Si fa un gran parlare in questi mesi del ponte sullo Stretto di Messina. L'opera faraonica rilanciata dal governo Meloni, e che costerebbe 15 miliardi di euro. Soldi che non ci sono, e un progetto che divide. Si rischia di perdere di vista, però, il vero problema: in Sicilia le infrastrutture sono indietro anni luce.
E più di altri territori, la provincia di Trapani è terra dimenticata da Dio. Periferia della Sicilia da cui raggiungere anche solo Palermo, 100 chilometri, diventa molto pesante, anche in auto, figuriamoci partire per Catania, Siracusa, Ragusa.
Dalle ferrovie praticamente inesistenti, alle strade. Ma anche il porto di Trapani, lo scalo di Birgi, e quei collegamenti con Palermo che mancano. Tutte infrastrutture che non si “parlano”, che non sono connesse tra loro.
Di infrastrutture si è parlato nei giorni scorsi in una tavola rotonda organizzata a Trapani da Nova Civitas, l'associazione presieduta dall'ex deputato regionale Livio Marrocco.
Un confronto sulle infrastrutture della provincia di Trapani dal quale è venuta fuori per l'ennesima volta la necessità di integrare le infrastrutture del territorio, e andare incontro alle attività imprenditoriali. Soprattutto quelle turistiche.
Al tavolo c'erano i vertici degli enti che controllano le principali infrastrutture del territorio. Da Pasqualino Monti, presidente dell'autorità portuale di Trapani e Palermo e da poco a capo di Enav, al presidente di Airgest, Salvatore Ombra, Filippo Palazzo, commissario regionale per le opere ferroviarie. E poi c'era anche Alessandro Aricò, assessore alle Infrattuture della Regione Siciliana.
Per l'assessore Aricò “la grande scommessa” è il ponte sullo Stretto. “Il famoso corridoio scandinavo arriverà in Sicilia e dovrà arrivare assolutamente a Trapani”, dice l'assessore regionale. “Stiamo preparando le opere stradali e ferroviarie per connettere le nove province con il ponte. A fine anno abbiamo approvato la delibera per la tratta Trapani-Palermo via Milo, stiamo lavorando a connessioni veloci tra gli aeroporti di Trapani e Punta Raisi”, aggiunge Aricò.
“La Sicilia ha bisogno di infrastrutturarsi, di intermodalità”– ha detto Pasqualino Monti, che illustra le tre direzioni che si stanno seguendo al porto di Trapani. “Quella merceologica, con Trapani al centro del Mediterraneo, quello della logistica, e l'aspetto turistico con le navi da crociera”. Ma in ogni caso il porto di Trapani deve essere “modernizzato”. Monti parla dei lavori di dragaggio dei fondali, che inizieranno a Maggio, quelli per il waterfront, e del terminal crociere. “Abbiamo diversi progetti in cantiere”, aggiunge Monti.
Il problema è quello delle connessioni. E tra tutte quella ferroviaria è la più arretrata in provincia di Trapani. La macchia è rappresentata certamente dalla tratta Trapani- Palermo via Milo, interrotta da dieci anni. Filippo Palazzo spiega che la linea sarà riaperta nel 2026. “Si stanno facendo lavori con il Pnrr per la sostituzione die vecchi binari e entro il 15 maggio dovremmo consegnare i lavori. Stiamo lavorando anche per la riqualificazione delle stazioni, ci sono centinaia di milioni di euro di opere in fase attuativa. C'è in programma la fermata all'aeroporto di Trapani Birgi”. Per Palazzo, però, a Trapani bisogna “creare un sistema di trasporto pubblico che colleghi funivia, stazione e porto, per una sinergia che consenta di muoversi liberamente”.
Certo, la porta d'ingresso, dall'estero, resta l'aeroporto di Trapani Birgi, che sta tornando a livelli pre-Covid. “Quest'anno raggiungeremo un milione 100 mila passeggeri”, dice Salvatore Ombra. “Quest'anno risaniamo anche il bilancio, possiamo così presentarci con gli altri aeroporti della regione. E' necessario avere un sistema ben integrato di infrastrutture. E' impensabile che a Genova il ponte Morandi è stato ricostruito dopo qualche mese e da noi si devono aspettare anni. E' inconcepibile, inoltre, che gli aeroporti non siano previsti dal Pnrr, sarebbe stato indispensabile per adeguare in ottica “green” l'aeroporto”.
Cercano la ripresa, finita la pandemia, le attività economiche del territorio, che però chiedono più servizi e infrastrutture affidabili. “Per questo è stato importante ascoltare e capire cosa si sta facendo e confrontarsi su un sistema integrato delle infrastrutture”, spiega Livio Marrocco.
Resta però, un dato, che fa da sfondo a tutto. Quello ripetuto dal presidente di Sicindustria Trapani, Vito Pellegrino, di una provincia terra di eccellenze, ma ai primi posti per povertà e disoccupazione, e fanalino di coda per Pil pro-capite. Una situazione conomica non felice, di una provincia periferia d'Italia.