Due siciliani e quattro tunisini sono stati assolti dal Tribunale di Marsala (presidente Saladino) dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Ad invocare l’assoluzione era stato lo stesso pm Paolo Bianchi. Non c’è prova, infatti, che lo sbarco inizialmente contestato dagli inquirenti sia realmente avvenuto.
Nel processo, sono emersi soltanto un’attività “preparatoria” e l’aggancio di ponti telefonici al confine con il mare territoriale tunisino, ma ciò non è sufficiente a dimostrare che, poi, effettivamente lo sbarco sulla costa siciliana ci sia davvero stato. Gli imputati assolti sono Saber Toumi, di 43 anni, residente a Niscemi, Akrem Toumi, di 45, Moncef Berhouma, di 51, Sarra Khaterchi, di 37, Felice Montalbano, di 63, e Pietro Bono, di 68.
A difendere gli imputati sono gli avvocati Gianni Caracci, Francesco Di Giovanna, Luisa Calamia, e Accursio Gagliano. Nel settembre di due anni fa, dopo le prime battute del processo (richieste di prova,etc.), gli avvocati Caracci e Gagliano avevano sollevato eccezione di “ne bis in idem” per i loro clienti: Montalbano e Bono. Entrambi, infatti, nel 2017, erano rimasti coinvolti nell’operazione della Guardia di finanza “Scorpion Fish”. E in quel procedimento, nell’aprile 2018, davanti al gup di Palermo Annalisa Tesoriere, Felice Montalbano ha patteggiato una condanna a tre anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, mentre Bono, il successivo 20 dicembre, è stato assolto. “Sono già stati giudicati” hanno, perciò, sostenuto i loro legali. Ma i due sono ugualmente rimasti sotto processo. Un altro legale, invece, chiese di nominare un interprete per due imputati tunisini che affermano di non comprendere bene l’italiano. E per questo motivo, l’avvio del processo era già slittato nel 4 luglio 2019. Il procedimento ha preso le mosse dallo sbarco che per l’accusa era avvenuto lungo la costa tra Mazara e Campobello il 14 aprile 2017.