Condannato (a otto mesi) per truffa in danno di una cliente, ma assolto da falso. E’ stata questa la sentenza emessa dal giudice monocratico Francesca Maniscalchi nel processo che vedeva alla sbarra il 51enne architetto petrosileno Giuseppe Indelicato.
Secondo l’accusa, il professionista (difeso dall’avvocato Ignazio Bilardello), incaricato da una donna di richiedere al Comune di Petrosino una licenza edilizia per la demolizione e ricostruzione di un’abitazione in via Gianinea, avrebbe fatto credere alla cliente, Giuseppina Giancontieri, di aver svolto il suo lavoro, facendosi consegnare 1700 euro come compenso. Alla cliente, poi, avrebbe consegnato anche un foglio con carta intestata del Comune relativo al “parere favorevole” dei tecnici dell’ufficio urbanistica. Con tanto di numero di protocollo (8266 del 4 luglio 2013), timbro del terzo settore del Comune e firma del dirigente (ing. Vincenzo Tumbarello). Si trattava, però, secondo l’accusa, di un falso. Per il giudice Maniscalchi, però, a confezionare il falso documento non è stato l’architetto Indelicato, anche se l’avrebbe utilizzato. La Giancontieri, impiegata di banca, scoprì che quel “parere favorevole” in realtà non esisteva quando, per ottenere un mutuo, chiese al Comune copia della concessione. Le fu risposto, infatti, che non era stata presentata alcuna istanza. I fatti sono dell’ottobre 2013. Nel processo si sono costituiti parte civile sia la cliente dell’architetto, che il Comune di Petrosino. A rappresentare la prima, alla quale Indelicato dovrà versare un risarcimento danni “provvisionale” (in attesa, cioè, della causa civile) di 3500 euro, immediatamente esecutivo, è stato l’avvocato Gaetano Di Bartolo, mentre legale del Comune (2 mila euro a titolo definitivo) è stato Valerio Vartolo. “Esprimo viva soddisfazione per la sentenza – dichiara Di Bartolo - che restituisce giustizia alla mia assistita, vittima di un raggiro, ad opera dell'imputato, a causa del quale, la mia cliente oltre al danno economico derivante dalle somme ingiustamente pagate all'imputato, ha dovuto sostenere costi e sobbarcarsi ad ulteriori sacrifici per coronare il desiderio di realizzare la propria casa di abitazione”. A svolgere l’indagine, coordinata dall’ex procuratore Alberto Di Pisa, fu la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura. E infatti, in aula, a spiegare l’indagine era stato il luogotenente Antonio Lubrano, all’epoca capo della sezione di pg delle Fiamme Gialle della Procura. L’investigatore, illustrando il suo lavoro, si soffermò, in particolare, sulle deposizioni raccolte dai testi ascoltati: i tecnici comunali Vito Laudicina e Vincenzo Tumbarello, nonché Melchiorre Giancontieri, padre della vittima della truffa.