Per la corruzione “non ci sono prove”. Come chiesto dallo stesso pm, il Tribunale di Marsala ha assolto, infatti, dall’accusa di corruzione tre tecnici pubblici funzionari e un imprenditore edile processati per presunte “mazzette”, da 1500 a 80 mila euro, che secondo l’iniziale imputazione erano state versate ai primi allo scopo di far redigere e approvare una perizia di variante, con conseguente notevole aumento del costo dell’opera, nei lavori di completamento del restauro dell’ex Collegio dei Gesuiti di Salemi.
Il 4 luglio, il pm Anna Sessa, aveva invocato l’assoluzione perché “nonostante gli appunti trovati a Russo e Vecchio, manca la prova della corruzione, non c’è la flagranza del reato”. Alla sbarra erano l’imprenditore edile catanese Sebastiano Fabio Vecchio, 44 anni, socio “di fatto” e collaboratore della “Ma.Ru. Costruzioni srl”, che comunque, come chiesto dal pm, è stato condannato per appropriazione indebita (un anno e 3 mesi di reclusione e 800 euro di multa), due funzionari del settore tecnico del Comune di Salemi, gli ingegneri Giuseppe Placenza, di 61 anni, e Vincenzo Leone, di 65, e il responsabile del settore tecnico provinciale del Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche Sicilia-Calabria, Maurizio Coroneo, di 64. Per Vecchio, il pm aveva chiesto otto mesi di reclusione e 600 euro di multa. Ciò sulla base della denuncia della curatela fallimentare della “Ma.Ru. Costruzioni”, dalle cui casse l’imprenditore catanese avrebbe sottratto circa 110 mila euro, a danno del socio e fondatore dell’impresa Maurizio Russo, di Taormina, che il 22 aprile 2011, a distanza di circa un mese dalla scomparsa, fu trovato impiccato ad un albero con un filo di ferro nelle campagne di Randazzo. L’imprenditore aveva 41 anni e nelle sue tasche fu trovata una lettera in cui spiegava che si era suicidato perché il socio l’aveva “truffato per 800 mila euro”. E’ da questo suicidio, spiegò il pm nel corso della requisitoria, che nasce l’indagine sfociata nel processo. Nella sua lettera d’addio, infatti, ha continuato il pm, Russo scrive: “Pagate tangenti a Salemi per la variante urbanistica”. Le prove, però, non sono state trovate e per questo sono state chieste e decretate le assoluzioni. “Anche se c’è stato qualcosa di anomalo nella gestione di questo appalto – ha detto il pm Sessa - e non sono giustificate alcune uscite di denaro”. Parti civili nel processo: la curatela fallimentare della “Ma.Ru. Costruzioni”, rappresentata dall’avvocato Ivana Milazzo, e il Comune di Salemi. Alla curatela fallimentare il Tribunale ha riconosciuto un risarcimento danni di 66.250 euro. Denaro che dovrà sborsare Sebastiano Vecchio. E per questo non ha nascosto la sua “soddisfazione” l’avvocato Ivana Milazzo. Secondo quanto ricostruito e inizialmente contestato dagli inquirenti, nel marzo 2011 Vecchio avrebbe dato una “mazzetta” di 1500 euro all’ingegnere Placenza, direttore dei lavori appaltati dal Comune, affinché questi redigesse una “perizia di variante e suppletiva” al progetto originariamente approvato “con un incremento del valore contrattuale dell’appalto di 364.072,22 euro”. Una variante che il tecnico comunale affermava essersi resa necessaria “a seguito dei rinvenimenti imprevisti o non prevedibili (rimozione e sostituzione integrale dell’intonaco dei prospetti del cortile principale, e sostituzione delle coperture delle ali 1 e 2 del Collegio)”. Ma da un’ordinanza sindacale del 22 aprile 2010, fa notare l’accusa, emerge che “non si trattava di rinvenimenti imprevisti o non prevedibili”. E questo perché, si legge ancora nel capo d’imputazione, “la sostituzione integrale dell’intonaco del cortile principale era già prevista in progetto” e le condizioni del tetto e del sottotetto “erano già note prima dell’inizio del cantiere e documentate da un repertorio fotografico allegato al progetto originario”. Una mazzetta di “almeno 10 mila euro”, poi, l’imprenditore avrebbe l’avrebbe consegnata all’ingegnere Leone, capo del settore Lavori pubblici e Rup, per l’approvazione della variante. Ma ben più consistente (per l’accusa “almeno 80 mila euro”) sarebbe stata la somma consegnata da Vecchio all’ingegnere Maurizio Coroneo per il definitivo “ok” alla variante.
Al di là degli appunti rinvenuti dagli inquirenti, però, del versamento delle “mazzette” non è stata trovata prova concreta.