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23/05/2012 04:52:04

"Per vincere un appalto a Pantelleria bisognava dare il 3% al Sindaco Di Marzo"

 E’ questa la definizione che l’imprenditore “pentito” Ernesto Emmolo dà del Sindaco di Pantelleria, Alberto Di Marzo, arrestato ieri dai carabinieri con l’accusa, gravissima di corruzione.
Perchè Emmolo è un “pentito”? Perchè con Di Marzo negli anni della sua sindacatura (un lungo periodo, interrotto dal 2005 al 2010 dall’amministrazione di Salvatore Gino Gabriele) avevano creato un “tavolino” tutto loro, con poche, semplici, regole: per vincere un appalto del Comune - racconta Emmolo in uno dei lunghi verbali dei suoi interrogatori - bastava dare il 3% dell’importo della gara al Sindaco Di Marzo.
Sono decine gli episodi raccontati da Emmolo. “Li stiamo verifcando - dichiara il capitano dei carabinieri dell’isola, Giglio - per capire quali fatti sono prescritti, quali meritano un approfondimento giudiziario”. Prescritto, per esempio, è l’episodio di corruzione più importante che Emmolo ricorda: “Per aggiudicarci con la nostra impresa i lavori per la realizzazione dell’area industriale di Pantelleria, abbiamo dovuto pagare una tangente di 120 milioni di lire, a fronte di lavori per 3 miliardi”.

L’ultimo accordo tra Emmolo e Di Marzo risale al 2010. Di Marzo si candida alle elezioni per ridiventare Sindaco di Pantelleria, Ernesto Emmolo si impegna ad aiutarlo, ma ad una condizione. Ha un figlio da sistemare, Dario, ingegnere. Deve essere assunto al Comune.
Di Marzo si dice d’accordo, ma chiede in cambio a Emmolo 40.000 euro. 10.000 subito, non appena il Sindaco firmerà la determina di nomina di Emmolo jr, gli altri, quando Emmolo sarà messo in ruolo e “sistemato” una volta per tutte.

Una volta eletto Sindaco, Di Marzo cambia addirittura la pianta organica del Comune di Pantelleria pur di dare un incarico ad Emmolo. Scorpora l’ufficio acquedotto dall’ufficio tecnico. “Manca un funzionario” dice. Ed ecco la nomina di Emmolo.

La pistola fumante è la  determina sindacale n. 31 del 29/06/2010 con la quale il Comune di Pantelleria conferisce " all’Ing. Dario Emmolo al di fuori della dotazione organica,con contratto a tempo determinato,l’incarico di Funzionario Tecnico dell’area direttiva assegnato ai servizi tecnici comunali".

Il padre  paga al Sindaco per l'assunzione del figlio 10.000 euro e dei braccialetti e pendagli per la signora Di Marzo. Gli Emmolo infatti hanno anche un’avviata gioelleria ad Alcamo, e il Sindaco di Pantelleria lo sa. E ci tiene.

Non tutto fila per il verso giusto. Emmolo jr è infatti inadeguato al suo ruolo. Combina qualche pasticcio, e più di una volta il Sindaco deve intervenire per riprenderlo, “coprire” i suoi errori. Inoltre il rapporto non è idilliaco, non c’è accordo sulle priorità. Ad esempio, non c’è identità di vedute sulla gestione dei lavori di ristrutturazione del depuratore.

Finisce che ad Agosto Emmolo viene licenziato: se ne è andato in ferie senza dirlo prima. Una bazzecola, si capisce. Ma è il pretesto per farlo fuori.
Quando il padre lo sa, si arrabbia. Il Sindaco e l’imprenditore hanno un alterco vivace, e allora Emmolo dice a Di Marzo: “Ridammi i miei 10.000 euro”.
Già, perchè questa è la storia di una tangente unica nel suo genere, una tangente restituita.
Così i due si incontrano, in macchina, come gli amanti clandestini, e Di Marzo in una busta restituisce i soldi, 9000 euro, e si impegna a restituire i monili.
Una videocamera riprende tutto.
Non sa, Di Marzo, che c’è una videocamera che riprende tutto.
Non sa, Di Marzo, che Emmolo ha registrato da sempre ogni loro conversazione.
Non sa, infine, Di Marzo, che qualche giorno prima del loro incontro l’Emmolo furioso è andato dai carabinieri e ha detto: “Devo confessarvi una serie di reati”. Ha raccontato tutti gli episodi di corruzione che lo hanno visto protagonista con il Sindaco di Marzo. Solo una cosa ha chiesto ai Carabinieri e al Sostituto Procuratore Dino Petralia: “Lasciate fuori mio figlio. Lui non sa nulla”.