Si spezza in due, davanti il gup di Palermo Walter Turturici, il procedimento penale scaturito dall’operazione antimafia “Ermes” del 3 agosto 2015. In quattro, infatti, hanno chiesto di essere giudicati con rito ordinario (e il 18 febbraio il gup deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio), mentre gli altri sette hanno chiesto il processo con rito abbreviato. A sostenere l’accusa sono i pm della Dda Paolo Guido e Carlo Marzella. Nell’operazione “Ermes” furono arrestati undici presunti favoreggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro. Le misure cautelari furono notificate ai capi del “mandamento” mafioso di Mazara e dei clan di Salemi, Santa Ninfa e Partanna. L’indagine si è concentrata sui “pizzini” del boss, che venivano smistati in due masserie nelle campagne di Mazara e Campobello di Mazara di proprietà di due allevatori: Vito Gondola, anziano “reggente” del mandamento mazarese, e Michele Terranova. Con loro, nell’operazione Ermes, sono stati arrestati anche Michele Gucciardi, ritenuto capo della “famiglia” di Salemi, Sergio Giglio, anch’egli salemitano, Giovanni Domenico Scimonelli, “uomo d’onore” di Partanna, Pietro e Vincenzo Giambalvo, della “famiglia” di Santa Ninfa, Ugo Di Leonardo, geometra in pensione, anche lui di Santa Ninfa, Giovanni Mattarella, commerciante, “uomo d’onore” di Mazara, genero di Gondola, Leonardo Agueci, ragioniere, di Gibellina, e il mazarese Giovanni Loretta. A chiedere il rito ordinario sono stati Di Leonardo, Giglio, Agueci e Mattarella. Per l’abbreviato le prossime udienze sono il 4 e il 18 marzo. Il gup, intanto, ha ammesso come parti civili i Comuni di Castelvetrano e Salemi, l’associazione antiracket “Paolo Borsellino onlus” di Marsala, l’Antiracket e Confindustria Trapani, l’Antiracket alcamese e il Centro studi “Pio La Torre”. Non ammesso, per un problema formale, il Comune di Santa Ninfa.