Fabrizio Fonte, sindaco di Custonaci. Qual è il suo commento alla luce dell’operazione antimafia “Scialandro”?
La nostra città non sta passato delle belle giornate. Siamo un piccolo centro, ci conosciamo un po’ tutti. La sensazione non è di sorpresa ma di stordimento su ciò che abbiamo letto sulla stampa. Io e la mia comunità stiamo soffrendo per questa sovraesposizione mediatica non per motivi positivi. So che le indagini sono ancora in corso. Con voi è la prima volta che prendo parola in maniera pubblica. Prima ho preferito prendermi qualche ora per capirne di più. Ciò che mi sento di dire è che, per chi riveste un ruolo amministrativo ci deve essere un fattore etico e morale che prevale su tutto. Ci siamo ritrovati in piazza, insieme alla mia giunta e a tanti consiglieri comunali - questa nuova amministrazione comunale non è assolutamente coinvolta dall’operazione - e molta gente mi ha manifestato non soltanto la sofferenza per l’impatto mediatico che la città sta subendo, ma anche che in qualche maniera li tranquillizzasse il fatto che sono io il sindaco in questo momento, che su questo tema ho sempre avuto da tantissimi anni una posizione chiara e netta.
Sindaco Fonte, nell’ordinanza c’è anche lei, nel senso che, ad un certo punto gli esponenti della precedente amministrazione, insieme a qualche mafioso si lamentavano della sua attività giornalistica. Che effetto fa finire dentro queste pagine, ovviamente non come indagato, e scoprire che quella sua attività di opposizione politica e civile dava fastidio e aveva un riscontro nei dialoghi intercettati?
Ho detto poco fa che noi siamo storditi ma non sorpresi. Siamo consapevoli della società che ruota attorno a noi. Chi vive su una linea etica e morale alta, non può far finta di non sapere e di non conoscere. Erano figure che camminavano lungo le strade della nostra città e io vedevo che non c’erano sorrisi, anzi, tutt’altro. E’ chiaro che non mi aspettavo ne parlassero in termini di lamentele tra di loro. Un collega mi ha fatto presente: "vedi che ci sei anche tu". Tra l’altro, non riesco a collocare temporalmente questo 3 febbraio 2020 cosa possa essere accaduto, non conosco il contenuto delle intercettazioni, si comprende il tono di fastidio perché l’impegno di contrasto alla malavita criminale, legata a Cosa nostra, non soltanto custonacese ma anche sul territorio, io e tanti altri amici lo portiamo avanti da sempre. E’ evidente che davamo fastidio e ne sono felice. E ne sono ancora più felice oggi, da primo cittadino, di aver fatto lamentare queste losche figure, come il Costa, ad esempio, con quello che ha fatto nei confronti di un bambino. Io avevo detto in sede di insediamento, cosa che porterò avanti, noi come amministrazione celebriamo soltanto una iniziativa all’anno, che si svolgerà l’11 gennaio e che purtroppo è l’anniversario dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, proprio perché non vogliamo manifestare, ecco; è assurdo fare pubbliche manifestazioni e poi quando si è intercettati dire il contrario di quello che si fa. Quello che si pensa, evidentemente, è quando non si sa di essere intercettati. Queste allusioni di disapprovazione nei confronti delle figure straordinarie che volevano cambiare la nostra terra, come Falcone e Borsellino e che vengono vilipese attraverso queste definizioni emerse in seguito alle intercettazioni, ma anche la lapide in marmo di Caponnetto, che si sarebbe dovuto pagare lui stesso da defunto, lasciano il segno.
Sindaco Fonte, oltre a ricordare che Custonaci è stato uno dei luoghi di prigionia del piccolo Giuseppe Di Matteo, il suo riferimento era al ruolo di Giuseppe Costa e poi di Matteo Messina Denaro che finanziò la costruzione della prigione del piccolo, nella frazione di Purgatorio, bisogna riconoscere un ruolo a Giuseppe Bica che queste cose, con grande coraggio, le aveva già denunciate: le presenze scomode in consiglio e in Comune, gli atti che mandava in procura. Ci piace pensare che questa cosa di mandare gli atti in procura non è solo uno slogan ma ogni tanto serva.
