Un colpo durissimo a Cosa Nostra. L’operazione dei Carabinieri, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha portato all’arresto di 181 persone e ha visto impegnati oltre duemila militari in una delle più imponenti azioni contro la criminalità organizzata degli ultimi anni. Il blitz ha azzerato quattro mandamenti storici della mafia palermitana – Porta Nuova, Tommaso Natale-San Lorenzo, Santa Maria di Gesù e Bagheria – smantellando anche importanti cellule mafiose a Pagliarelli e alla Noce.
Una mafia che prova a riorganizzarsi
Negli ultimi anni Cosa Nostra ha cercato di ricostruire la propria cupola, mescolando vecchie tradizioni con nuove strategie, tra cui l'uso della tecnologia. I boss non si incontrano più nei tradizionali summit, ma usano chat criptate e videochiamate per comunicare, persino dal carcere, grazie a telefoni cellulari nascosti.
L’obiettivo era serrare i ranghi e riorganizzare la struttura mafiosa per “camminare e ingrandire”, come emerge dalle intercettazioni. Ma l’indagine dei Carabinieri ha intercettato e bloccato sul nascere questi tentativi, confermando che la criminalità organizzata è ancora in forte difficoltà nel ripristinare la sua rete di potere.
I boss arrestati
Tra i nomi chiave dell’inchiesta emergono: Tommaso Lo Presti, ritenuto uno degli esponenti di vertice della mafia palermitana; Stefano Comandè (Porta Nuova);
Francolino Spadaro (Kalsa); I fratelli Nunzio e Domenico Serio (San Lorenzo); Francesco Stagno (San Lorenzo); Guglielmo Rubino (Santa Maria di Gesù);
Gino Mineo e Giuseppe Di Fiore (Bagheria). Le indagini hanno documentato il tentativo di riformare una nuova cupola dopo gli arresti seguiti alle operazioni “Perseo” (2008) e “Cupola 2.0” (2018).
Lo statuto di Cosa Nostra e le nuove tecnologie
Un elemento chiave dell’indagine riguarda lo statuto di Cosa Nostra, un documento storico scritto dai “padri costituenti” della mafia, che i boss ancora oggi considerano un punto di riferimento. Tuttavia, per evitare di essere intercettati, i mafiosi hanno iniziato a sfruttare strumenti tecnologici avanzati.
Le comunicazioni non avvengono più in lussuose ville o su barche al largo di Palermo, come in passato, ma tramite chat criptate e telefoni cellulari di piccole dimensioni introdotti illegalmente in carcere. I boss comunicavano in videochiamata dai penitenziari, collegandosi a un telefono esterno, ribattezzato “citofono”, per partecipare alle riunioni della cosca.
Le intercettazioni hanno svelato che queste conversazioni servivano non solo per prendere decisioni strategiche, ma anche per organizzare pestaggi ed estorsioni in diretta. Un esempio è il caso dei Lo Presti, che hanno guidato a distanza l'aggressione a Giuseppe Santoro, stabilendo chi doveva partecipare e assistendo in tempo reale alla spedizione punitiva.
I boss smascherati in chat
Nonostante la prudenza, i mafiosi hanno commesso un errore cruciale che ha permesso agli investigatori di identificare i vertici della nuova cupola. Durante una conversazione del 6 febbraio 2024, il reggente di Tommaso Natale-San Lorenzo, Nunzio Serio, e Francesco Stagno hanno rivelato l’esistenza di una chat segreta.
Mentre discutevano di traffici di droga con il calabrese Emanuele Cosentino, si sono resi conto che alcuni utenti avevano lasciato improvvisamente la chat. “Tu sei uscito qua pure… guarda… gli utenti hanno lasciato la chat… ma che minchia dici”, si lamentava Serio, mentre tentava di ripristinare la connessione. Questo scambio ha permesso di identificare il gotha mafioso del momento, tra cui: Tommaso Lo Presti (mandamento di Porta Nuova); Guglielmo Rubino (Santa Maria di Gesù);
Cristian Cinà (Borgo Vecchio); Giuseppe Auteri, all’epoca latitante. Oltre a loro, nella chat erano presenti diversi boss ancora da identificare, noti con soprannomi come "Robert De Niro", "l’Uomo Ragno", "Gesù", "compà" e "Barba".
Un colpo durissimo per la mafia palermitana
L'operazione rappresenta un duro colpo per Cosa Nostra, che si conferma in difficoltà nel ricostruire il proprio assetto. Il modello della cupola mafiosa tradizionale sembra ormai superato, ma i boss cercano comunque nuove strategie per mantenere il controllo del territorio.