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03/09/2023 06:00:00

Diffamazione. Borrometi porta alla sbarra Gennuso e gli altri. L'aggressione, il referto, le indagini...

 Inizia il countdown. Venerdì 15 settembre al Tribunale di Siracusa si svolgerà la prima udienza del procedimento a carico di Giuseppe Guastella, Valeria Micalizzi, Giuseppe Gennuso e Giuseppe Gallinella imputati per diffamazione aggravata dal fatto determinato e dal mezzo stampa ai danni del giornalista Paolo Borrometi.

Tutti, in concorso tra loro, in tempi diversi e in esecuzione del medesimo disegno criminoso in cui Giuseppe Gennusso è inquadrato in qualità di promotore, avrebbero offeso la reputazione del giornalista condirettore di AGI. Inoltre, Giuseppe Guastella, direttore responsabile della testata online “Diario 1984”, è accusato insieme a Giuseppe Gallinella in concorso con Valeria Micalizzi, di avere offeso la reputazione di Antonino Ciavola, Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato, già dirigente della Squadra Mobile di Ragusa: la diffamazione sarebbe stata posta in essere con la pubblicazione di articoli in cui venivano diffuse anche le trascrizioni della registrazione del colloquio tra Valeria Micalizzi e l’Ispettore di Polizia in pensione Giuseppe Modica “privo di verifica della veridicità delle circostanze da esso emergenti e del vaglio della continenza delle espressioni, e corredato da passaggi puramente denigratori della figura personale e professionale della persona offesa”, si legge nel decreto di citazione e di cui, a suo tempo, abbiamo scritto anche noi di TP24 nell’articolo“Antimafia: Borrometi e i suoi misteri. Il poliziotto, la pen drive, il giornalista e…”.  

L’Ispettore Giuseppe Modica, intrattenendosi con la signora Micalizzi, si lasciava andare in confidenze personali e professionali che mettevano in discussione la veridicità e l’operato giornalistico di Borrometi, a cominciare dagli episodi che lo hanno portato alla ribalta nazionale.

Riavvolgiamo il nastro e ritorniamo all’origine di tutto, ovvero all’aggressione che Paolo Borrometi avrebbe subito nel pomeriggio del 16 aprile 2014 nella casa di campagna di famiglia a Modica. Nel suo libro “Un morto ogni tanto”, il giornalista fissava nero su bianco la violenza subita:

“La mia vita cambiò radicalmente il 16 aprile 2014. Quel giorno mi presero a calci e a pugni fino a massacrarmi. «Ora u capisti? T’ha fari i cazzi tuoi. U capisti?» Mi lasciarono in una pozza di sangue, e con una spalla rotta in più punti”, scriveva ripetendo la medesima narrazione a ogni intervista, a ogni ospitata televisiva, a ogni incontro pubblico e nelle scuole.

[…] “alle mie spalle si materializzarono due sagome nere con il volto incappucciato. Si scorgevano solo il naso e gli occhi. Con una furia tremenda quello più alto e robusto mi bloccò e mi girò il braccio destro dietro la schiena, come fosse snodabile. Il dolore fu atroce. Indescrivibile. […] L’altro uomo mi colpì alle gambe, facendomi cadere per terra. Finii con il volto contro lo stipite della porta e iniziai a sentire i primi calci. Uno, due, cinque, dieci, Persi il conto dei colpi, ma non delle parole che mi rivolgevano, identiche a quelle che solo qualche giorno prima mi erano state dette al telefono: «Devi farti i fatti tuoi, hai capito?». Lo ripetevano in dialetto e con un accento molto marcato. Il tutto durò una trentina di secondi. Interminabili”.

E continua: “Poi all’improvviso, con la stessa rapidità con cui era cominciato, tutto finì”. Borrometi racconta di essere riuscito a prendere il cellulare cadutogli quando i due malviventi lo avrebbero immobilizzato e ad avviare l’ultima chiamata: “era quella di mio padre. Non so quanto tempo passò prima del suo arrivo, non ricordo quasi più nulla. Solo quel nero e il sapore del sangue. Ripresi conoscenza su un’ambulanza, con un’infermiera che mi domandava: «Borrometi, le fa male? Cos’è accaduto?». Sentivo dolore ovunque. Quello più lancinante era alla spalla destra, la stessa che poi risultò fratturata in più punti, tanto da causarmi una menomazione permanente. Ricordo il suono delle sirene che all’improvviso si spensero. Ero in un letto del pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore di Modica”.

