Gentile direttore di Tp24,
la mia esperienza politica e amministrativa mi porta a dire che se c'è un errore da evitare nella vicenda giudiziaria che ha coinvolto l'onorevole Dario Safina è quello di cadere nella trappola dello sciacallaggio, dei garantisti ad intermittenza e dei giudizi sommari spesso indotti dal clamore mediatico. Su tutto ciò, ci sarà tempo per intervenire con le opportune iniziative.
Cosa, invece, assai preoccupante è il clima giustizialista che si respira a pieni polmoni rappresentando sempre più un problema serio e delicato che impone una profonda riflessione su ciò che sta accadendo nel circondario trapanese. Ecco perchè vale la pena sottolineare che la politica deve fare la sua parte e soprattutto non avere paura delle sue idee rispetto ai modelli di amministrazione della giustizia a cui stiamo assistendo. E non è certo un attacco alla magistratura mostrare sostanziali perplessità sulle accuse che vengono rivolte all'avvocato Safina.
Ognuno di noi ha una storia. Quella di Safina racconta ed ha raccontato il percorso umano e politico di un giovane professionista che si è messo a disposizione della sua parte politica e poi della sua comunità. Dati inconfutabili che vanno necessariamente riconosciuti.
La stessa indagine che lo chiama in causa lascia intravedere una volontà dichiarata di occuparsi – nel caso della sua funzione assessoriale svolta anni fa– della città di Trapani.
Nel corpo delle accuse che gli vengono contestate, spicca che la sua azione politica e di governo è stata improntata all'acquisizione di visibilità protesa al consenso elettorale. In altre parole, gli viene contestato il dovere di un eletto, a qualsiasi livello, di dimostrare con i fatti di essere al servizio della comunità. Ma che amministratore sarebbe colui che rinunciasse a curare e difendere gli interessi dell'istituzione di cui fa parte interpretando visibilmente il buon governo del fare nell'interesse della città amministrata? E ancora, è normale e doveroso onorare e rispettare il programma di governo proposto agli elettori?
L'ex assessore Safina l'ha fatto? Sembra proprio di si. Basta leggere il programma amministrativo del candidato sindaco Giacomo Tranchida per rilevare che tra i suoi punti fondamentali c'era e c'è il potenziamento e l'ammodernamento dell'illuminazione pubblica in un'ottica di risparmio energetico che significa meno costi per la pubblica amministrazione ma anche più sicurezza e più efficienza che richiamano il supremo interesse pubblico.
Pertanto Safina ha sicuramente contribuito a definire l'indirizzo politico e si è messo meritoriamente a lavoro. L'accusa sostiene turbando una gara, nella fattispecie un project financing. Ma non c'è amministratore e/o dirigente di settore che non sa che si tratta di un procedimento complesso gestito esclusivamente da chi detiene il potere tecnico-gestionale.
Ecco perchè i project financing, vanno esaminati con la dovuta attenzione perché sviluppano una serie di tecnicismi che all'occhio meno attento e poco allenato possono anche dare l'impressione di travalicare in vantaggi altrui, aprendo la strada a favoritismi, ma che invece fanno parte di un articolata dimensione burocratica e di normale fisionomia della finanza di progetto così come normata e regolata nel codice degli appalti.
L'ipotesi accusatoria di corruzione s'inserisce poi in una estensione concettuale del reato, perché da ciò che va emergendo l'onorevole Safina non ha e non poteva corrompere nessuno nè essere corrotto.
Una cosa invece è acclarata: ha ottenuto benefici per la città di Trapani.
C'è poi un altro elemento di valutazione. L'accusa sottolinea che ne avrebbe tratto, anni dopo, un vantaggio elettorale in termini di consenso. Un vantaggio personale? Safina faceva parte di un organo collegiale, la Giunta municipale di Trapani. Difficilmente avrebbe potuto, a distanza di anni, avvantaggiarsi in maniera esclusiva del lavoro svolto pur avendo gestito direttamente la vicenda del servizio di illuminazione pubblica, perché anche dal punto di vista mediatico e di visibilità è l'esecutivo nella sua interezza che viene interessato dall'eventuale risultato positivo di un'azione amministrativa. Basta leggere le cronache, basta fare un giro sui social e basta consultare i dati elettorali che riguardano anche l'on. Safina. Infatti è ragionevole pensare che è l'amministrazione che ottiene il risultato non certo il singolo assessore. Di conseguenza non ci può essere stata e, in genere, non c'è alcuna personalizzazione. Il rispetto nei confronti del lavoro della magistratura è fuori
discussione così come è legittimo politicamente interrogarsi su questa vicenda giudiziaria. Così com'è legittimo ritenere, perché fino a questo momento lo sottoscrive la sua storia politica e personale, che Dario Safina è una persona perbene, un onesto e stimato professionista che merita rispetto e considerazione per quello che ha fatto nel passato, recente o meno, e che sicuramente continuerà a fare da Deputato regionale nell'interesse del suo territorio e della Sicilia.
Camillo Oddo