L’infarto del miocardio rappresenta la più comune causa di morte fra le patologie cardiovascolari.
Le coronarie, cioè le arterie che irrorano il muscolo cardiaco, si ammalano gradualmente negli anni, come conseguenza di vari fattori di rischio, con la formazione di placche che possono portare fino alla chiusura completa del vaso. E’ stato dimostrato che la terapia più efficace nella cura dell’infarto acuto così detto STEMI, è l’apertura della coronaria con “l’Angioplasica Primaria” (Angioplastica: procedura di dilatazione con un palloncino della coronaria ostruita) e l’eventuale posizionamento di uno “Stent” dove c’è l’occlusione (Stent: tubicino che viene posizionato all’interno del vaso dopo l’angioplastica, per cercare di tenerlo aperto nel tempo). Oltre ovviamente alla somministrazione di vari farmaci.
Naturalmente è necessario essere ricoverati in un reparto di cardiologia che abbia il servizio di Emodinamica, nel più breve tempo possibile. L’ideale sarebbe entro “un’ora” dall’inizio dei sintomi, ma questo è molto difficile. Andrebbe bene anche entro 90 minuti.
Il danno del muscolo cardiaco dovuto all’infarto, che può causare la morte immediata, lo scompenso cardiaco e altre complicanze, avviene infatti nelle prime ore dalla chiusura della coronaria.
Normalmente il ritardo per l’apertura della coronaria, è dovuto principalmente a tre motivazioni:
1) Ritardo decisionale del paziente nel sospettare che possa avere un infarto e nel chiamare il 112 per farsi accompagnare nell’ospedale più idoneo.
2) Ritardo nel trasporto presso l’ospedale che abbia la cardiologia con Emodinamica. In provincia di Trapani, il San Antonio Abate, tranne per coloro che abitano nella Valle del Belice, dove il centro più vicino con Emodinamica è l’ospedale di Sciacca .
3) Ritardo intra ospedaliero, cioè il tempo intercorso dall’arrivo al “pronto soccorso al lettino di Emodinamica”per fare “l’angioplastica primaria”. All’interno dell’ospedale di Trapani, il tempo è di pochi minuti. Da anni c’è un’organizzazione ben collaudata.
Il tempo maggiore, ancora oggi lo perde il paziente nel decidere cosa fare, di fronte a certi disturbi. Voglio ricordare che il sintomo più frequente che deve far pensare a un probabile infarto è il “Dolore Toracico Retrosternale”, che può essere oppressivo, urente e si può localizzare anche a livello epigastrico. Il dolore si può irradiare alle braccia, più frequentemente a quello sinistro, alle spalle, ai polsi, alla mandibola, alla schiena zona infrascapolare, a volte solo in queste sedi secondarie. (Può essere accompagnato da sudorazione, malessere, dispnea (mancanza di fiato), nausea, vomito, perdita di coscienza. Può durare da alcuni minuti a ore. Se si accusa una tale sintomatologia più o meno intensa, senza perdere tempo, in qualsiasi ora del giorno e della notte, ci si dovrebbe far accompagnare all’ospedale, meglio chiamando il 112. E’ sconsigliabile guidare la macchina per andare a casa, dal medico o in ospedale, troppi rischi per sé e per gli altri.
Alcuni pazienti possono avere un infarto con scarsi sintomi. Per quanto riguarda il tempo per il trasporto, anche questo non sempre è ottimale. Una volta arrivata l’ambulanza “medicalizzata” (sarebbe opportuno entro 10 m’ dalla chiamata) ed eseguito l’elettrocardiogramma, il medico, in funzione del referto, ha due scelte:
a) portare il paziente direttamente presso la cardiologia di Trapani, avvertendo il personale medico, bypassando i pronto soccorsi (di Marsala, Trapani o Alcamo) per non perdere tempo prezioso;
b) portare il paziente al pronto soccorso più vicino per un maggior approfondimento diagnostico.
Dal momento dell’esecuzione dell’ecg al momento dell’apertura della coronaria si dovrebbe impiegare intorno a 60 minuti, come il tempo dall’inizio dei sintomi alla refertazione dell’ecg dovrebbe essere intorno a 30 minuti. Tempi ottimali, per ottenere buoni risultati e ridurre al minimo il danno del muscolo cardiaco e le conseguenze dell’infarto. Purtroppo ancora oggi il tempo decisionale del paziente spesso è troppo lungo e quello del trasporto non sempre è ottimale, perché a volte l’ambulanza medicalizzata non è subito disponibile. Questi tempi si debbono e si possono ridurre, per abbassare ancora di più la mortalità e le complicanze. Per far questo è necessario avere una diffusa consapevolezza dell’importanza della tempistica. Bisognerebbe sensibilizzare tutti i cittadini, con reiterati incontri nelle scuole, con le varie associazioni , nei vari circoli , anche con lettere agli utenti, coinvolgendo tutti i mezzi di informazione, oltre che i medici di famiglia. Inoltre ognuno potrebbe contribuire invitando parenti, amici e conoscenti a tenersi informato su questi semplici consigli, che possono valere la vita di molte persone.
Dott. Alberto Di Girolamo