Ormai il rifacimento della banchina del porticciolo turistico di Marinella di Selinunte è a buon punto, manca l’ultima gittata di cemento in un tratto di pochi metri.
Ma è proprio lì che, nell’agosto scorso, si erano verificati copiosi sversamenti fognari che avevano reso irrespirabile la zona. Sversamenti, denunciati dall’avvocato Eugenio Brillo presidente dello Yachting club della borgata, di liquami che venivano fuori da un tubo (che prima del crollo della banchina evidentemente arrivava sotto il livello dell’acqua del porto) e dalle intercapedini a qualche metro di distanza.
I tecnici del comune non seppero dare una spiegazione. Intervennero estemporaneamente mettendo un tappo di legno nel tubo ed ipotizzando che all’origine dell’inquinamento poteva esserci un’utenza privata. I liquami però tornarono a scorrere nell’ottobre e nel novembre successivo, quando un acquazzone fornì un primo indizio: il responsabile dello sversamento non era un privato, ma il comune stesso. Durante la forte pioggia, infatti, da quel tubo fuoriusciva una tale quantità d’acqua che poteva provenire soltanto dalla rete fognaria pubblica.
Oggi ci sono delle domande che esigerebbero delle risposte.
I tecnici del comune e l’impresa “Durante”, che sta eseguendo i lavori sulla banchina, hanno mai condiviso il problema dell’origine di quello sversamento? Sono arrivati ad una conclusione?
Perché a volte l’acqua del porto si colora di verde? Si tratta del fenomeno dell’eutrofizzazione, causata dalla presenza dei cosiddetti “nutrienti” (batteri fecali da temporanea presenza di reflui fognari)?
In passato, abbiamo già riportato degli stralci di una vecchia relazione tecnica del comune, in cui viene spiegato come, nel 2010, sia stata “realizzata una condotta fognaria atta a canalizzare sia i reflui nei servizi igienici annessi ai locali prospicienti alla banchina del porto sia a convogliare ed allontanare le acque bianche di drenaggio dei muri contro terra a monte della banchina, eliminandone quindi lo sversamento direttamente nel porto”.
Questa condotta, avevano sottolineato i tecnici comunali, ha canalizzato tutte le tubazioni di drenaggio, convogliando il liquido all’interno di una vasca di raccolta. E da lì, “tramite una adeguata elettropompa” scaricava nella stazione di sollevamento reflui acque nere di Piazza Empedocle”.
Le domande non possono che moltiplicarsi.
La vasca realizzata nel 2010 si trova sottomessa rispetto alla stazione di sollevamento delle acque nere in piazza Empedocle. Che succede quando “l’adeguata elettropompa” smette di funzionare? Dove va a finire il sovrappieno?
E se invece non dovessero funzionare le elettropompe della stazione di sollevamento di piazza Empedocle, che spingono i reflui verso il depuratore? I liquami tenderebbero a fare il percorso inverso, visto che la stazione di sollevamento è sovraesposta. Ci sono sistemi che lo impedirebbero?
E soprattutto, c’è un efficiente monitoraggio del funzionamento delle diverse elettropompe nelle diverse vasche? Dopo quanto tempo si interverrebbe, in caso di blocco?
Egidio Morici