Inviate le lettere di licenziamento ai dodici dipendenti del Ciem, l’ ente partecipato della Regione, in liquidazione dal 2009, che avrebbe dovuto occuparsi di promuovere la crescita dell’imprenditorialità. Da due anni erano pagati senza lavorare, in un ente senza una sede e che non svolgeva alcuna attività.
Sospesi da dicembre, e senza stipendio da allora, nelle scorse settimane i dipendenti avevano provato a evitare il licenziamento. In una lettera aperta parlano di una politica che «partorisce come unico riusltato in termini di riorganizzazione del settore partecipate il nostro licenziamento». «Poco importa – scrivono ancora – se tutti gli altri dipendenti delle società partecipate, compresi diversi nostri colleghi sono stati ricollocati e trasferiti».
Lo scioglimento del Ciem è andato avanti per anni, ma ha avuto un’accelerazione l’anno scorso, insieme ad altre società partecipate della Regione: Info Rac, Siace Spa, Sicilia Hydro Spa (l’unica praticamente chiusa), Sicilia e-innovazione, Terme di Sciacca e Terme di Acireale, Società Mediterranea, Cape Spa e Quarit.
Le società regionali sono ormai al collasso: contano oltre 7 mila dipendenti e hanno un costo da 300 milioni l’ anno.
Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Sicilia, ha lanciato un appello al presidente Crocetta «che aveva dato rassicurazioni sul fatto che le riforme non avrebbero intaccato nessun posto di lavoro. Non è pensabile che la Regione continui a ricercare professionisti esterni ai quali affidare attività che potrebbero essere svolte dal personale già esistente. Non si può creare nuova occupazione se il risvolto deve essere quello di aver aggiunto altri disoccupati alla, purtroppo, lunga lista esistente».