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01/10/2024 08:00:00

Pirateria informatico-televisiva, tra i 48 indagati c'è un marsalese

 C’è anche un marsalese tra i 48 indagati dalla Procura di Catania sui flussi “illegali” delle Iptv e dei siti di live streaming delle più note piattaforme televisive. E’ il 38enne Antonio Parrinello, residente in una contrada sull’altopiano dell’entroterra lilibetano. A difenderlo è l’avvocato Vito Daniele Cimiotta.

L’operazione contro la pirateria televisiva, condotta dalla polizia e coordinata dalla Dda della Procura di Catania, scattò il 19 dicembre dello scorso anno. Adesso, l’ufficio inquirente ha notificato l’avviso conclusione indagini preliminari. Un atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Diversi i Centri operativi per la sicurezza cibernetica della Polizia Postale che sono stati impegnati in numerose perquisizioni e sequestri sull'intero territorio nazionale nei confronti dei presunti appartenenti a una associazione a delinquere transnazionale che avrebbe avuto profitti mensili per svariati milioni di euro. 

Le indagini, dirette dalla Procura distrettuale del capoluogo etneo, avviate dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania con il diretto coordinamento del Servizio polizia postale di Roma hanno permesso di delineare "l'esistenza di una associazione criminale organizzata in modo gerarchico secondo ruoli distinti e ben precisi e con promotori distribuiti sul territorio nazionale e all'estero, avente come finalità la costante distribuzione, a un elevatissimo numero di utenti, in ambito nazionale e internazionale, di palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi, di proprietà delle più note piattaforme televisive quali ad esempio Sky, Dazn, Mediaset, Amazon prime, Netflix, attraverso il sistema delle IPTV illegali, con profitti mensili per svariati milioni di euro".

Le presunte condotte illecite, sottolinea la Dda di Catania, sono state "consumate in un lungo arco temporale e sono state interrotte grazie all'operazione in corso". Per eludere le indagini, gli indagati, contesta la Procura, avrebbero "fatto uso di applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti
falsi" che sono stati utilizzati anche per l'intestazione di utenze telefoniche, di carte di credito, di abbonamenti televisivi e noleggio di server". Scoperta la presenza su varie piattaforme social di canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di flussi, pannelli e abbonamenti mensili per la visione illegale dei contenuti audiovisivi fruibili anche attraverso numerosi siti illegali di "live streaming".

Gli indagati sono residenti tra Catania, Messina, Siracusa, Cosenza, Alessandria, Napoli, Salerno, Reggio Emilia, Pisa, Lucca, Livorno, Bari e Marsala. A loro, la
Procura etnea contesta, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato, danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo a un sistema informatico, frode informatica.

L’indagine, che si è avvalsa dell'ausilio del personale dei Centri operativi sicurezza cibernetica di Reggio Calabria, Torino, Napoli, Bologna, Firenze, Roma e Bari, ha consentito di inibire il flusso illegale delle Iptv e dei siti di live streaming.