‘’La maestra mi ha baciato in bocca e mi ha accarezzato…’’. E’ quanto ha dichiarato, in sintesi, una ex allieva dell’Istituto Rubino, adesso 33enne, che in Tribunale è stata ascoltata nel processo per i presunti abusi sessuali che sarebbero stati commessi ai danni di una bambina tra le mura dell’Istituto Rubino. Alla sbarra degli imputati sono Giuseppa Signorelli, 50 anni, ex responsabile dell’unità assistenziale del Rubino, e il 48enne bidello Vincenzo Galfano. L’accusa è violenza sessuale continuata e di gruppo in danno di una minorenne. L’ex allieva ha detto di avere subito gli abusi quando aveva 12 anni, ma senza violenza ha aggiunto la teste. Per gli avvocati difensori Stefano Pellegrino e Roberta Piccione, però, il racconto della donna sarebbe confuso. Un’altra ex allieva, anche lei adesso ultratrentenne, ha invece affermato di non aver mai notato nulla di strano, bollando inoltre come inattendibile il coetaneo tunisino che lo scorso 5 febbraio, in aula, disse di aver avuto, una ventina di anni fa, incontri intimi con la Signorelli. Signorelli e Galfano furono posti agli arresti domiciliari il 3 ottobre 2012, per poi tornare in libertà ai primi dello scorso dicembre.
Rapina impropria, chiesti sei anni di carcere per Giuseppe Garau
Sei anni di carcere sono stati chiesti per il 52enne pregiudicato Giuseppe Garau, processato con rito abbreviato davanti al gup Francesco Parrinello con l’accusa di rapina impropria. Vittima un impiegato sordomuto delle Poste che, per paura di ritorsioni, cedette alla richiesta di ‘’prestiti’’ versando al Garau, secondo l’accusa, quasi 2500 euro. Il denaro sarebbe stato versato in otto soluzioni. Tra maggio e giugno 2013. Poi, il dipendente delle Poste decise di rivolgersi ai carabinieri e per Garau scattarono le manette. Per estorsione. Accusa poi trasformata in rapina impropria. Davanti al gup, la vittima ha già confermato le accuse. L’uomo ha spiegato come, dove e quando ha versato il denaro al pregiudicato. L’avvocato difensore Stefano Pellegrino sostiene, però, che ‘’non sono emerse minacce dirette, era infatti un amico comune ai due (un certo Bertolino, comunque non indagato, ndr) a dire all’impiegato delle Poste che il Garau aveva dei precedenti penali e che se non gli avesse dato il denaro chiesto, gli avrebbe anche potuto bruciare l’auto’’. Erano, insomma, ‘’minacce mediate’’. Il denaro, prosegue il legale, veniva chiesto ‘’a titolo di cortesia’’. Tra i precedenti penali del Garau, anche vecchi fatti di droga. Nel febbraio 2002, infatti, il pregiudicato fu condannato a un anno di carcere dal Tribunale di Marsala a conclusione del processo scaturito dall'operazione antidroga della polizia ‘’Party’’ (24 arresti per spaccio).