Il ponte sullo Stretto di Messina torna sotto i riflettori, tra le preoccupazioni legate al rischio sismico e le dichiarazioni dei sostenitori che ne vedono un’opera cruciale per il futuro dell’Italia.
Dopo la nuova puntata di Report, la discussione si intensifica, mettendo in evidenza la complessità di un progetto che divide esperti, istituzioni e opinione pubblica. La realizzazione di un collegamento stabile tra Calabria e Sicilia rappresenta, infatti, un sogno di lungo corso che si scontra con le sfide tecniche e naturali di una delle aree più sismiche al mondo.
Il contesto sismico: una faglia attiva sotto esame
Il programma di Rai 3, coordinato da Sigfrido Ranucci, ha acceso i riflettori sul rischio sismico dell’area, descrivendo il progetto come una sfida unica in una delle zone più pericolose dal punto di vista geologico. Il ricordo del devastante terremoto del 1908, che causò oltre 80.000 vittime, alimenta il dibattito sull’opportunità di intraprendere una costruzione così ambiziosa. Carlo Tansi, ricercatore del CNR, ha sottolineato come i terreni dell’area siano composti principalmente da sabbie e argille, materiali altamente instabili che aumentano il rischio di liquefazione in caso di scosse telluriche significative. “Progettare un’opera di tale portata in questa zona significa confrontarsi con rischi sismici tra i più elevati al mondo”, ha dichiarato Tansi, ribadendo la necessità di ulteriori verifiche.
La questione della "faglia attiva" di Cannitello, che passa sotto il pilone calabrese, è stata uno dei punti più controversi affrontati durante la trasmissione. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), guidato da Carlo Doglioni, ha evidenziato come nell’area si siano verificati oltre 6.000 terremoti dal 1908 a oggi. Questo dato impressionante solleva dubbi sulla sicurezza del progetto, soprattutto considerando che alcune delle accelerazioni sismiche più recenti registrate in altre parti del mondo, come Turchia e Giappone, hanno superato i 2g. Gli esperti dell’Ingv suggeriscono che i valori di accelerazione sismica ipotizzati per il progetto, pari a 0,58g, potrebbero non essere adeguati, chiedendo di innalzare ulteriormente i coefficienti di sicurezza.
Le risposte di Webuild: sicurezza e innovazione al centro
Di fronte alle critiche, Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, ha difeso con fermezza il progetto, definendolo un’opera di straordinaria importanza per il futuro del Paese. Salini ha sottolineato come il ponte sia stato progettato con standard di sicurezza estremamente avanzati, basati su indagini geognostiche dettagliate e valori di accelerazione sismica superiori a quelli previsti dalle normative tecniche dell’area. “Non metteremmo mai in pericolo vite umane o la nostra reputazione. Abbiamo già realizzato opere complesse come il Ponte San Giorgio di Genova e il terzo ponte sul Bosforo, garantendo sempre i massimi livelli di sicurezza”, ha dichiarato l’amministratore.
In merito alla faglia di Cannitello, Salini ha chiarito che questa non è classificata come attiva o capace di generare terremoti significativi, come emerso dagli studi condotti in collaborazione con l’Università La Sapienza e due ricercatori dell’Ingv. Le conclusioni di questi studi indicano che, pur trovandosi in una zona ad alta sismicità, il progetto è stato concepito per resistere alle scosse più violente che potrebbero verificarsi. Inoltre, Salini ha rassicurato che l’altezza del ponte, pari a 72 metri, non rappresenterà un ostacolo al traffico navale, confutando altre critiche sollevate durante la trasmissione televisiva.
"Un’opportunità per l’Italia: competitività e sviluppo"
Oltre agli aspetti tecnici, Salini ha posto l’accento sul potenziale del ponte come volano per lo sviluppo economico dell’Italia. La sua costruzione, con un investimento stimato tra i 13 e i 14 miliardi di euro, rappresenterebbe una straordinaria opportunità per il Paese, generando migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti. Salini ha descritto il progetto come un simbolo di unificazione nazionale, sottolineando che più di 10.000 aziende italiane potrebbero essere coinvolte nella filiera produttiva, con ricadute economiche significative sia al Nord che al Sud. “Il ponte sullo Stretto sarà una delle opere più iconiche d’Europa, capace di rilanciare la competitività del Paese a livello internazionale”, ha affermato.
Il progetto non è concepito come un’iniziativa isolata, ma come parte di un piano infrastrutturale più ampio che include il potenziamento della rete ferroviaria e stradale nelle regioni del Mezzogiorno. Secondo Salini, la realizzazione del ponte rappresenta un tassello fondamentale di una strategia di modernizzazione, paragonabile all’impatto che l’Alta Velocità ha avuto nel ridefinire i collegamenti tra Nord e Sud Italia. L’obiettivo è creare un hub logistico strategico che posizioni l’Italia al centro delle rotte commerciali del Mediterraneo, migliorando la competitività del Paese a livello globale.
La realizzazione del Ponte sullo Stretto continua a essere un tema divisivo, in cui si intrecciano opinioni contrastanti su sicurezza, fattibilità e benefici economici. Se da un lato gli esperti sismologi invitano alla prudenza e chiedono ulteriori verifiche, dall’altro i sostenitori del progetto ne evidenziano le potenzialità come simbolo di progresso e modernità. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato che il progetto definitivo è “completo e dettagliato” sotto il profilo sismico, ma i dubbi sollevati dalla comunità scientifica richiedono risposte precise e trasparenti.
Nel frattempo, il confronto tra Report e Webuild si intensifica, con la società pronta a denunciare presunte falsità e a difendere il valore strategico dell’opera. Come sottolineato da Salini, “realizzare il Ponte significa aumentare la credibilità del Paese, trasformando la Sicilia in un hub logistico strategico per l’intero Mediterraneo”. Tuttavia, il cammino verso la realizzazione di questa opera epocale resta irto di sfide tecniche, economiche e politiche. Resta da vedere se l’ambizione di connettere la Sicilia al continente riuscirà a superare i numerosi ostacoli che ancora si frappongono alla sua realizzazione.