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03/02/2016 06:30:00

Castelvetrano, la vita dura della villa Falcone-Borsellino. Ecco com'è ridotta

 Si trova buttata tra i cespugli della villa Falcone-Borsellino.
E’ la tabella commemorativa in onore dei due magistrati, che è stata divelta ed abbandonata tra il verde dello stesso parco. Si trova lì, nello stesso posto da più di una settimana. Da prima del reintegro in Comune del consigliere fan dei Messina Denaro. Da prima dell’ordine di arresto nei confronti del super boss per le stragi di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita appunto Falcone e Borsellino.
Una tabella che, chiamandoli “eroi del nostro tempo” riporta anche una data sbagliata: 19 luglio 2002.
Paolo Borsellino sarebbe morto quindi 10 anni più tardi. Una svista. Può capitare.
Può capitare che dell’errore non si accorga nessuno, dal redattore del testo, allo stampatore, fino agli operai che hanno installato la tabella.
Una tabella che però è in piedi dal 2011, proprio all’ingresso della villa. E nel corso del tempo ha visto passare almeno due volte l’anno, sindaco, assessori e consiglieri a deporre i fiori sul rilievo in marmo tratto dalla storica foto in cui i due magistrati parlano sorridenti.
Anche loro, i politici, non si sono accorti di nulla. Può capitare. Eppure già nel 2011 qualcuno aveva fatto rilevare l’errore e il sindaco di allora Gianni Pompeo, che stava ormai per esaurire il suo mandato, aveva fatto sapere in un comunicato stampa che la tabella non era stata realizzata dall’amministrazione comunale, ma dagli operai del cantiere che avevano fatto la pavimentazione del parco e che sarebbe stata presto sistemata con le corrette indicazioni.

Col nuovo sindaco Felice Errante, tutto rimase uguale per anni. Fino ad arrivare ad una decina di giorni fa, quando palo e tabella finirono tra i cespugli.
Ma per carità, può capitare.
Magari si erano decisi a correggere la data e l’hanno adagiata temporaneamente dietro il verde. E forse parlarne potrebbe nuocere alla comunità: potrebbe passare il messaggio sbagliato che la città (e soprattutto la sua amministrazione comunale) sia indifferente ai simboli della legalità, sol perché Castelvetrano è la patria di Matteo Messina Denaro. Invece no, perché ormai il concetto imperativo comodo a tutti, è che la città gli ha dato soltanto i natali e che lui non fa più parte dell’anagrafe cittadina. A nessuno piace essere considerato mafioso, ecco perché la cantilena che sentiamo da anni sui 32 mila abitanti che la mattina vanno a lavorare (chi ha la fortuna di averlo un lavoro) funziona sempre, nonostante le decine di fiancheggiatori arrestati periodicamente.
Quindi, probabilmente, il motivo di quanto accaduto potrebbe essere soltanto la superficialità e l’abbandono in termini generali. Una sorta di sciatteria amministrativa, come la si può riscontrare anche in tante altre città del sud.
Non è che ce l’avessero con la tabella in particolare. Prova ne è un pericoloso “scheletro” di una vecchia panchina, ancorata al terreno in uno dei vialetti del parco. Anche questa segnalata nel 2011 e mai rimossa. E’ ancora lì, divorata dalle erbacce.

Il rilievo in marmo di Falcone e Borsellino intanto aspetta il nuovo mazzo di fiori, con le fotografie di rito da parte dei politici locali. Nell’opera marmorea Borsellino non sorride. Forse perché, oltre a quel cartello, ultimamente a Castelvetrano è finita alle ortiche anche la sua lezione del 1989 sull’equivoco di fondo della politica italiana quando, in una scuola superiore di Bassano del Grappa aveva detto con chiarezza che “I politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, cioè i consigli comunali, o quello che sia, dovevano già trarre le dovute conseguenze da queste vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato, ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica”. Era il 26 gennaio del 1989. Sono passati 27 anni esatti, ma di giudizi se ne sono tratti pochi anche a livello locale, visto il recente reintegro in consiglio comunale del consigliere fan dei Messina Denaro. Ed il perché ce lo spiega sempre Borsellino, nello stesso intervento: “Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza. Si dice: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto... ma dimmi un poco... tu non ne conosci gente disonesta che non è mai stata condannata perché non ci sono le prove per condannarla? C'è il forte sospetto che dovrebbe, quanto meno, indurre i partiti a fare grossa pulizia, a non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi e fatti inquientanti...".

Ma se il fatto inquietante non è reato, a Castelvetrano non si muove foglia.

 

Egidio Morici