Ieri abbiamo iniziato ad analizzare i punti salienti dell'ultimo report redatto dalla Banca d'Italia sullo stato dell'economia Siciliana (qui il report completo) comparando il 2021 col 2022. Oggi concludiamo con questa seconda ed ultima parte. E continuiamo a gettare lo sguardo sul forte aumento dei prezzi al consumo di alimentari, abitazioni ed utenze.
L’AUMENTO IN SICILIA: 14,2% - “A dicembre del 2022, in Sicilia - scrivono gli studiosi della Banca d’Italia - l’inflazione sui dodici mesi, misurata dall’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), si è attestata al 14,2 per cento, vicina al picco massimo raggiunto a ottobre.
MALE ALIMENTARI, ABITAZIONI E UTENZE : + 3,2% e + 8% - “L’aumento dei prezzi, che ha interessato tutte le principali voci di spesa, è stato sostenuto soprattutto dai prodotti alimentari (che hanno contribuito alla variazione per 3,2 punti percentuali) e dalle spese per l’abitazione e le utenze (8,0 punti). Quest’ultima componente di spesa - sancisce il report - include beni energetici come energia elettrica e gas, i cui prezzi al consumo sono più che raddoppiati rispetto a dodici mesi prima. Anche la voce di spesa relativa ai trasporti, che comprende i carburanti per autotrazione, e quella per servizi ricettivi e di ristorazione hanno fornito un contributo significativo (rispettivamente pari a 1,0 e 0,6 punti percentuali). Nei primi mesi di quest’anno l’inflazione si è ridotta, pur rimanendo su livelli molto elevati nel confronto storico. A marzo del 2023 in Sicilia l’indice dei prezzi risultava in crescita dell’8,3 per cento sui dodici mesi; il rallentamento rispetto ai valori di fine 2022 è riconducibile soprattutto ai prezzi dei beni energetici.
INFLAZIONE SICILIANA PIU’ ALTA RISPETTO ALL’ITALIA - “Nel corso del 2022 - scrivono nel report gli analisti della Banca d’Italia - e nei primi mesi di quest’anno l’inflazione in regione è risultata sensibilmente superiore alla media nazionale (2,6 punti percentuali a dicembre del 2022). Il differenziale inflazionistico può essere suddiviso in un effetto composizione, che riflette le differenze tra il paniere di beni e servizi consumato dalle famiglie siciliane e quello dei nuclei dell’intero Paese, e in un effetto intensità, che misura le difformità nelle variazioni dei prezzi in ciascuna delle dodici divisioni di spesa. In Sicilia, al divario hanno contribuito positivamente sia l’effetto composizione sia l’effetto intensità; nel complesso hanno rilevato soprattutto le spese per l’abitazione e le utenze e quelle per i prodotti alimentari”.
OCCUPAZIONE SU DEL 2 % MA INFERIORE RISPETTO AL RESTO DEL PAESE - “L’occupazione - scrivono i tecnici della Banca d’Italia - nel 2022 è proseguita la ripresa dell’occupazione dopo la contrazione dovuta agli effetti della pandemia. In base ai dati Istat della Rilevazione sulle forze di lavoro (RFL), il numero degli occupati in regione è aumentato del 2,0 per cento rispetto al 2021; per il Mezzogiorno e per l’Italia l’incremento è stato rispettivamente pari al 2,5 e al 2,4 per cento. La crescita si è concentrata prevalentemente nella prima parte del 2022”.
VA MALE PER IL LAVORO DELLE DONNE - “Nel complesso, il livello occupazionale è risultato inferiore a quello del 2019, di circa 4.500 unità, per il mancato recupero della componente femminile”.
MALE AGRICOLTURA, BENE COMMERCIO, ALBERGHI, RISTORANTI E COSTRUZIONI - “Il contributo maggiore alla crescita - si legge nel rapporto economico - è pervenuto dal commercio, alberghi e ristoranti e dalle altre attività dei servizi, a fronte di una riduzione dell’occupazione nell’agricoltura e di una sostanziale stabilità nell’industria in senso stretto. Il numero degli occupati rimane più contenuto rispetto a quello pre-pandemico in tutti i settori, tranne nelle costruzioni, la cui quota di addetti sul totale è passata dal 5,0 per cento del 2019 al 7,5”.
CRESCE IL LAVORO DIPENDENTE, GIÙ GLI INDIPENDENTI - “La crescita ha interessato i lavoratori alle dipendenze - scrivono nel report gli analisti della Banca d’Italia - mentre il numero dei lavoratori indipendenti è tornato a diminuire. Il tasso di occupazione, anche per effetto della riduzione della popolazione in età lavorativa residente in regione, è aumentato di 1,5 punti percentuali portandosi al 42,6 per cento, valore elevato nel confronto con i precedenti quattro anni.
PIÙ CHANCE PER 25/34ENNI E LAUREATI O PIÙ - “L’indicatore - si legge nello studio - è cresciuto nel 2022 soprattutto per la fascia di popolazione con età tra 25 e 34 anni (3,7 punti percentuali) e per coloro che sono in possesso di una laurea o di un titolo post-laurea (1,7 punti percentuali). Nel 2022 la creazione netta di nuovi posti di lavoro è stata pari a 16.300 unità, valore più contenuto rispetto a quanto osservato nel 2021 (45.500 unità) per effetto di un aumento delle assunzioni più esiguo rispetto a quanto avvenuto per le cessazioni.
BENE LE ASSUNZIONI IN TUTTI I SETTORI - “Il saldo tra assunzioni e cessazioni di posizioni lavorative è stato positivo in tutti i settori di attività economica. Esso è stato determinato dal contributo positivo della componente ‘a tempo indeterminato’ e da quello negativo dei ‘contratti in apprendistato’ e degli ‘impieghi a termine’, che avevano invece sostenuto il recupero dei posti di lavoro nel 2021. Il ‘tempo indeterminato’ è stato supportato “dalle trasformazioni; queste ultime - conclude l’analisi settoriale di Bankitalia - sono risultate superiori rispetto all’anno precedente per effetto sia del maggiore numero di contratti a tempo determinato attivati nel 2021 sia per una maggiore propensione delle imprese a stabilizzare i rapporti di lavoro, come è confermato dall’aumento del tasso di trasformazione delle posizioni a termine”.
Alessandro Accardo Palumbo
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