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30/04/2014 06:25:00

Cie Milo, si dà in gestione. Cominciati lavori del centro per l'integrazione

Continua la travagliatissima gestione del Cie di Milo. Nei giorni scorsi la Prefettura di Trapani ha pubblicato l’avviso di gara per il centro per immigrati.
Il centro in questo momento è affidato provvisoriamente alla sezione provinciale della Croce rossa. La ditta o l’associazione che risulterà vincitrice gestirà il Cie di Milo per i prossimi tre anni. Intanto la Prefettura, per non ricorrere ad una affidamento diretto della gestione, dal 28 febbraio aveva disposto la chiusura del centro per permettere i lavori di ristrutturazione. Decisione poi rettificata vista l’emergenza accoglienza e quindi è stata decisa l’assegnazione diretta alla Croce rossa.
Il bando pubblicato dalla prefettura prevede una base d’asta di 40 euro a persona ospitata dentro il Cie che ha a disposizione 204 posti (al momento ospita una cinquantina di immigrati). L’importo è cambiato, quindi, rispetto ai 30 euro indicati dal Ministero qualche mese fa. Inoltre l’accordo di gestione stipulato due anni fa con il consorzio Oasi prevedeva un rimborso di 28 euro a persona. Il bando scadrà il 13 maggio. Non sarà facile gestire il Cie di Milo che negli ultimi anni è stato teatro di disordini e proteste, sia da parte dei profughi che del personale che vi lavorava. Intanto giovedì scorso, in piena serata, alcuni extracomunitari in segno di protesta hanno dato fuoco ad un paio di sacchetti della spazzatura. Le forze dell’ordine sono intervenute a spegnere il fuoco e a riportare l’ordine.
Se da un lato si sta cercando un gestore per il Cie di Milo in ristrutturazione, dall’altro sono partiti i lavori del Centro polifunzionale per l’integrazione dei migranti di contrada Cipponeri. Il progetto è finanziato dall’Unione europea e dal Ministero dell’interno. Costa 2,6 milioni di euro e, soprattutto, sorgerà su un terreno confiscato al boss Francesco Pace.
La ditta che svolgerà i lavori è la Catifra. I nomi dei titolari dell’azienda del Messinese sbucano però in alcune inchieste antimafia, come racconta Marco Bova su La Sicilia.

Il nome dell'azienda è l'acronimo di Calabrese Tindaro e Francesco, imprenditori originari di Barcellona Pozzo di Gotto che negli anni si sono imposti nel settore degli appalti a livello regionale. Tuttavia il nome della Catifra e dei Calabrese spicca all'interno di alcune inchieste antimafia poste in essere dalla magistratura messinese. Di loro ne parlano anche due collaboratori di giudizia, Carmelo Bisognano e Maurizio Marchetta, che prima di essere arrestato era il presidente del Consiglio comunale di Messina. Le dichiarazioni di Bisognano sono raccolte agli atti dell'operazione «Gotha 3». Nell'indagine la ditta Catifra non risulta indagata, ma il collaboratore di giustizia ne parla in merito a una gara d'appalto «pilotata». Il collaboratore Marchetta invece ha denunciato un gruppo di imprenditori - legati all'Ance di Messina - in grado di definire a tavolino l'aggiudicazione degli appalti e anche in base alle sue dichiarazioni è stato condannato Carlo Borrella, presidente dell'Ance di Messina.
«Posso sicuramente affermare - ha sostenuto Marchetta - che alcune delle imprese della provincia di Messina che fanno parte di questo cartello sono: la Catifra srl di Tindaro e Francesco Calabrese di Barcellona Pozzo di Gotto (seguono altre aziende) ».
Dalle parole di Marchetta emergono connessioni con il territorio trapanese.
«Calabrese - ha aggiunto Marchetta - aveva una cordata di imprenditori anche catanesi, trapanesi e agrigentini, in particolare di Favara e facendo turbative era in grado di aggiudicarsi un gran numero di appalti. Si diceva che Calabrese era colui che al cambio della legge regionale sugli appalti era riuscito a sperimentare il sistema matematico che permetteva di avvicinarsi all'aggiudicazione dell'appalto in maniera quasi scientifica».
In effetti l'azienda messinese di appalti in provincia di Trapani ne ha vinti parecchi e in vari Comuni, tra cui quello di Castelvetrano la cui amministrazione, lo scorso anno ha annullato l'aggiudicazione per la realizzazione di un Urban center per «situazioni di possibile condizionamento mafioso» sulla Catifra srl. Tra i vari lavori realizzati in provincia di Trapani in più di un occasione ci sono degli appalti vinti in associazione temporanea di impresa (Ati) con la società dei fratelli Davide e Nino Durante. Il primo è noto in provincia per avere ricoperto per alcuni anni il ruolo di presidente provinciale in Confindustria e recentemente è stato indagato dalla Procura di Marsala per evasione fiscale, mentre il secondo è stato diverse volte associato a fatti criminosi e attualmente è oggetto di approfondimento della magistratura in seguito alle dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, cugino del latitante Matteo Messina Denaro.
Poi c'è l'appalto per l'aggiudicazione dei lavori per il completamento del porto di Castellammare, del valore di oltre 7 milioni di euro. L'appalto fu vinto dalla Catifra srl in Ati con altre tre società tra cui la Cogeta di Trapani le cui quote societarie sono state oggetto di sequestro anticipato perchè ritenute nella disponibilità dell'imprenditore Vito Tarantolo, considerato vicino ai boss Pace e Messina Denaro.