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05/06/2023 06:00:00

La crisi della marineria siciliana, tra quote europee, parchi eolici e divieti

 La pesca e i pescatori siciliani da tempo si sentono ormai sotto tiro e il mar Mediterraneo, così grande, diventa per loro sempre più piccolo e sempre meno una risorsa, con la burocrazia e le regole europee sempre più restrittive che di contro però fanno crescere il peso specifico dei pescatori rivali del Nord Africa. Dal divieto di strascico alle quote comunitarie assegnate, dall’interferenza dei parchi eolici off shore e le trivelle per i pozzi petroliferi al caro gasolio, sono tanti i motivi che portano alla crisi del settore e alla sfiducia dei lavoratori del comparto.

Strascico a rischio - Riguardo allo strascico l’Unione Europea prevede l’estensione dal 12 al 30 per cento delle aree marine protette e il divieto della pesca a strascico in queste zone entro il 2030. A questa estensione ci sarà da aggiungere un altro 11,42 per cento di specchio di mare occupato dai 2.625 siti “Rete Natura 2000”. «Il 70 per cento del Mediterraneo è vietato alla pesca a strascico – spiega Giovanni Di Dia, sindacalista della Flai Cgil di Trapani – a questi si vorrebbero aggiungere altri 17mila chilometri quadrati. Fra trivelle, divieti e pale eoliche ai nostri pescherecci non resta nulla».

400 pescherecci siciliani impegnati nello strascico - Sono 400 i pescherecci siciliani impegnati nello strascico e questa rappresenta la tipologia di pesca più importante della marineria siciliana. In totale sono 2088 i pescherecci italiani, rappresentano il 33 per cento del prodotto ittico italiano e il 46 per cento del fatturato. Per la Sicilia i 400 pescherecci rappresentano l’80 per cento del “tonnellaggio” totale dei 2.682 natanti siciliani.

In arrivo le quote sul Gambero rosso, viola e rosa - «Dal prossimo anno – aggiunge Di Dia – potrebbero essere introdotte le quote anche sul gambero rosso. viola e rosa. Quello sarebbe sul serio il colpo di grazia soprattutto per i pescatori di Mazara del Vallo, Porto Palo, Sciacca e Porticello». Le quote comporterebbero anche un danno per la filiera del gambero rosso e c’è il rischio di lasciare il mercato ai pescherecci tunisini e egiziani.

Il parco eolico mette a rischio i pescherecci trapanesi - Il grande parco eolico off-shore MedWind che Renexia vuole costruire al largo delle Egadi, ma ce ne sono altri in coda in attesa di avere il via libera dai vari enti, per i sindacati dei pescatori rappresentano un danno per la marineria della provincia di Trapani che vede 1.066 addetti e 470 imbarcazioni divise tra Mazara, Marsala, Trapani, San Vito Lo Capo e le Egadi che pescano nella zona dove dovrebbe sorgere il parco eolico gambero rosso, viola e rosa e naselli. Secondo un recente report di Flai Cgil si stima una perdita di fatturato per i pescatori di 5,9 milioni di euro con una contrazione della redditività di quasi il 50 per cento.

I numeri della crisi della marineria – In Sicilia dal 2000 ad oggi da 4.329 pescherecci si è passati a 2.682 lavoratori del mare con un’età media di più di 40 anni. Sono 20mila posti i posti di lavoro persi negli ultimi cinque e i pescatori sono passati da 10mila a 7.500 e in totale gli addetti da 30 a 24mila. I giovani poi non vanno più per mare. A Bruxelles e Strasburgo si decide il futuro della marineria. «I pescatori siciliani – ricorda Di Dia – devono già evitare le zone economiche esclusive di Libia, Tunisia e Grecia. Vanno in mare 5 mesi l’anno, le limitazioni ci sono già. Non possono pagare solo loro per la salvaguardia del Mediterraneo mentre per trivelle, pale eoliche e soprattutto per i pescherecci non europei non ci sono regole». Una tesi sostenuta in plenaria anche dall’eurodeputato Pd, Pietro Bartolo: «Le azioni della Commissione Europea devono essere pensate non solo per i pescatori ma anche con i pescatori. Non li possiamo colpevolizzare, le cause della distruzione dei nostri mari sono da ricercare altrove».