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15/05/2023 06:00:00

Gli Stati Generali sulla Lettura a Trapani, nella provincia con tanti festival e pochi lettori

 “Tornare in Sicilia significa aver concluso un percorso avviato a Taormina qualche anno fa”, esordisce così Angelo Piero Cappello, il direttore del Centro per il Libro e la Lettura (Cepell), che ha convocato a Trapani gli Stati Generali dei Patti per la Lettura nei giorni scorsi. Il riferimento è al Manifesto dei Patti per la Lettura, documento programmatico in 10 punti sottoscritto a Taormina in occasione del festival Taobuk 2021 e che vide presenti in quella splendida sede della Sicilia orientale anche i Comuni di Partanna, Trapani e Marsala, i primi a sottoscrivere in provincia, insieme a Castelvetrano, in qualità di Città che legge 2020-2021, un Patto intercomunale di rete, al quale sono seguiti in questi ultimi due anni, due Patti intercomunali per la lettura (Patto di Trapani e dei comuni elimo ericini: Trapani, Erice, Custonaci, Paceco, Valderice; Patto intercomunale della Valle del Belice: Partanna, Gibellina, Salemi, Calatafimi Segesta, Salaparuta, Poggioreale, Campobello di Mazara, Vita, Santa Ninfa), e quattro Patti comunali per la lettura (rispettivamente a Marsala, Castelvetrano, Partanna, Mazara del Vallo). Oltre ai patti per la lettura sono aumentati esponenzialmente anche i comuni ai quali è stata riconosciuta la qualifica di Città che legge nel biennio 2022-2023, adesso in 9 su 24 comuni del libero consorzio di Trapani. Ottimi risultati certamente, resi possibili da un lavoro sinergico, di condivisione e confronto che ha visto coordinare i lavori Renato Alongi, funzionario direttivo dell’Assessorato regionale beni culturali e identità siciliana – Sovrintendenza Beni culturali e ambientali di Trapani. Un lavoro di gruppo, quello di cui parliamo, che ha permesso durante l’edizione 2022 del festival marsalese “Il mare color dei libri”, a 20 realtà culturali di sottoscrivere di un protocollo di intesa per la costituzione della Rete dei Festival e delle Rassegne letterarie, che oggi arriva a mappare 28 tra rassegne e festival che si svolgono o si svolgeranno nel nostro territorio provinciale da marzo ad ottobre. Numeri questi che fanno di Trapani la seconda provincia in Italia per reti di Festival.

Un vero peccato però riscontrare come la Sicilia sia  in fondo alla classifica Istat sui lettori d’Italia. Se la situazione italiana può apparire critica con un aumento di libri pubblicati a cui non è corrisposto un aumento di lettori, con una media nazionale del 40,1 % di lettori di età non inferiore a 6 anni che hanno almeno letto un libro la situazione del Mezzogiorno appare assai più preoccupante con una percentuale pugliese del 28,9% e siciliana che perde un altro punto percentuale attestandosi al 27,4 %. Una tragedia alla quale non si riesce a fare fronte.  Insomma, abbiamo quasi più festival e rassegne letterarie che lettori ...

Sempre il direttore del Cepell Cappello, nell’editoriale del volume della rivista “Città che legge” dedicato interamente a Trapani, scrive “L’iniziativa di portare gli Stati generali dei Patti per la lettura a Trapani da parte del Centro per il Libro e la lettura del Ministero della Cultura significa portare i libri e la lettura dove le statistiche ci dicono che è necessario, ma nella piena consapevolezza che si tratta di un territorio affatto “incolto”, ma che reca in sé la radice più profonda della cultura italiana, mediterranea, occidentale.”

Eppure a parte assegnazioni di qualifiche e convocazioni degli Stati Generali il Cepell fatica a premiare questa provincia, che da anni partecipa ai bandi promossi dall’ente con progetti validi di rete che perennemente rimangono esclusi dai finanziamenti per una manciata di voti, si pensi alle candidature di Marsala e Trapani a Città che legge. Si dirà che la colpa non è del Cepell, si dirà – come si è detto - che i vincitori dei bandi sono più frequentemente quelli del nord perché più semplice strutturare lì progetti ambiziosi, perché ci sono strumenti, risorse, reti più salde, altri finanziamenti, capacità e professionalità che forse qui scarseggiano e che per questo necessaria dev’essere – e con piacere prendiamo nota della promessa di Cappello – l’introduzione di nuovi correttivi nei criteri di valutazione per permettere anche a questa terra di accedere a risorse fino ad oggi negate o quasi.