Io credo che, al di là dell’azione meritoria che l’ingegnere Bica merita, lui, il gruppo consiliare del tempo e tutti coloro che gli siamo stati vicini, avevamo la percezione che qualcosa non andasse in questa città. Oggi da primo cittadino voglio esprimergli tutta la mia vicinanza, perché sono stati anni difficili per Bica. Ricordo che ci fu un sovvertimento del risultato elettorale con un ricorso al TAR e nonostante ciò lui non fece mai un passo indietro e, anzi, in consiglio comunale e altrove denunciò sempre queste presenze strane che, rileggendo l’ordinanza destano veramente impressione. C’è stata evidentemente una gestione dell’amministrazione comunale che va interpretata. Noi avevamo la percezione che non si operava nella normalità. Io me ne accorgo con i dipendenti comunali oggi che sono gli stessi dipendenti di allora, ma vedo la serenità e la tranquillità nei volti. Io sin dal primo giorno ho detto agli impiegati, ci dobbiamo muovere solo ed esclusivamente nel quadro normativo, non vi chiederò mai di fare qualcos’altro che la norma non prevede e l’ho voluto fare presente fin dall’inizio, con la mia giunta e i miei collaboratori, perché questo è il segnale che va dato. Tenteremo di amministrare nel quadro all’interno delle norme con la speranza poi di poter riuscire a fare una buona politica. Il segnale più inquietante è che c’è stata troppa vicinanza tra la politica e certi ambienti che, ripeto, erano molto conosciuti nel nostro territorio. Questi contatti con questi ambienti ci sono, e io da amministratore li ho respinti e informato l’autorità giudiziaria. La mia amministrazione, fin quando ci saremo, sarà impermeabile a questi tentativi. Io sono il sindaco più votato nella storia di questa città. Credo che i cittadini avevano la percezione, la consapevolezza di quello che era accaduto in quegli anni e hanno dato un segnale premiando me, non tanto per la mia persona ma perché eravamo l’alternativa ad un sistema particolare. I Custonacesi, la stragrande maggioranza, hanno sofferto e stanno soffrendo queste giornate, con la loro città che viene infangata a livello nazionale e mediatico per alcuni soggetti che, purtroppo, hanno sguazzato sempre e comunque in questi ambienti. Noi questi soggetti li conoscevamo, io ne ho sempre preso le distanze, altri, debbo dire, lo hanno fatto meno.
Sindaco Fonte, se oggi, nel 2023, nonostante tutte le operazioni di mafia che ci sono state, siamo qui a raccontare di questi gravi episodi e a ribadire che bisogna muoversi dentro un contesto normativo, perché oltre si chiama illegalità, vuol dire che c’è tanto da fare sulla cultura della legalità.
Io credo che non bisogna dare per scontato tante cose. Io quest’anno ho fatto un’altra mia scelta forte. Da vent’anni per una mia scelta personale vado ogni 19 luglio in Via D’Amelio. Quest’anno sono andato con la fascia tricolore per rappresentare quella comunità, in quel luogo e in quella manifestazione. Apparentemente potrebbe sembrare solo un momento di testimonianza, ma ripeto noi avevamo la percezione che c’era qualcosa che non quadrasse nel nostro Comune e quel giorno per me è stato molto emozionante, perché andavo da primo cittadino a rappresentare la stragrande maggioranza dei Custonacesi che in maniera del tutto onesta portano avanti la loro esistenza e quando è arrivata la notizia dell’operazione, ho riflettuto e ripensato a quei passi, fatti in quella via, dinanzi a quel palazzo, dinanzi a quell’ulivo, e a quei valori di Borsellino, figura a cui io sono particolarmente legato. Sicuramente i riferimenti di quella lamentela del mafioso locale erano scaturiti dal fatto che io spesso rivendicavo l’azione e ciò che diceva Borsellino. Il vero contrasto alla mafia non si fa in degli specifici momenti o nelle celebrazioni ma si fa quotidianamente con la propria vita personale. Forse per questo aspetto che noi eravamo presenti, a prescindere - ecco perché quel 20 febbraio non lo colloco a nessun evento particolare - vuol dire che a questo individuo ha dato fastidio, al di là dei contesti di testimonianza o celebrativi di un momento particolare.