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01/04/2016 06:30:00

Salemi. Un piano di lottizzazione manda in tilt la maggioranza

Sembra quasi una disdetta. Dopo avere messo all’attivo due recenti importanti traguardi, uno personale, conseguendo la laurea, e l’altro istituzionale con la “conquista” della bandiera del Club dei Borghi più belli d’Italia, il giovane battagliero e ambizioso sindaco del Pd Domenico Venuti , forse per l’impietosa legge dantesca del contrappasso, ha dovuto ingoiare più di un boccone amaro, l’ultimo dei quali proprio all’indomani del Lunedì dell’Angelo.

Il primo glielo ha servito la Gemmo spa, la società che gestisce la pubblica illuminazione di Salemi. L’impresa, tanto cara all’ingegnere Vincenzo Ortega ai tempi dei Commissari, nemmeno per la kermesse di San Giuseppe era riuscita ad assicurare un servizio di buon livello, tanto da fare sbottare il primo cittadino su un social network “Adesso basta! Se la ditta Gemmo non è in grado di gestire l'impianto di illuminazione pubblica abbia il buon senso di dirlo ed essere conseguente o li accompagneremo alla porta. …Le abbiamo provate tutte, è finito il tempo del dialogo. Salemi ha progetti importanti che non possono essere ostacolati da tanta incompetenza e non siamo più disponibili a tollerarla!”.

Per il secondo ci hanno pensato gli stessi amici della maggioranza. Galeotto è stato un Piano di Lottizzazione. Presentato fin dal mese di febbraio da una ditta privata, tutto sembrava pronto per essere approvato dal Consiglio Comunale. Diversamente perché sarebbe stato messo all’ordine del giorno, peraltro molto esiguo di contenuti? Un Consiglio convocato di Giovedì Santo, quasi a volere marcare il carattere dell’urgenza del provvedimento, lasciava intendere che tutto sarebbe filato liscio come l’olio. Normale amministrazione.

L’ultimo step di un lungo e “faticoso” iter. E poi, con l’ampia maggioranza di cui dispone l’Amministrazione che problemi ci sono? L’approvazione dell’atto a spron battuto, sarebbe stato il minimo che si potesse ipotizzare.

Ma a Salemi, più che altrove in questa terra di Sicilia, non sempre quello che appare, è! Rendere più complicate le cose semplici è lo sport che si preferisce praticare.

E così può capitare, ad esempio, che un Consiglio Comunale venga convocato, ma ci si dimentica di “ avvisare” il Segretario Generale. Quisquilie, direbbe Totò. Tant’è che si rimedia iniziando con ritardo i lavori. Un’ora più, una meno, cosa volete che conti? Non prima però che il dottore Vito Bonanno consegni al Presidente del Consiglio Lorenzo Cascio, una nota dai toni alquanto piccati. Chissà che effetto avrà.

Dopo la discussione di alcune interrogazioni presentate dai consiglieri Fici, Daniela Saladino e Antonella Tantaro ( ne parleremo in un nostro prossimo servizio), arriva il momento clou della serata. L’approvazione di un piano di lottizzazione in contrada Vignagrande intestato alla ditta Ignazio Marchese, dovrebbe impegnare l’Assemblea per non più di una mezz’ora e poi tutti a casa. E invece, sono bastati alcuni legittimi chiarimenti richiesti da qualche consigliere per mandare tutto a carte quarantotto. Ne parliamo perché riteniamo l’episodio alquanto sintomatico. E che dà un quadro non molto esaltante dell’andazzo delle cose in Comune. Si ha come la sensazione che non ci sia una grande sintonia tra volontà politica e apparato burocratico, tra la Giunta e la presidenza del Consiglio e tra le varie anime della coalizione. Lo diciamo senza compiacimento. In queste condizioni i tantissimi problemi che attendono di essere affrontati e risolti rischiano di arenarsi in partenza con grave danno all’intera comunità. Molti sono gli obiettivi da raggiungere, soprattutto dopo la conquista della Bandiera dei Borghi più belli d’Italia. Ebbene, se si mostra affanno per l’approvazione di un semplice Piano di lottizzazione, è legittimo essere preoccupati per appuntamenti ben più importanti.

Punto uno. Della vicenda, tanto per cominciare, la cosa che più ha stupito è stata l’assenza di un tecnico che illustrasse il Piano ai Consiglieri. Tanto più che nessuno di costoro era stato messo nelle condizioni di visionarlo, dato i tempi ristretti tra la data della convocazione e quella della celebrazione del Consiglio. Per non parlare delle festività pasquali in corso.

Punto due. Come si fa a portare in Consiglio il Piano, se non viene accertato preventivamente che lo stesso non sia stato visionato e discusso dalla seconda Commissione, l’Urbanistica ( e poco conta se il suo parere è solo consultivo)? Ma come avrebbe potuto farlo il suo Presidente Vito Scalisi, se questo benedetto Piano è stato pubblicato all’Albo Pretorio, solo nella giornata di Venerdì Santo? Giorno di Passione, e non solo per il Cristo, a quanto pare. A meno che l’architetto Scalisi non avesse deciso di convocare la Commissione per il giorno della Resurrezione. Spirito di servizio quanto si vuole, ma ci sembrerebbe eccessivo, francamente!

Punto tre. La pubblicazione all’Albo Pretorio del Comune. Secondo la nuova normativa, questa deve avvenire nel momento in cui viene presentato presso gli uffici tecnici e restarvi per ben cinque anni. Cosa che è avvenuta , come detto sopra, soltanto tre giorni prima della celebrazione del Consiglio Comunale. Cosa, che secondo qualcuno, comunque avrebbe sanato l’incredibile ritardo originario, mentre per Roberto Benenati i dubbi sui termini della pubblicazione rimanevano invariati.

Punto quarto. Dubbi sulla natura del provvedimento sotto il profilo urbanistico. A chi ha posto chiarimenti in merito, non sarebbero stati dati chiarimenti e assicurazioni. Ciò ha provocato l’uscita dall’aula consiliare di diversi consiglieri tra cui Leonardo Bascone, Sergio Grimaldi, Nicola Bendici.

Punto quinto. Ritiro del controverso punto. Dopo una breve interruzione dei lavori consiliari, il suo presidente Lorenzo Cascio comunica inaspettatamente di ritirare la trattazione dell’argomento, rinviandone la discussione al prossimo Consiglio tra due settimane. E non si capisce il perché il rinvio sia stato addebitato al vice sindaco Leonardo Costa. Cosa categoricamente smentita. “ Non ho bloccato nulla e non ho chiesto io al Presidente di ritirare il punto”, ci ha laconicamente ma con fermezza dichiarato.

Ma l’irritazione dell’assessore Calogero Angelo per quanto accaduto è stata incontenibile, tanto da indurlo ad abbandonare il proscenio platealmente e con toni alquanto polemici contro il suo collega di giunta. Mentre la richiesta da parte del capogruppo del Pd Antonio Brunetta, che insisteva con una certa veemenza per la votazione e l’approvazione dell’atto, è rimasta solo nell’aria inascoltata.

Gioco delle parti? Scarsa capacità di gestione di un evento in assenza del Sindaco? Segni di malessere serpeggianti all’interno della coalizione? Apparato burocratico sclerotizzato? Quali di queste la causa vera di tanta lacerazione?

Sono, questi, alcuni inquietanti punti interrogativi a cui Domenico Venuti dovrà presto dare delle risposte nel suo, ma soprattutto nell’interesse della Città.

Franco Ciro Lo Re