Certo è che ad oggi la lettura – che Girolama Fontana, sovrintendente per i Beni culturali e ambientali di Trapani, definisce “strumento per una crescita sociale e civile” - in Sicilia proprio non riscontra alcun successo, testimone anche la percentuale siciliana dei prestiti librari: 0,05%. E ancora ci si giustificherà dicendo che la gente non entra più in biblioteca, sempre che un presidio bibliotecario ci sia e sia ben fornito e aggiornato, si dirà che i lettori forti (sembra siano rimasti solo quelli) preferiscano acquistare in libreria dove trovano le novità di cui tutti parlano che con un certo ritardo arrivano nelle biblioteche, si dirà che nel 2023 i lettori preferiscano risparmiare con gli ebook o ottimizzare ascoltando audio-libri, fatto sta che le sale delle nostre biblioteche restano deserte, nonostante queste continuino ad aggiudicarsi finanziamenti per incrementare il proprio catalogo, provando a rimanere al passo con le novità editoriali. Fatto sta che la rete delle Biblioteche di Trapani ha fatto uno straordinario lavoro di catalogazione online e attivazione di prestito digitale di libri tramite piattaforma MLOL. Eppure, quello 0,05 % rimane e fa male. Da aggiungere che il superamento dei divari territoriali, siano questi nazionali, tra Nord e Sud, o interni e periferici è proprio uno dei più importanti obiettivi del Piano Nazionale d’azione (PNA) per la promozione della lettura che per aumentare il numero di lettori abituali si serve principalmente di due strumenti, i patti per la Lettura e la qualifica di Città che legge. Non rimane quindi che sperare nelle nobili finalità del Centro per il Libro e la Lettura, nelle azioni future perché ad oggi – ed è difficile non fidarsi – l’Istat dice che abbiamo sbagliato. E chissà se l’aumento smisurato, in questi ultimi anni, di festival e rassegne concentrate in un territorio ed un tempo limitati, se una rete ancora giovane e con idee non troppo chiare che sembra punti alla pubblicità più che alla coordinazione, non sia un errore anche questo. Chissà se in questo territorio non stiamo continuando a sbagliare e a sbagliare tutti, da noi operatori culturali travolti dalla moda di festival e rassegne che forse, abbagliati dai flash di settimane calde abbiamo dimenticato di garantire un presidio culturale costante sul territorio, l’unica cosa necessaria se quello che vogliamo è la crescita del territorio; alle biblioteche che fanno fatica a reinventarsi – complice il personale non specializzato- e a scrivere nuove narrazioni di sé, ad aprirsi alla comunità, uscire fuori dai centri storici, raggiungere periferie.

Barbara Vanin responsabile della rete delle biblioteche del comune di Venezia racconta ad esempio di come in quella città siano stati attivati dei punti di prestito, di come quindi i libri comunali arrivino grazie a lettori volontari in case di riposo, carceri e luoghi più periferici, di come le casette dei libri vengano adottate dai quartieri, negozianti, privati addetti a sorvegliarle – mentre da noi vengono ripetutamente vandalizzate- parla anche di un progetto curato da book-toker per formare nuovi e giovani book-toker cittadini tra gli studenti veneziani. Gli applausi sono scroscianti, la sensazione – di noi seduti ad ascoltare – è quella di vivere su due pianeti diversi, distanti, lontani.

Da Venezia ci si sposta a Pescara, la prima città italiana a sottoscrivere un patto per la lettura con un atto di giunta. Ecco, senti quest’ultima parola e pensi che sì, da noi forse ha sbagliato e sta sbagliando anche la politica, le istituzioni comunali con cui spesso, salvo rari casi virtuosi, risulta difficile se non impossibile dialogare, una politica distante e lenta, lentissima nella programmazione che non punta – perché fatica a capirne il valore – sulle attività di promozione letteraria.

Ma non mancano gli esempi virtuosi in Sicilia, Gabriella Zammataro per esempio racconta la Festa del libro di Zafferana Etnea, vincitrice del bando Educare alla lettura, festival che coinvolge oltre 15.000 studenti di ogni ordine e grado. E pensi subito che anche le scuole nella nostra provincia siano timide sul piano letterario eccezion fatta per pochi istituti esemplari come l’Alberghiero di Erice guidato dalla dirigente Pina Mandina che brilla in provincia come polo scolastico e culturale senza competitor.

Sempre dal versante orientale della Sicilia ecco il farmacista Alessandro Di Salvo, ideatore e direttore artistico di A tutto volume, festival ragusano giunto alla quattordicesima edizione. Vedasi un po’ di foto, giusto qualche video per capire che sì, siamo in Sicilia -quelle piazze barocche non possono stare altrove – ma da tutt’altra parte. Da Palermo a Trapani è tutta un’altra musica ed è una musica amara. È musica di comuni che fuori da una mappa stampata dimenticano di fare rete, di amministrazioni che amano le sagre – siano di pecora o busiata poco importa, di privati e aziende che contribuiscono a fatica allo sviluppo culturale se questo implica investire denaro, di operatori che non si stringono e puntano su pochi eventi selezionati ma che invece, grazie alla loro fantasia smisurata inventano eventi a più non posso senza possibilità alcuna di crescita. Perché così una provincia non cresce, sia chiaro. E nel frattempo che convochiamo Stati generali in sfarzosi saloni di palazzi storici trapanesi, che cerchiamo di recuperare contributi nei palazzi del potere, adesso che lanciamo date e conferenze stampa o calchiamo palchi più o meno grandi ancora una volta ci siamo dimenticati di loro, giovani lettori potenziali che non hanno mai letto un libro perché a casa non ne hanno e ai quali abbiamo il dovere noi – operatori, educatori, insegnanti, politici, ecc – di rendere possibili quell’incontro e lo straordinario viaggio che la lettura di pagine regala. Forse allora l’Istat segnalerà una ripresa. Sempre che non sia tardi.

 

Filippo Triolo