Certi punteggi risultano più eloquenti di qualsiasi commento. Aver liquidato Pistoia con un altisonante 104 a 60, allargherebbe il sorriso anche ad un parco e misurato Repesa, a cui ho attribuito l’appellativo di Buster.
Tra le mie reminiscenze anche una commedia cui ho assistito dal titolo “Burbero ma buono”, in cui il personaggio principale si staglia moralmente sugli altri con la sua generosa benevolenza. Anche il tifo gli ha riconosciuto, con rumoroso affetto, il ruolo apicale rivestito nel sontuoso progetto che vede la città del pallone a spicchi in cima alla classifica.
Ed anche il “burbero”, ad un certo punto del match ha dovuto staccare le mani dalla guida della Ferrari (similitudine del Presidente, condivisibile solo in parte) per ringraziare, a mani giunte ed un inumidirsi degli occhi, un popolo che lo osannava, mettendo in seconda linea anche il finanziatore del progetto.
L’investitura popolare ha decretato che l’indiscusso leader della Pallacanestro è proprio questo gigantesco croato che, aldilà di ogni ragionevole confronto, ha oscurato la figura di un personaggio che, sceso a Trapani con un agreement di quasi totalità, ora si trova in un momento di difficoltà.
Ha inciso in questa parabola discendente un calcio che sta vivendo momenti di chiara difficoltà, rivoluzionato sulle guide tecniche, sul responsabile sportivo, sui giocatori, sulle filosofie operative e anche sui mantra presidenziali. “Io ci credo ancora alla B, voi no?”: sarebbe più corretto ed aderente alla realtà, affermare “Io credo nella salvezza, voi no?”, così saremmo più realisti del Re e forse con qualche spettatore in più sulle semivuote gradinate.
A volte ammettere i propri tormenti paga e mistificarli con appelli che non stanno né in cielo, né in terra indispettisce vieppiù. Ma occorre avere molta pazienza e, a quanto pare, gli aficionados del calcio dopo la vendita del capocannoniere Lescano e con la squadra a corto di attaccanti, sembra averne ben poca.
Ma ritorniamo alle note positive, quelle del basket, in cui si respira un’aria decisamente migliore. Il giudizio tecnico che si trae sopravanza di gran lunga qualsiasi altro dato. Ma non si tratta soltanto di un fatto estemporaneo quello, cioè, che nelle ultime 3 partite si sono subiti punti irrilevanti. È la filosofia difensiva che è radicalmente cambiata in cui zone press, difesa individuale e zona 2/3 vengono adottate sulla base, non della forza degli avversari, ma come mantra operativo. E siccome nel gioco offensivo non si accusano flessioni, anzi si sale addirittura sopra le medie dei punti segnati, il leitmotiv adottato è praticamente fuori discussione. Al tiro i soli Alibegovic, Galloway, Yeboah, e Petrucelli hanno licenza di “uccidere”. Gli altri, a cominciare da Robinson e soprattutto Notae sono costretti a mordere il freno ed accontentarsi di bottini irrisori rispetto alle abbuffate dei primi tempi. Ma anche le individualità più talentuose si devono adattare ai nuovi paradigmi, pena una lunga degenza in panchina. Ed ora che anche il funambolo di Covington (Notae)ha capito l’aria che tira, possiamo tranquillamente affermare che tutti si siano allineati.
L’altro dato inconfutabile, accennato poco sopra, riguarda il cambio della guardia, di chi sta al tavolo della consolle a premere i bottoni. Pur nel rispetto dei rispettivi ruoli, che dovrebbero risultare ben definiti nelle competenze e che l’anno passato erano in pieno controllo della Governance, ora si respira un’aria completamente diversa. La statura carismatica (ma anche fisica) di Repesa rende il roster impermeabile a qualsiasi interferenza, senza la necessità di chiudere a chiave gli spogliatoi. I raid e le intemerate presidenziali non sono ammessi: solo qualche visita di cortesia, con dolcini alle mani, viene consentita e con uno capo Squalo che accusa colpi a livello calcistico ed è tormentato da “ciò che poteva essere e non è stato”. Credo, a questo punto, che il silenzio sulle vicende del baloncesto sia il più appropriato. Come disse Dante “Un bel tacer non fu mai scritto” ed Antonini che è uomo di cultura, arricchitasi enormemente dopo l’ultimo quadro di Guttuso acquistato, saprà come comportarsi.
Saprà anche, come uomo di cultura, riconoscere che il processo di intronizzazione del “Buster” Repesa sia molto più avviato di quello messo in carta per la costruzione della Cittadella dello Sport, ben lungi dal divenire. E siccome è uomo di cultura, dovrebbe essere a conoscenza di quali siano i rituali d’incoronazione che sanciscono che un imperatore più carismatico si sostituisce ad un altro. Per cultura personale, mi rifaccio, più che all’ anacronistica intronizzazione occidentale a quella che tutt’ora vige, la giapponese. Durante la cerimonia ci si raccoglie per ringraziare per l’abbondante raccolto e si prega tutti insieme affinché la beneficiata si protragga il più a lungo possibile. Siccome amiamo più lo sport di colui che lo maneggia, non rimane altra scelta che pregare e sostare in trepida attesa degli eventi. E se il re è morto, esulteremo alla francese, con il rivoluzionario grido di “Vive le Roi”.
Il Sorcio Verde