Non finiscono le polemiche al Tribunale di Marsala. Se prima i toni duri erano tra avvocati e cancellieri, adesso sono gli stessi avvocati a battibeccare tra loro. Dopo lo sciopero proclamato dieci giorni fa dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati, è stato un susseguirsi di note, replice e dissociazioni. Avvocati e cancellieri sono venuti allo scontro dopo lo sciopero e la nota di fuoco del Consiglio dell’Ordine in cui si parlava di
‘’frequente tensione tra avvocati e funzionari di cancelleria’’, alcuni dei quali si sarebbero mostrati ‘’poco rispettosi’’. Il Consiglio poi lamentava che gli avvocati ‘’sono generalmente mal sopportati’’ da chi opera nelle cancellerie. E in una nota inviata lo scorso 9 dicembre al presidente del Tribunale Gioacchino Natoli e al dirigente amministrativo Abrignani si parla addirittura di ‘’comportamenti costituenti fatti di reati’’, di avvocati ‘’offesi o ingiuriati’’. Alla nota del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, presieduto dall’avvocato Gianfranco Sarzana, avevano risposto i cancellieri, bollando le accuse fatte come “gratuite e ingiuriose”. Ma non finisce qui. Perchè tra gli avvocati marsalesi non tira un aria buona. A queste prese di posizione si era aggiunta anche quella del presidente della Camera penale di Marsala, l’avvocato Diego Tranchida, che escludeva comportamenti costituenti fatti di reato, e che inquadrava il malessere degli avvocati marsalesi nella ““crisi di crescita” del Tribunale stesso in seguito all’accorpamento necessitato delle sezioni distaccate e che, comunque, nel settore penale, il conseguente disagio è stato avvertito nella forma minore”. Lo sciopero dei giorni scorsi nasce proprio dai disagi provocati dall’accorpamento delle sedi distaccate di Mazara e Castelvetrano, che ha comportato l’aumento delle cause, la diminuzione del personale in rapporto ai processi (perchè molti funzionari di Castelvetrano e Mazara hanno scelto il trasferimento alla sede di Sciacca del Tribunale di Agrigento, e di conseguenza l’allungamento dei tempi nei procedimenti. Tutti disagi che hanno fatto innervosire cancellieri e avvocati. E in questi giorni i dissidi interni al Foro di Marsala sono aumentati. Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Marsala ha replicato alla nota di Diego Tranchida, sottolineando che lo sciopero dal 17 al 21 marzo è stato proclamato all’unanimità dall’assemblea del Ordine, e votato favorevolmente anche dai rappresentanti della Camera Penale presenti in assemblea. “Appare pertanto incomprensibile il tenore delle affermazioni del Presidente della Camera Penale, a fronte dell’intervento dallo stesso personalmente spiegato in sede assembleare”. Qella del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Marsala non è stata l’unica reazione alla nota dell’avvocato Tranchida. Due avvocati hanno annunciato le dimissioni dalla Camera penale presieduta da Tranchida. Sono la castelvetranese Matilde Mattozzi, componente del direttivo con delega ai rapporti con l’esterno e il marsalese Antonio Consentino, componente del Consiglio dell’Ordine. Entrambi riproverano a Tranchida di non aver concordato il documento diffuso a nome della Camera penale. “La presa di distanze dalla polemica innescatasi smentisce amaramente i numerosi interventi, anche di associati alla Camera penale, tutti precisi e circostanziati (in quanto riferiti a sgradevoli episodi specifici), succedutisi nell'ultima assemblea degli avvocati”, è il commento di Consentino, che precisa che il documento da cui Tranchida prende le distanze “è frutto di tutte le rimostranze della maggioranze degli avvocati”. E su quel passaggio incriminato della nota degli avvocati marsalesi è l’avvocato Mattozzi a raccontare di essere stata “destinataria, da parte di un addetto della cancelleria penale monocratico di un comportamento, potenzialmente integrante fattispecie di reato” per il quale afferma di aver presentato “esposto agli organi competenti”.
Insomma, tra gli avvocati non corre molto buon sangue. Un momento molto difficile al tribunale per i tagli e invidie reciproche hanno fatto uscire dissidi finora rimasti tra i corridoi del Palazzo di Giustizia.