Sono passati 40 anni dall’alluvione che il 5 novembre del 1976 segnò Trapani con 16 vittime che persero la vita travolti da acqua e fango. Come sempre per la punta occidentale della Sicilia anche quell’anno soffiò impetuoso il vento di scirocco ma quell’inizio di novembre fu caratterizzato da tempo instabile e il 5 novembre sin dal primo mattino un cielo carico di nuvole nere, fulmini e tuoni, iniziò a scaricare su Trapani una quantità d'acqua mai vista prima. Con le prime forti piogge iniziarono a scivolare sulla città enormi quantità di detriti, pietre e fango staccatisi da Erice che arrivarono fino alla centralissima Via Fardella, alla stazione ferroviaria per poi sfociare fino al porto. A prestare i primi soccorsi furono alcuni marinai imbarcati sulle navi in transito in città che cominciarono a spalare il fango dalle attività commerciali e dai pianterreni delle palazzine. Un terzo del territorio comunale rimase sconvolto, con la rete viaria bloccata, tantissimi terreni e scantinati di edifici sommersi, fognature intasate, rete idrica interrotta in più punti, e lo stesso ospedale Sant’Antonio inagibile.
Per molti trapanesi il ricordo di quel giorno e di quelli successivi è ancora vivo. Eccone alcuni. Giuseppe: “Mi ricordo perfettamente, avevo 14 anni. Per giorni le strade rimasero piene di fango e molte macchine, per mesi, all'interno, continuavano a puzzare di umido. Per diversi giorni non andammo a scuola e aiutammo a spalare. Non esisteva alcuna forma di protezione civile a parte i militari dell'esercito.
Importantissimo fu il ruolo delle radio locali, ricordo Radio Trapani Centrale, che in quella triste occasione trasmetteva in continuazione indirizzando anche i soccorsi e rassicurando la popolazione che non aveva notizie dei propri familiari”.
Paola: “Anch'io ricordo benissimo quella giornata, la via argenteria sembrava un fiume in piena e con l'acqua si vedevano passare a gran velocità le auto sballottate di qua e di là dalla corrente, e la gente che gridava per la disperazione. Vicino casa mia una signora fu travolta da un muro di casa ceduto sotto la forza dell'acqua, ed ogni qualvolta che inizia a piovere per un bel po’ mi ritorna in mente quella terribile esperienza”.
Maria Letizia: “Avevo 13 anni e ricordo una pioggia incessante e il livello dell'acqua che cresceva giù in fondo alle scale, io abitavo al secondo piano e ad un certo punto quando l'acqua arrivò ad un metro di altezza i nostri vicini del piano terra sono stati ospitati da noi e da quelli del primo piano...per noi ragazzi era quasi una festa ma si sentiva tutta la disperazione di quelli che abitavano al piano terra...avevano la casa sott'acqua. Le radio private appena arrivate ci davano conto di morti, dispersi e di un immane disastro tra la città e le frazioni e i comuni vicini”.
Sabato prossimo alle ore 18,00 all’apertura dell’anno pastorale presso la parrocchia “Maria Santissima Ausiliatrice” con la S. Messa presieduta dal vescovo Pietro Maria Fragnelli, con la benedizione di dipinto raffigurante Papa S. Giovanni Paolo II e S. Teresa di Calcutta, dell’artista Alberto Catalanotti, sarà l’occasione per ricordare l’alluvione a quarant’anni di distanza. Il quadro ricorda la storica visita a Trapani di papa Giovanni Paolo II l’otto maggio del 1993 e, attraverso i ricordi di mons. Antonino Adragna, il sostegno che madre Teresa di Calcutta, in quei giorni a Palermo, diede alla comunità della Cattedrale dopo l’alluvione.
“I giovani della Cattedrale spalavano il fango dalle strade e dalle case di questo nostro territorio. L’anno successivo, il 22 marzo 1977, mentre in Cattedrale si tenevano gli esercizi spirituali al popolo in preparazione della Pasqua, 41 famiglie senza casa occupavano “S. Lorenzo”. La prima cosa che dissero a me è stata: «Questa è la casa del Signore, da qui non ci possono mandare» - questo il racconto di mons. Adragna -. Queste famiglie erano state disastrate dall’alluvione e non avendo più un tetto dove ripararsi, occuparono, senza una assegnazione legittima, degli alloggi di edilizia popolare. Dopo questa azione forzata, iniziò una serie di contatti tra queste famiglie e le autorità competenti. Dopo circa tre mesi di proteste, minacce e future promesse di assegnazioni legittime, si arrivò all’ordinanza di sgombro per le 154 famiglie abusive: 113 trovarono una sistemazione a casa di parenti o risistemando le case sinistrate, ma 41 famiglie non avevano dove andare e dopo qualche giorno di manifestazioni dinanzi al Palazzo Municipale e alla Prefettura, occuparono la Cattedrale.
In quei giorni, giungeva a Palermo, Madre Teresa di Calcutta e con un gruppo da me guidato, siamo stati accolti da questa grande santa che ci disse: «Il povero è frutto della nostra incapacità di giustizia, perchè siamo avidi di potere e di ricchezza. Continuate a nutrirli e ad accoglierli ma nel frattempo che fate questo, cercate case per loro così risolverete il problema». Subito dopo l’incontro, ci siamo messi all’opera e abbiamo trovato case dell’EX-INCIS e case popolari abbandonate. Domenica 8 maggio 1977 le ultime famiglie lasciavano la Cattedrale. Erano passati 47 giorni".