La riforma sull'autonomia differenziata, voluta dal Ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, non sembra riscuotere grande successo tra gli italiani: solo 3 su 10 si dichiarano favorevoli. Questo è quanto emerge dal sondaggio condotto da Euromedia Research e presentato da Alessandra Ghisleri. Ben il 25% degli intervistati ha preferito non esprimersi, mentre i più critici appartengono principalmente all'elettorato del Movimento 5 Stelle. Inoltre, il 31% degli intervistati ritiene che la legge rappresenti un rischio per la stabilità del governo.
Il 33,8% degli intervistati si dichiara favorevole alla riforma, che permetterebbe alle regioni di ottenere maggiore autonomia in una serie di materie oggetto di negoziazione. Tuttavia, dall'altra parte, un 41,2% si mostra "fortemente scettico", bocciando la riforma poiché ritiene che possa accentuare le disuguaglianze tra le diverse aree del Paese, in particolare per quanto riguarda i servizi e il benessere.
La riforma Calderoli è accolta positivamente soprattutto nel Nord Italia, mentre l'opposizione aumenta man mano che si scende verso il Centro e il Sud. Gli elettori più favorevoli alla riforma sono, prevedibilmente, i leghisti, con il 70,5% di sostegno. Anche tra gli elettori di Fratelli d'Italia (63%) e Forza Italia (62%) si registra una maggioranza favorevole. Sul fronte opposto, i partiti d'opposizione esprimono un netto dissenso: l'80% degli elettori del Movimento 5 Stelle e il 79,6% di quelli del Partito Democratico si oppongono alla riforma, così come il 72% degli elettori di Alleanza Verdi e Sinistra e il 60% di quelli di Azione.
I cittadini del Nord vedono nell'autonomia differenziata un'opportunità per migliorare la gestione delle risorse locali, i servizi e le tasse, mentre nel Centro Italia prevale l'idea che possa portare vantaggi fiscali. Al Sud, invece, c'è più scetticismo: molti temono che la riforma possa aumentare il carico di responsabilità sugli amministratori locali, con il rischio di accentuare le difficoltà esistenti. In particolare, la preoccupazione maggiore riguarda il settore della sanità, dove il Mezzogiorno già fatica a mantenere standard adeguati.
Si teme inoltre che la riforma possa destabilizzare il governo guidato da Giorgia Meloni. Il 19,8% degli elettori di Fratelli d'Italia, il 26,7% di quelli di Forza Italia e il 22,8% dei sostenitori della Lega esprimono questa preoccupazione. Tra i partiti d'opposizione, la preoccupazione è ancora più alta: il 53,1% degli elettori del PD e il 60% di quelli di Alleanza Verdi e Sinistra temono che la legge possa minare la tenuta dell'esecutivo.
Il Sud, oltre a essere più preoccupato per gli effetti della riforma, teme che la decentralizzazione possa portare a un aumento della burocrazia e a una gestione ancora più complicata dei servizi, in particolare nel settore sanitario, dove già oggi si registrano significative carenze.