Un massacro. Una furia tremenda. Calci, pugni, sangue. Una pozza di sangue. Il volto contro lo stipite della porta e una spalla fratturata in più punti che gli costerà una menomazione permanente, dice lui. Il verbale del Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore di Modica, di cui TP24 è entrato in possesso, racconta una storia diversa.

Dopo i primi soccorsi sul posto, Borrometi viene trasportato da un’ambulanza del 118 all’Ospedale Maggiore di Modica. Nel momento stesso in cui registra il suo arrivo, alle ore 16:50, il dottor Gaetano Minicuccio riporta l’anamnesi: il paziente arriva in “stato di agitazione in seguito ad aggressione (da lui dichiarata, n.d.r.), dolore alla spalla destra da trauma distorsivo” e una “contusione alla regione lombare”. Approfondendo e procedendo con l’esame obiettivo, il medico riporta il “dolore alla spalla destra con impotenza funzionale, una contusione dorsolombare e un trauma facciale lieve”.

Su Borrometi - che ha sempre dichiarato di essersi ritrovato in una pozza di sangue a seguito dell’aggressione - non viene riscontrata alcuna ferita grave o tale da necessitare medicazioni o punti di sutura. E neppure ecchimosi per i calci e i pugni che ha dichiarato di avere subito da trattare: il medico riscontrava esclusivamente un “trauma facciale lieve” verosimilmente provocato dall’impatto del volto contro lo stipite della porta dove dice di essere caduto durante la colluttazione. Sta di fatto che, dopo le radiografie alla colonna lombosacrale, alla colonna toracica, alla spalla e/o toraco brachiale, le visite specialistiche ortopedica e generale effettuate al Pronto Soccorso di Modica e dalle quali non è rilevata alcuna “frattura in più punti” alla spalla destra ma, appunto e come detto, un trauma distorsivo e una contusione lombosacrale, viene dimesso alle ore 19:15 e 10 giorni di prognosi. Con la risonanza magnetica effettuata sempre all’Ospedale Maggiore di Modica il 30 aprile, due settimane dopo la presunta aggressione nella casa di campagna, emergerà una “evidente alterazione del segnale del cercine fibro-cartilagineo della galena” curata con tre cicli di sedute fisioterapiche e sedute laser per il recupero della funzionalità della spalla destra. Il 22 luglio 2014 la fisioterapista (e non un medico ortopedico o un medico legale) “apprezza il recupero per quasi l’80 per cento della mobilità della spalla destra, con una menomazione di circa il 20%”, una invalidità blanda con la quale convivono in prevalenza gli sportivi e chi pratica lavori usuranti. 

Per quanto riguarda invece l’ambito giudiziario, i riscontri dell’attività investigativa per risalire agli aggressori, sebbene non siano stati individuati, è stata “completa e accurata” per il GIP Claudio Maggioni e contrariamente alle montagne di falsità costruite soprattutto negli ultimi anni in spregio alla Squadra Mobile di Modica. La ricerca di testimoni che avessero assistito all’aggressione, l'esame delle riprese degli impianti di videosorveglianza nei pressi dell'abitazione del Borrometi e la disamina dei tabulati telefonici relativi al periodo in cui il giornalista riceveva le telefonate anonime e, in particolare, la telefonata minatoria in cui un ignoto interlocutore gli rivolgeva la domanda: "Chi cazzu fai?" in dialetto siciliano non sortirono alcun esito positivo. Dall'esame dei tabulati, tuttavia, emergeva che “nel giorno e negli orari indicati dal Borrometi (12 aprile 2014 alle ore 20.17, 20.21 e 20.22), le telefonate sono state effettuate dall'utenza di ‘omissis' residente a Vaprio D'Adda (VA), persona conosciuta dal Borrometi con cui lo stesso ha avuto sempre rapporti cordiali e che non si esprimerebbe comunque in dialetto siciliano stante la sua zona di provenienza”. In opposizione alla richiesta di archiviazione alla denuncia querela presentata dai legali di Paolo Borrometi veniva richiesto l’esame del DNA sulla sigaretta rinvenuta nel luogo dell’aggressione: “questo accertamento - scrive il GIP nel decreto di archiviazione - è irrilevante nel caso di specie in quanto manca un soggetto sospettato con il profilo genetico del quale andrebbe confrontato quello estraibile dalla saliva presente sulla sigaretta”. Il caso fu dunque archiviato...