale al 19 settembre 2013 ed ebbe come teatro una strada di Petrosino. A difendere gli imputati sono gli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida, Stefano Pellegrino, Luigi Pipitone, Walter Marino, Antonino Gennaro, Cettina Coppola, Francesca Frusteri, Chiara Bonafede.