Un regalo in cambio dell’ok alla richiesta di una pensione di invalidità. E’ questa l’ipotesi d’accusa in un processo che al Tribunale di Marsala vede imputate due donne: la dottoressa Antonietta Barresi, componente della commissione medica presso l’Inps per favorire il riconoscimento di una pensione di invalidità, e Zina Maria Biondo, figlia dell’uomo (Pietro Biondo) per il quale era stata chiesta la pensione.
Regalia: due preziosi vasi acquistati in una gioielleria di Gibellina.
I fatti contestati dall’accusa si sarebbero svolti a Castelvetrano nel marzo 2018. A difendere le due imputate sono gli avvocati Giuseppe Ferro jr e Giuseppe Parrinello.
L’indagine sulle false invalidità è un troncone dell’operazione “Artemisia” condotta dai carabinieri nel marzo 2019 e nasce dalle intercettazioni effettuate nell’inchiesta principale sulle “mazzette” e il voto di scambio in cui era coinvolto anche l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto. E proprio con l’accusa di aver rivelato a quest’ultimo di aver saputo da un carabiniere che era intercettato è finito sotto processo, per favoreggiamento, Arturo Corso. Alla prima udienza, però, la sua posizione è stata separata da quella di Barresi e Biondo, accusate solo per la presunta corruzione, e rinviata per competenza al giudice monocratico. Il processo, dunque, iniziato con tre imputati, seppure per fatti diversi, anche se emersi nell’ambito della stessa indagine, si spezza in due e proseguirà su binari separati.