Si è tenuta ieri mattina a Palermo l’assemblea costituente de ‘La Sicilia che vorrei’ di Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord. Presente tutto il gota della politica siciliana, oltre 1300 persone in sala, e i deputati regionali di ScN Matteo Sciotto e Giuseppe Lombardo, Laura Castelli portavoce nazionale e il coordinatore regionale Danilo Lo Giudice.
Seduti in prima fila c’erano proprio tutti, la Dc con Carmelo Pace, capogruppo all’Ar, e con Stefano Cirillo, segretario regionale Dc; Fratelli d’Italia con il capogruppo ARS Giorgio Assenza, Noi Moderati con la deputata regionale Marianna Caronia, Marcello Caruso coordinatore regionale di Forza Italia, Nuccio Di Paola del M5S, Nino Germanà e Vincenzo Figuccia per la Lega, Nino Oddo per il PSI e poi ancora il sindaco di Partinico Pietro Rao dell’MPA.
Gli interventi
A chiedere a Cateno De Luca di schierarsi nel centrodestra sono un pò tutti i presenti. Marianna Caronia ha ripercorso le vecchie battaglie fatte insieme con l’attuale sindaco di Taormina: “Siamo sempre stati legati intestandoci battaglie sul tema delle politiche abitative, sul welfare e per la sburocratizzazione e il rilancio delle politiche occupazionali”.
Più cauto Carmelo Pace: “Mi auguro da parte di Sud chiama Nord un atteggiamento politico più vicino a quello del governo Schifani e del centrodestra. Auguro a Sud chiama Nord di vedere ‘la Sicilia che vorremmo tutti’. Una Sicilia dove le dighe non vengano svuotate ma costruite e dove non esistano cittadini di Serie A e di Serie B per quanto riguarda la sanità. Una Sicilia dove i direttori generali delle Asp non siano in quei posti perché hanno vinto alla lotteria né perché abbiano il dono dell’impunità. Una Sicilia dove si abbia il coraggio di realizzare i termovalorizzatori”. E’ Giorgio Assenza a richiamare la coerenza politica come valore: “Non mi è mai piaciuta la politica dei due forni. La coerenza in politica è assolutamente importante”.
Una accelerazione al tempo della scelta lo ha indicato Nuccio Di Paola del M5S: "Cateno sono qui per darti una scossa. Questo centrodestra da anni se ne frega anche dei bisogni dei siciliani nella sanità, limitandosi a scegliere soltanto i direttori generali. Scegliete se volete costruire insieme con noi l’alternativa o se volete precipitare nel governo Schifani. Abbiamo due anni e mezzo di tempo”.
Schifani bis
L’intervento di Marcello Caruso è stato chiaro, da una parte lancia la proposta a De Luca di unirsi al percorso politico di centrodestra, dall’altra parte non lascia dubbi: Renato Schifani sta lavorando bene, deve essere il candidato della coalizione del centrodestra nel 2027. Il coordinatore azzurro ha sottolineato come “Grazie alla guida del presidente Schifani siamo riusciti a imprimere un cambio di passo fondamentale per la nostra regione. Il risanamento dei conti pubblici, la crescita del Pil, l’avvio delle procedure per la realizzazione dei termovalorizzatori e il miglioramento del rating economico-finanziario sono segnali inequivocabili di una Sicilia che sta cambiando. È un lavoro importante, che deve continuare anche nella prossima legislatura con il presidente Schifani per essere completato e perché le riforme siano compiute. Non cerchiamo un semplice patto elettorale, ma di un patto con i siciliani per cambiare finalmente quest’Isola”.
Le conclusioni di De Luca
Non è più il segretario nazionale di Sud chiama Nord, è la prima cosa che ha annunciato presa la parola, togliendosi la cravatta arancione riconducibile al movimento, resterà però capogruppo all’ARS.
E’ un fiume in piena, ha raccontato il suo lungo incontro con il presidente della Regione ad ottobre, da lì l’avvicinamento. Ha poi chiarito: “Noi completiamo il nostro mandato all’opposizione, lo voglio dire una volta per tutte. Per collaborare non c’è bisogno di essere organici, quello che sarà possibile fare in questi 2 anni io lo farò. Non siamo una forza politica con un elettorato in provetta, deciderà l’elettorato cosa fare. Il progetto su cui voglio lavorare è “La Sicilia che vorrei”, parto dal presupposto che dobbiamo costruire una Sicilia guidata da donne e uomini che agiscano sempre alla luce del sole e che prendano ad esempio Don Pino Puglisi. Uomini e donne che non hanno bisogno di registratori nascosti (il riferimento è ad Ismaele La Vardera), una Sicilia dalle carte in regola come ci ha insegnato Pier Santi Mattarella. Voglio tornare al mio antico mestiere, quello di creare e costruire. Non sto costruendo una nuova casa ma una nuova cosa, che sarà presentata il 18 di marzo. Sarà qualcosa di meraviglioso e mi consentirà di portare in parlamento proposte di legge importanti”.
Si organizza l’opposizione
Venerdì pomeriggio, 7 febbraio, Italia Viva ha lanciato la campagna “Finì a Schifani”, un tour siciliano nelle 9 province. Obiettivo mostrare il fallimento del governo regionale. La proposta piuttosto chiara è quella di costruire una alternativa, Faraone ha sempre negato la sua diretta candidatura a presidente della Regione ma gli elementi e i passi ci sono tutti. Ha detto durante la conferenza: "Schifani non solo governa male ma commissaria, scaricando sulla burocrazia responsabilità che sono tutte politiche, non solo sue ma anche della sua maggioranza che lo sostiene. Questa consapevolezza la abbiamo tutti, innanzitutto all’interno della sua maggioranza, dove i due volponi, La Russa e Cardinale, stanno lavorando con i due discepoli, Galvagno e Tamajo, che poi sono i due che si apprestano a sostituire Schifani e tutto questo non emerge in uno scontro palese”.
A rispondere a Faraone la Lega: “Davide Faraone si crede l’oracolo di Delfi, non perde occasione per vaticinare chissà quale implosione del centrodestra e non smette di attaccare il presidente della Regione Renato Schifani su ogni cosa. Ma trascura di osservare la situazione in cui egli si trova. Lo abbiamo visto con manifesti e gigantografie proiettarsi verso il Comune di Palermo come candidato sindaco, salvo poi sparire improvvisamente. Ha fatto capolino anche per la candidatura a presidente della Sicilia. Poi lo abbiamo notato persino in accappatoio protestare sotto palazzo d’Orleans. Insomma, ogni tanto ci ricorda che anche lui è di questo pianeta. Faraone aspirerebbe a chissà quale ruolo prestigioso, ma di fatto è come Don Abbondio davanti al cardinale Borromeo: deve ammettere che non avendo coraggio non è facile che lo trovi in futuro”.