Giovanni Lo Sciuto nel 2015 contava come Vito Li Causi, con il quale era in ottimi rapporti. Al punto che per la cosiddetta componente Li Causi del consiglio comunale di Castelvetrano, il riferimento era diventato Lo Sciuto, col progetto di essere rieletto all’Ars. Era così influente nella vita politica del territorio che, nel giugno del 2014 organizzò un incontro chiarificatore tra Vito Li Causi e l’allora sindaco Felice Errante. Nel maggio del 2015, invece, al telefono con Massimo Grillo, gli passava Li Causi, che gli prometteva il suo appoggio elettorale alle amministrative di Marsala (anche se poi al ballottaggio ha vinto Alberto Di Girolamo).
Tutti lo volevano e tutti lo cercavano. Al punto che s’era pure stufato di questo contatto continuo con la gente. “Chiunque passa… chi mi deve dire una cosa, chi mi deve dire un’altra cosa e io, minchia, non sono mai tranquillo… Minchia a me annoia… sono stufo… non basta quelli che vengono in segreteria che vengono un bordello di persone…”
Si lamentava così della sua popolarità Lo Sciuto, intercettato mentre nel febbraio 2015 parla con l’amico poliziotto, Salvatore Virgilio, della D.I.A. di Trapani.
E’ quello che viene fuori da una nota dei carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Trapani, che martedì scorso è stata oggetto di esame e controesame al Tribunale di Trapani, in occasione del processo Artemisia che si sta svolgendo in questo periodo.
A un certo punto il discorso cade su Paolo Genco, il “re” della formazione professionale, presidente nazionale dell’Anfe. Un amico comune che i due chiamano confidenzialmente “il tonno”.
Lo Sciuto, riferendosi appunto a Genco, dice a Virgilio: “Ma io ora ce l’ho più in pugno… hai capito? … Cioè, ora lui ha di nuovo bisogno di me… hai capito? … Perché l’assessore… te l’ho detto, l’assessore è amico mio… io l’ho fatto…”.
Ma Virgilio gli fa cenno di stare zitto e cambiano discorso, non si sa mai, potrebbe esserci un’ambientale.
I due però avevano cominciato a parlare del “tonno” perché Virgilio aspettava una risposta per fare assumere la propria moglie all’ente di formazione Anfe.
E infatti, nel gennaio 2016, di nuovo intercettati in macchina, Lo Sciuto gli dice che a sua moglie ha riservato due possibilità per farla assumere ai corsi di formazione e che è riuscito a far aprire una sede Anfe a Castelvetrano, mettendo come direttore il consigliere comunale e massone Bartolomeo La Croce (che, lo sottolineiamo, non è imputato in questo procedimento) . “Uno di loro”, commenta positivamente Virgilio.
L’allora deputato regionale a questo punto assicura che la moglie sarà chiamata il prossimo marzo. Poi, già che c’è, sottolinea che sta cominciando a darsi da fare per le prossime elezioni e, dialogando sulla sua potenziale candidatura alla Camera dei Deputati, Virgilio gli propone, di chiamarlo come addetto alla sua sicurezza.
Una cosa alla volta. Intanto Lo Sciuto gli chiede novità sul suo trasferimento ai servizi segreti e, dato che la chiamata non è ancora arrivata, promette che solleciterà ancora una volta il ministro dell’Interno Angelino Alfano per farlo chiamare.
In questa stessa nota, i carabinieri del comando provinciale sottolineano che la moglie di Salvatore Virgilio era stata assunta part-time all’Anfe nel dicembre 2008, andando avanti fino al settembre 2015 “tra diverse tipologie di rapporto tra lavoro dipendente part-time, malattia/infortunio, cassa integrazione ed indennità di disoccupazione per un totale di 112.000 euro di retribuzione/reddito nel periodo in esame”.
Egidio Morici
Qui una replica dell'avvocato Caracci, legale di Virgilio.